Questo incontro lo abbiamo voluto perché dinanzi al declino della città, alla mancanza di visioni e strategie, riteniamo sia giunto il momento,
alla luce delle nostre esperienze e del nostro impegno politico, di portare un nostro contributo di idee, riflessioni proposte per un rilancio della nostra comunità.
Questo contributo lo portiamo noi, in maniera trasversale, ognuno con le sue appartenenze politiche; noi che questa città l’abbiamo amministrata, noi che questa città la conosciamo e l’amiamo, noi che siamo stai messi alla gogna e calunniati per tre lunghi anni da quanti (tanti! ) hanno pensato di fare politica ed amministrare non già ripiegandosi nel duro lavoro della soluzione dei problemi di una realtà complessa come la nostra, bensì gettando fango e invettive contro chi aveva prima governato la città; e facendo ciò non solo hanno detto bugie e falsità, ma hanno anche messo in campo atti contro l’interesse pubblico, contro il bene di tutti. Dobbiamo comprendere che quando si ha a che fare con le Istituzioni non si è come nella propria casa , non si può pensare al proprio interesse, politico o di altro genere; le istituzioni vanno rispettate, se non si comprende questo, per la nostra città e per la nostra terra non cambierà mai nulla.
Per guardare avanti dobbiamo pertanto guardare bene a cosa è successo, a quello che si poteva fare e non si e fatto.
La vicenda trasporti è stata lo spettro agitato per poter arrivare addirittura a parlare di mafia, interessi, cattiva gestione, e per poter individuare comodi capri espiatori per il dissesto.
La recente sentenza della Corte dei Conti ha detto non solo che non vi erano imbrogli, ma ha anche detto che veniva garantito un servizio importante, che oggi la comunità patisce un costo sociale e che oggi nell’appalto del trasporto pubblico locale vi sono anomalie. Gravi irregolarità sono state peraltro evidenziate da più consiglieri comunali che hanno denunciato, tra le altre cose, la modifica degli atti di gara e del contratto di servizio a danno del comune.
Oggi si comprende meglio che quel dissesto fu una scelta ben precisa, terribile, contro la città, voluta pensando non al bene della comunità ma a presunti vantaggi politici.
Quel dissesto è avvenuto senza che in Consiglio Comunale si fosse mai discusso del Bilancio, cosa questa impropria, ingiustificabile.
Il dissesto fu deciso di fatto da una relazione tecnica redatta da un Commissario nominato dopo che i termini di approvazione erano scaduti per il Consiglio ( lo stesso Commissario è stato poi l’esperto che ha redatto la relazione sui trasporti per la procura della CDC, relazione clamorosamente smentita dai giudici della stessa Corte dei Conti ); tale relazione fu definita ascoltando una “strana” Unità di Progetto che rispondeva solo al Sindaco e al Segretario Comunale senza alcuna relazione con il Consiglio.
In quella relazione si diceva che non erano utilizzabili i 10mln€ della sentenza del CdS su Macchia Giocoli, vera moneta contante per qualsiasi amministrazione e tale considerata anche da un esperto quale era l’assessore Martoccia ( la cui rimozione mentre lavorava alla definizione del bilancio ,come da lei stesso affermato, resta ancora uno dei punti oscuri di questa consiliatura) ; da sottolineare che le somme di tale sentenza , che costò all’amministrazione precedente l’esborso della stessa cifra ( per fatti notoriamente molto antecedenti), molto misteriosamente ed inspiegabilmente non sono state incassate dal Comune contro ogni criterio di buona amministrazione .
In quella relazione si diceva che non erano inoltre utilizzabili nemmeno i 5 mln€ della vendita di alloggi di proprietà comunale, voce di bilancio regolarissima, come peraltro concordato con il Ministero per i pagamenti delle rate del vecchio dissesto; d’altronde lo stesso Commissario in ordine all’utilizzo delle entrate patrimoniali non parla di illegittimità ma di “difficile attuazione”, attuazione che ovviamente andava tempestivamente messa in campo e adeguatamente seguita ; tra l’altro le norme nazionali sul social housing consentivano anche prestiti del tesoriere garantiti dallo Stato con tassi di interessi minimi e rateizzazione ultra ventennale.
