Dal nord al sud della regione, banchetti e gazebo nelle principali piazze dei comuni per illustrare il Si al Referendum sul petrolio, del 17 aprile prossimo.  

Da sempre, abbiamo preso posizione chiarA e netta sul tipo di sviluppo energetico vogliamo dare alla nostra nazione: uno sviluppo equilibrato, che intanto passi attraverso la difesa dell’ambiente in cui viviamo.

Più importante di ogni altra considerazione.

L’aria e l’acqua non hanno prezzo.

Non vogliamo né possiamo sacrificare tutto e sempre sull’altare degli interessi delle compagnie petrolifere, con la scusa dell’interesse energetico nazionale.

Specie poi quando veniamo a sapere, notizia freschissima, che per risparmiare soldi sullo smaltimento,avvelenano il mondo circostante.

Un plauso da parte nostra alla magistratura per l’attenzione che pone a salvaguardia della salute delle persone.

Pertanto, maggiore mobilitazione incessante e senza sconti, da ora in poi.

Con l’invito alla mobilitazione dell’intera regione.

Nè può essere il tentativo maldestro da parte delle compagnie petrolifere di porre, davanti a gravi problemi causati dal selvaggio modo di estrarre idrocarburi, la presunta perdita di lavoro per operai e tecnici impegnati nel settore.

In modo scorretto, si tenta cioè di far passare i sostenitori dell’abrogazione della norma di legge oggetto della consultazione referendaria, come insensibili di fronte all’eventuale dramma occupazionale delle famiglie dei lavoratori.

Dicevano da nord a sud, in particolar modo nel metapontino, zona direttamente più interessata all’estrazione in mare, con banchetti e gazebo nelle città di Policoro, Nova Siri, Scanzano Jonico, Montalbano Jonico, con le popolazioni da sempre molto sensibili al tema della sicurezza della salute.

Con i gravi fatti accertati dalla magistratura inquirente, il referendum del 17 aprile si sposta ormai decisamente tra il diritto di un popolo di vivere in un ambiente sano, e quello degli interessi malsani, ovvero quelli di una cricca a delinquere di avvelenatori, composta da compagnie petrolifere e i responsabili regionali al controllo, che sono o incapaci o corrotti.

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