La partecipazione alla fiera biennale dell’Oil&Gas sarà un’importante occasione per rilanciare un messaggio che ci sta molto a cuore: il petrolio,
Insieme alle nostre aziende, quest’anno, saremo per la prima volta all’Offshore Mediterranean Conference di Ravenna. La partecipazione alla fiera biennale dell’Oil&Gas sarà un’importante occasione per rilanciare un messaggio che ci sta molto a cuore: il petrolio, nell’imprescindibile rispetto dell’ambiente e della salute umana, può e deve rappresentare un’opportunità per la nostra regione. Mai come in questo momento è necessario sgombrare il campo da analisi preconcette o peggio ancora strumentali. Miope è il punto di vista di chi ritiene che le estrazioni equivalgano ad un’automatica rinuncia alla tutela ambientale e quindi alla penalizzazione di altri settori economici strategici, come l’agricoltura o il turismo. La conferma più inequivocabile di questo arriva proprio dall’Emilia Romagna. Una regione che testimonia la possibilità di perfetta convivenza tra industria estrattiva, pesca e turismo. La costa adriatica è quellain cui contemporaneamente si sono sviluppate le estrazioni offshore, l’industria turistica tra le più importanti del paese, e una filiera agroalimentare e ittica di assoluta qualità. Dunque negli anni, un’industria ha aiutato l’altra.
Salute del territorio, del mare e delle persone e petrolio non sono inconciliabili. E’ chiaro che la loro coesistenza richiede l’opera di un sistema istituzionale preposto ai controlli autorevole e credibile che faccia da garante a che le attività estrattive si svolgano nel massimo rispetto dell’ambiente circostante e delle popolazioni che vivono nelle aree da esse interessate.
Non si può negare che lo sfruttamento delle risorse del sottosuolo abbia portato in Basilicata benefici concreti al territorio e a chi lo abita: non solo royalties versate a Regione e Comuni, ma anche occupazione (diretta e indiretta), stimolo alla nascita di nuove attività, anche in altri settori. Il territorio (Regione e i comuni interessati dalle estrazioni) ha ricevuto oltre 1 miliardo e 800 milioni circa di sole royalties dall’inizio delle estrazioni. Il Pil pro-capite, in Basilicata, è il più alto tra le regioni limitrofe e quello con il trend crescente più marcato. Dal 2005, il Pil lucano è infatti cresciuto, a fronte di una tendenza più stabile (quando non negativa) delle altre regioni del Sud. Certo le attese del territorio, soprattutto nel periodo di lunga crisi che il paese ha attraversato, sono state e rimangono superiori alle ricadute effettive, ma non è certo con l’opposizione preconcetta alle attività estrattive che esse possono trovare migliore soddisfazione. La crisi è stata dura e si è fatta sentire pesantemente anche in Basilicata, con una forte contrazione del mercato del lavoro. Va detto, però, che, in regione, il tasso di disoccupazione è molto inferiore rispetto al resto del Mezzogiorno, sia come peso percentuale, che come tendenza. La presenza di un introito significativo derivante dalle royalties per le casse delle istituzioni pubbliche locali contribuisce, inoltre, a ridurre la pressione fiscale. La Basilicata applica addizionali regionali inferiori a tutte le Regioni limitrofe. In generale, la regione avrebbe ampi spazi per incrementare la fiscalità locale, ma si può permettere di non farlo.
Il polo estrattivo ha contribuito anche a una più larga diffusione della cultura della sicurezza sul lavoro e della cultura d’impresa. A Ravenna, infatti, offriamo una vetrina ad aziende che da tempo hanno varcato i confini regionali e che si candidano a essere contractors nazionali e internazionali della filiera Oil&Gas. Le professionalità lucane hanno saputo cogliere le opportunità delle estrazioni in Basilicata. Anche l’attività turistica in Basilicata è aumentata significativamente negli ultimi anni. Nel 2015 la regione ha registrato un incremento di arrivi del 16,5%, contro il 3,3% di aumento a livello nazionale. A riprova che il petrolio non esclude la valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e ambientale. E’ evidente che i punti di debolezza della regione sono ancora tanti. Ma i numeri dimostrano che il sistema economico lucano tiene meglio delle altre regioni del Sud anche grazie alle estrazioni. Se non ci fosse stato il petrolio, probabilmente in questi anni le cose sarebbero andate molto diversamente. Allora il dilemma dovrebbe essere non “petrolio si-petrolio no”, ma come fare in modo che possano essere raggiunti i massimi benefici possibili, garantendo la massima tutela di salute e ambiente. La ricchezza del sottosuolo della Basilicata ha rappresentato e deve rappresentare un punto di forza e Confindustria Basilicata è pronta a fare la propria parte perché lo sfruttamento delle fonti fossili, insieme a quello delle rinnovabili, possa sostenere lo sviluppo dell’economia lucana e un’occupazione altamente qualificata per giovani lucani.
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