Già solo con queste risorse tutto sarebbe stato più semplice.
E, comunque, non si trovò nemmeno il modo di rendere disponibili quei pochi milioni di euro chiesti alla regione la quale, solo pochi mesi dopo, ne deliberò ben 32 di milioni di euro a favore dell’amministrazione comunale.
Come in tutti i comuni italiani occorreva chiudere l’anno orribilis degli enti locali con bilanci previsionali spostati al 30 settembre, caos nella finanza pubblica, ulteriori tagli nei trasferimenti statali ( 4 milioni di euro per il Comune di Potenza) per poi fruire con il 2015 di norme e benefici ampiamente annunciati, dai 30 anni per compensare i disavanzi, alle spese dei tribunali a carico del ministero della giustizia al 75% delle risorse Bucalossi da poter utilizzare per parte corrente; già solo con queste opportunità, il Comune di Potenza avrebbe recuperato 10 milioni di euro all’anno.
Sia quindi chiaro che si è fatto il dissesto perché il Consiglio Comunale, unico soggetto istituzionale deputato a farlo, non ha discusso di tutto ciò; venendo meno alle proprie responsabilità non ha voluto proporre, valutare, discutere di Bilancio, di come approvarlo, non ha voluto approfondirne le problematiche ed evitare, come sempre era stato fatto, avventure alla città. Vi erano tanti motivi e tante strade per evitare il dissesto; scientemente si scelse di non parlarne, si scelse di venire meno al proprio dovere.
Ed occorre sottolineare che ,nella sostanza, si è fatto il dissesto senza creditori e senza debiti fuori bilancio e stiamo ancora aspettando la quantificazione della massa attiva da parte della Commissione Straordinaria di Liquidazione.
E dovremmo ricordare anche come, nella foga degli attacchi e della falsa narrazione, si è preparata “l’aria” del dissesto attaccando duramente il bilancio 2012 che fu messo alla gogna; presso la Corte dei Conti invece di andare a spiegare atti e contestazioni, come fanno tutte le amministrazioni d’Italia, l’amministrazione De Luca andò a puntare il dito contro chi aveva amministrato prima e ad aggiungere fango, alimentando i titoli della stampa sulla cattiva gestione. Quel bilancio era regolare, come poi la stessa Amministrazione ha dovuto affermare e sottoscrivere in una nota alla Corte dei Conti.
Chi dunque ha determinato il dissesto? Chi ne è responsabile? A chi applicare la Severino?
Dieci anni prima avevamo una situazione veramente drammatica, con la tesoreria pignorata per 10mln€ e 140mln€ di debito, altro che dissesto. Iniziammo un duro lavoro di risanamento senza far mancare alla città visioni e servizi, probabilmente anche con inevitabili errori, ma dopo 4 anni erano appaltate già 50mln€ di opere, ultimati i primi 34 alloggi a Bucaletto, terminato il nodo ospedaliero; e di opere ne abbiamo poi realizzate per 200 mln€ senza alcun scandalo, in assoluta trasparenza.
A quel debito e alla rata mutuo di 12 mln€ pagata ogni anno si è poi sommato il pagamento di 28mln€ di debiti fuori bilancio, tutti ereditati, e 6 mln€ di transazioni per altre cause, tutte ereditate. Tutti soldi presi dalla spesa corrente, tutti soldi che avremmo potuto spendere per la città, liberi per asili, strade, illuminazione ecc…
Non abbiamo detto nulla, mai accusato alcuno, mai nemmeno ipotizzato un dissesto; né ricevemmo aiuti ( la Regione lo fece solo nel 2013 con 10mln€ messi a disposizione tenendo conto di tanti fattori e dei servizi offerti dalla città alla intera comunità regionale). Abbiamo lavorato, ridotto il debito, avviato il risanamento vero, emesso 80 mln€ di BOC, fatta una vera spending review; era un lavoro che andava completato, invece si è voluto fermarlo e riportare indietro la città.
