Il titolo nasce dallo slogan di cui si fa promotore il Comitato Civico “La difesa della buona fede quale principio di legalità per tutti” per far si che restino accesi i riflettori su una disavventura in cui centinaia di cittadini lucani si sono ritrovati coinvolti in modo del tutto casuale, solo per aver incontrato un amico che ha suggerito loro quella struttura oppure per essersi imbattuti in quella stessa attività che svolgeva un servizio utile per tutti gli appassionati di caccia o di tiro.
Questo è quanto stanno vivendo queste persone, persone comuni che hanno sempre rispettato la legge, hanno rispettato i canoni del vivere civile, hanno avuto sempre un atteggiamento di massima collaborazione con le istituzioni di ogni ordine e grado ed hanno sempre svolto il loro lavoro con onestà e dedizione e si ritrovano catapultati a vivere una situazione che ha cambiato radicalmente la loro vita e ha minato la loro integrità morale che resta, tuttavia, intatta nella loro coscienza a cui bisogna dar voce. Tutto ciò per il solo fatto di aver rinnovato o conseguito per la prima volta la licenza di porto d’armi per la caccia o per uso sportivo.
La presidente del neo Comitato civico, la dott.ssa Marica Aquino, vuole farsi portavoce di tutte queste persone affinchè le istituzioni e l’opinione pubblica, esercitando la loro funzione, li aiuti a uscire nel più breve tempo possibile da questo disagio sociale e civile che da troppo tempo pesa sulla loro quotidianità. I liberi cittadini hanno bisogno di credere e avere fiducia ancora nelle istituzioni e noi vogliamo alimentare tale “fiducia” perché questa parola non può svuotarsi del suo significato solo per colpa di chi l’ha tradita.
Si fa riferimento sempre allo stesso problema nato per aver usufruito del servizio svolto da una conosciuta armeria, sita nella cittadina di Pignola, la quale sbrigavano pratiche di licenze e rinnovo porto d’armi da piu’ di un decennio. Tutti coloro che frequentavano il negozio ne erano a conoscenza e facevano riferimento ad essi per ottenere le autorizzazioni rilasciate dall’organo competente e che ritiravano presso la stessa armeria.
E’ da luglio del 2019 che l’Ufficio Amministrativo della Questura di Potenza inizia a procedere la revocare delle licenze e il sequestro delle armi e munizioni a centinaia di persone, in quanto gli attestati rilasciati dall’armeria pignolese presentavano allegati certificati medici relativi considerati non idonei .
Magari si poteva trovare una via meno drastica ad esempio sospendere la licenza e far sottoporre ex novo gli interessati ad una visita medica con un medico “conforme”, in quanto tutti gli indagati asseriscono di non aver potuto fare le stesse perché il responsabile dell’agenzia (presso l’armeria) dispensava dal farle avvalendosi di una nuova normativa europea che sarebbe entrata a breve in vigore in base alla quale sarebbe bastato soltanto il certificato anamnestico rilasciato dal proprio medico curante, fornito peraltro dagli interessati. Si sarebbe cosi risparmiato loro di vivere questa disavventura e lo status di indagati” che ha praticamente posto gli stessi a vivere un regime sanzionatorio pari a quello di un comune delinquente. Sono persone che hanno esercitato da anni la loro passione venatoria o sportiva del tiro e non avrebbero certo messo a rischio questa loro passione rivolgendosi ad un agenzia se non ne erano certi della loro attendibilita’. Vivono la passione venatoria come senso del gruppo fanno parte di una stessa comunità in cui l’amicizia la fiducia ed il rispetto reciproco ha valore più di ogni altra cosa. Condividono giornate intere come facevano anche i loro padri riunendosi dopo una giornata di caccia a mangiare insieme raccontando ai giovani cos’è la caccia, come si pratica e quali sono le regole da rispettare. Una comunità che ha origini antichissime e che va tutelata e conservata come patrimonio cultura della nostra gente.
La presidentessa Marica Aquino vuole inoltre mettere l’accento sul ruolo che questa categoria di persone ha sul controllo faunistico del territorio; in quanto molti di loro hanno fatto un corso qualificato di Selecontrollore con rilascio di regolare attestato e di annesso tesserino dalla Regione Basilicata, che in tempi di emergenza “cinghiali”, il cui sovrannumero causa danni al nostro territorio e all’agricoltura lucana, non è certo aspetto poco conto. L’attività venatoria è,a tal proposito, importante e l’aver sottratto risorse per questa funzione è sicuramente rilevante . Sarebbe opportuno che anche le Associazioni di Caccia non si chiudano nel silenzio ma che facciano sentire la loro voce a favore di tali persone delle quali conoscono la loro integrità da anni in quanto fedeli tesserati.
Confidiamo che con l’aiuto dei media, ma anche di sindaci e del prefetto siano presi in considerazione tali riflessioni e tutti quegli aspetti che delineano il ruolo che queste persone hanno sulla nostra terra cosi bella e incontaminata.
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