La relazione presentata da Pittella al DEF Regionale, documento propedeutico alla manovra di Bilancio, al di la dei ritardi e delle mancanze contenute,
non ha aggiunto nulla a quanto da 3 anni il Presidente va dichiarando nelle sedi istituzionali ed in quelle di partito: noi stiamo cercando di cambiare la Basilicata pur dentro le tante difficoltà di bilancio dovute ai tagli dello Stato ed alla riduzione delle royalties.
Una relazione figlia di una rilettura asettica e per nulla politica rispetto a quanto accaduto in questi anni.
Manca nel documento e quindi nella relazione un’analisi puntuale sulla situazione socio economica della regione dentro il quadro nazionale, ma cosa più grave è l’assenza di analisi sugli effetti che un triennio di governo e utilizzazione di fondi comunitari, hanno determinato sugli indicatori sociali ed economici quali il tasso d’infrastrutturazione delle reti materiali ed immateriali, il tasso di attività e di occupazione/disoccupazione o ancora la capacità di spesa delle famiglie, come l’innalzamento della capacità competitiva del sistema dell’impresa. Insomma, è proprio il caso di dire che manca la visione della regione del futuro e la si è sostituita con la elencazione di numeri da una parte e con la frase vorremmo ma non possiamo per colpa di altri che pure si rivendica di essere amici e cioè il Governo Nazionale.
Una manovra di bilancio che ripropone l’impegno di risorse su programmi vecchi di 5 e in alcuni casi 10 anni da una parte e priva delle risorse necessarie per attuare il piano di forestazione, come pure garantire la totale assistenza ai disabili o ancora la necessaria formazione per i giovani nel mentre attiva risorse per costruire o recuperare caserme (mutuo e quindi indebitamento) sostituendosi allo stato.
Ci chiediamo che fine ha fatto il patto x il lavoro e lo sviluppo condiviso con le parti sociali di cui qualche rappresentante lo si è inglobato politicamente, mentre altri giustamente attendono risposte rispetto agli impegni assunti.
Questa era l’ultima finanziaria in cui si poteva, pur dentro un contesto difficile per responsabilità di un governo nazionale di cui il Presidente è uno strenuo sostenitore (vedi politica energetica e referendum trivelle) provare a mantenere una coerenza fra le cose che si sono dichiarate all’atto dell’insediamento e quelle fatto o da fare. Invece niente. Si è ulteriormente accentuato la prassi del vivere il quotidiano e fare normale amministrazione con punte di ulteriore utilizzo delle risorse pubbliche per costruire il consenso ed in alcuni casi legittimare la cattiva amministrazione come sta avvenendo con il contributo ai comuni in dissesto piuttosto che premiare quelli virtuosi.
In definitiva possiamo affermare che con questa finanziaria si chiude un ciclo in questa regione che sicuramente nessuno rimpiangerà. Un ciclo che all’annuncio di grandi riforme, a partire dalla governance per arrivare alla riduzione di enti e strutture, per non parlare della riorganizzazione della macchina regionale dando risposte a tutto il mondo del precariato, è seguito solo una politica di gestione e aggiustamento a volte riconducibili a vecchie pratiche clientelari che nulla hanno a che vedere con l’innovazione, il cambiamento ed il riformismo.
Giannino Romaniello consigliere Movimento democratici e progressisti.
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