Uno dei momenti più tristi della mia esperienza politica è stata la partecipazione ad un Consiglio Comunale aperto dopo l’approvazione del dissesto, con la presenza di parlamentari, membri del governo e Presidente della Regione per chiedere risorse e norme mirate. Udendo il dibattito scrissi questo appunto: “Quest’aula ha rinunciato ad avere storia, memoria, identità, orgoglio, qualità. Cade nella demagogia, nel vittimismo, nelle lamentele, nel ripiegamento consolatorio e ricerca delle responsabilità altrui. Questa città ha smesso di sognare il suo futuro perché ha smesso di pensare a se stessa, perché ha fatto prevalere gli interessi di parte, la conflittualità e l’accusa strumentale sul duro lavoro amministrativo di studio, analisi, valutazione, proposte”.
Ora però è giunto il momento di guardare avanti, guardare al futuro. Avevamo approvato in Consiglio, dopo un lungo lavoro di analisi e proposte venuto da un gruppo di lavoro di oltre 20 tecnici e dopo numerosi, lunghi e proficui incontri con commissioni consiliari, associazioni ed ordini professionali , una strategia di sviluppo che fu chiamata “Potenza2020”. Da quella visione, che guardava all’area metropolitana, fu stralciato il primo passo che fu il programma di utilizzo di fondi europei e di lì si parti per ogni ulteriore azione fino all’utilizzo dei fondi FSC ed ai bandi vinti per l’asse ferroviario metropolitano e con il Piano Nazionale Città. Quella visione, che si è voluta cancellare e disconoscere senza valutarla o adeguatamente modificarla, resta oggi un valido punto di partenza da implementare e rafforzare secondo le nuove esigenze.
Volendo fare, partendo proprio da quel contesto e dal mio ruolo di consigliere regionale, una dozzina di proposte su cui lavorare per un sistema urbano unitario, connesso, attrattivo e coeso, ritengo strategico operare da subito ( e tra le altre tante cose da farsi) per:
• Completare il progetto dell’accesso ovest alla città che oltre al nodo complesso ( destinato più al traffico ” interno”) prevedeva il tratto di strada di penetrazione Basentana- Dragonara per servire direttamente il polo regionale e i quartieri Nord della città. Tale tratto completa un grande anello viario e decongestiona Via del Gallitello e lo stesso nodo complesso oggi già sovraccarichi. Per tale strada furono messi a disposizione, d’intesa con il Comune, 14 mln € alla Provincia; occorre riprendere quel progetto e garantire la completa copertura finanziaria. Inoltre occorre realizzare i lavori, dopo quello di Via Angilla Vecchia, dei sottopassi di Via Roma e di Via Sicilia ereditati con finanziamento ed appalto ed incredibilmente fermi da due anni, con rischio di perdita delle risorse.
• Realizzare il raddoppio della galleria ferroviaria tra Potenza e Avigliano Scalo per poter attuare un autonomo servizio metropolitano delle FAL tra Avigliano – Avigliano Scalo ( dove intercettare flussi veicolari e ferroviari dal Vulture -Melfese e dal Bradano : Genzano- Cancellara- Oppido- Pietragalla) e l’area urbana di Potenza fino alla nuova stazione FAL di Gallitello ( dove intercettare i flussi veicolari e ferroviari in arrivo dalle aree in direzione Salerno -Val d’Agri e direzione Matera-Metaponto), con futura proiezione a Pignola. Trattasi di una proposta, già consegnata all’epoca e con previsione di spesa, al ministero della coesione e che, per il tratto citato, deve essere sollecitata nell’ambito dei lavori di adeguamento della linea Potenza- Foggia.
• Realizzare l’area di ammassamento regionale della Protezione Civile ai Piani del Mattino con realizzazione di una pista aeroportuale. Trattasi di un’opera di notevole importanza per la città, già inserita nel 2011 nella pianificazione Comunale e già valutata positivamente dalla Regione, fondamentale in presenza di disastri naturali ed emergenze di altro genere. L’opera consente inoltre di poter realizzare una pista di 700 metri, realmente realizzabile, utilissima per voli di piccoli aerei sia per le emergenze di protezione civile, sia per le esigenze del vicino Ospedale San Carlo, sia per usi privati.
• Garantire l’utilizzo libero delle scale mobili e ripristinare nel Centro Storico un’area pedonale. Come non comprendere che le scale mobili libere sono un bene per la città, che limitano drasticamente l’uso delle auto private e che rilanciano il Centro Storico? Nel 2013 e 2014 le scale strutture meccanizzate erano fruite per una media di oltre 15.000 passaggi al giorno, oggi siamo a molto meno della metà, la sola scala mobile di Santa Lucia che aveva 3.500 passaggi al giorno oggi ne ha meno di 500; ed evitiamo di parlare dello stato penoso in cui si trovano gli impianti, una situazione disdicevole come mai era accaduto.
Con tale scelta mi sembra poi inevitabile dover ridefinire il Piano del Trasporto Pubblico Locale per renderlo un reale servizio per la città tutta, un servizio oggi estremamente carente con un danno non compreso ai processi di crescita della nostra comunità.
• Riprendere il Piano Strutturale Metropolitano. Dieci Amministrazioni Comunali, dopo un approfondito studio dell’area e delle sue caratteristiche socio-economiche-strutturali, avevano già condiviso documenti, relazioni e schede operative. Occorre riprendere quel lavoro, la città di Potenza non può che crescere con il suo comprensorio e non può che con esso svolgere al meglio il suo ruolo di città capoluogo di regione. Ovviamente ciò presuppone anche la ripresa del Regolamento Urbanistico, che va aggiornato negli strumenti scaduti. Regolamento che resta un fiore all’occhiello per la città la quale resta uno dei pochi Comuni Lucani che se ne è dotato con tutti i vantaggi di una pianificazione avanzata ed ancorata ai criteri della perequazione urbanistica che ha garantito suoli gratis per la città pubblica e urbanizzazioni prima delle abitazioni ed a carico di chi costruisce, una rivoluzione che a Potenza è realtà dal 2010.
• Completare rapidamente i lavori di Palazzo D’Errico. L’attuale amministrazione li ha ereditati in avanzato stato di attuazione ed è sorprendente che siano ancora non ultimati. Palazzo d’Errico (per il quale si era definito una destinazione di centro culturale polifunzionale) con Palazzo Loffredo e il Teatro Stabile è destinato a completare una rete di contenitori culturali in grado di fare del Centro Storico un grande attrattore per una strategia culturale basata sui pilastri della identità e della permeabilità. In tale contesto furono realizzate le stagioni del ricordo della rivolta giacobina del 1799, del bicentenario, di Potenza capoluogo del Risorgimento, della Parata dei Turchi ( riconosciuta nel 2011 come Patrimonio Nazionale della Tradizione e poi attenzionata dall’Unesco per il riconoscimento di Patrimonio immateriale dell’umanità), delle proposte varie del Teatro Stabile, ed infine del progetto delle grandi mostre di arti figurative presso la Galleria Civica ( nata, come quella della Provincia, per offrire spazi che mancavano in città) con le quali la città balzò all’attenzione nazionale e offrì grandi occasioni di confronto per artisti e appassionati locali. Un grande progetto culturale oggi si impone ancor più alla luce delle opportunità offerte dalle sinergie che si possono realizzare con Matera 2019. In tale contesto la proposta di un Museo di Arte Sacra fatta dalla Curia presso i locali di Raffaele Acerenza rappresenta una proposta di notevole valore.
• Completare il progetto del Parco Fluviale ( altra opera ereditata e non completata) con il tratto lasciato già finanziato tra Ponte Musmeci ed area archeologica (emersa e recuperata nell’ambito dei lavori del nodo complesso) e poi prevedere la realizzazione dell’area verde attrezzata presso la Cip -Zoo ed il percorso verde sino al Pantano. Si realizza così un grande asse verde in grado di essere al servizio di tutta l’area metropolitana e della città, da completarsi poi con i tratti di linea verde urbana secondo un progetto già definito e in possesso della relativa Unità di direzione.
• Completare il Piano di Edilizia Sociale (era un Piano da 1000 alloggi di cui 650 erano stati già realizzati) utilizzando ( se ancora disponibili ) gli 8 mln€ lasciati dalla vecchia amministrazione per alloggi di edilizia popolare – incredibilmente ad oggi non utilizzati – e attuare il Piano Nazionale Città che prevede altri 280 alloggi ed altre opere a Bucaletto ( Parco, centro sociale, nuova viabilità e nuovo accesso alla Basentana), il tutto, anche in questo caso già lasciato approvato. A tutto ciò ovviamente aggiungere quanto previsto dal recente programma del Piano Periferie. Se si fa presto Bucaletto ( per noi sarebbe stato chiuso entro il 2019) sarà solo un ricordo per la nostra città.
• Sostenere le politiche sanitarie regionali per tutelare l’Azienda Ospedaliera San Carlo nel suo ruolo di DEA di secondo livello e luogo di eccellenza sanitaria regionale ed extra regionale. Oggi vive un momento di difficoltà per scelte programmatorie errate, occorre perciò uno sforzo per rilanciare la struttura e lavorare per affiancare al San Carlo la facoltà universitaria di Medicina. Occorre inoltre lavorare per rafforzare e meglio servire il polo di medicina territoriale (Madre Teresa di Calcutta).
• Sostenere la nostra Università sia con servizi diretti sia chiedendo adeguate politiche di sostegno nazionali e regionali. Occorre inoltre chiedere e sostenere uno sforzo in settori dove la nostra Unibas può essere sempre più una eccellenza, settori come quelli della ingegneria sismica, della difesa del suolo, degli studi storici del mezzogiorno. Una piccola Università ha bisogno di punti di eccellenza assoluta e riconosciuta per essere complessivamente attrattiva ed avere futuro. Abbiamo la fortuna, nei settori citati , di avere già realtà avanzate, vanno tutelate e rafforzate con adeguate azioni.
• Lavorare per avere a Potenza una Agenzia Nazionale ( e se fosse possibile Europea) dedicata agli studi e alle politiche per lo sviluppo rurale. La nostra in Europa è classificata come una Regione rurale con problemi di sviluppo; quale realtà più idonea per essere prescelta quale luogo dove ripiegarsi nelle analisi, studi, confronti, approfondimenti, proposte per lo sviluppo dei territori rurali ed interni in Italia ed Europa. Una scommessa da lanciare unitamente alla Regione che richiede convinzione e primi approcci per definire una proposta organica.
• Far sentire la voce ed il peso del Comune Capoluogo per il raddoppio della Potenza-Melfi -Candela, arteria strategica per il Centro – Nord della Regione e per tutto il Potentino, e far sentire voce e peso del comune capoluogo per l’alta velocità SA-PZ-TA, altra infrastruttura fondamentale per la città e tutta la regione
Ho potuto dire tutto ciò perché libero da ogni interesse e soprattutto, e lo dico a scanso di ogni possibile equivoco, perché totalmente disinteressato e lontano da ogni ipotesi di candidatura al Comune dove, però, va rimarcata una situazione politicamente inaccettabile.
E lo dico con riferimento in primis al mio partito, il PD, che continua a tollerare suoi consiglieri in maggioranza e in giunta che, senza alcun senso di appartenenza e amor politico, continuano a sostenere un’amministrazione estranea e lontana dal Partito Democratico (e soprattutto lontana ed estranea ai bisogni e alle richieste dei cittadini) e che continuano, altresì, a voler giudicare, senza alcuna cognizione di causa, un passato cui dovrebbero invece guardare con rispetto e con un pizzico di orgoglio soprattutto dopo le ultime vicende e in considerazione che nel passato ha operato non già l’amministrazione di Vito Santarsiero, bensì, l’amministrazione del Pd e del Centrosinistra.
Un invito finale a tutti noi, la città prima di tutto, a risorse, storia, identità, valori e uomini per una nuova grande stagione di rilancio politico, sociale, economico, amministrativo.
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