Il crollo della produzione industriale e del Pil rischia di compromettere il tessuto produttivo della Basilicata. Falotico invita la Regione ad accelerare sui contratti di sviluppo per attrarre investimenti industriali di livello Fiat
“Ci siamo opposti alle manovre del governo Monti perché le ritenevamo recessive e i fatti purtroppo ci stanno dando ragione”. Lo afferma il segretario generale della Cisl Basilicata, Nino Falotico, commentando le ultime statistiche sulla produzione industriale e il prodotto interno lordo. “I numeri sono inequivocabili e non ammettono interpretazioni. L’effetto recessivo delle recenti e pesanti manovre correttive dei conti pubblici – spiega Falotico – sta andando oltre le più pessimistiche previsioni e di questo passo i sacrifici imposti ai lavoratori e ai pensionati rischiano di non essere sufficienti a mettere in equilibrio la finanza pubblica. Il crollo dei consumi, in particolare dei beni durevoli, ha raggiunto dimensioni che è eufemistico definire allarmante e nel giro di pochi mesi o addirittura settimane inizieremo a vedere gli effetti che la recessione provocherà sul lavoro e che ha nella ripresa della cassa integrazione un primo campanello di allarme. Qui il problema non è più la bassa crescita che non crea lavoro ma la crescita negativa che distrugge i posti di lavoro scampati al ciclo recessivo precedente”.
Per Falotico “la cura del governo Monti rischia di dissanguare il malato e se non si interviene con rapidità sulla crescita il 2012 sarà un vero e proprio salasso e l’economia italiana rischierà di avvitarsi in un circolo recessivo senza precedenti”. A preoccupare il segretario della Cisl lucana sono anche gli effetti della recessione sul debole sistema industriale lucano. “Se è vero che a livello nazionale la produzione industriale ha registrato un calo su base annua del 2,5 per cento – sostiene Falotico – è presumibile che il dato sia distribuito in modo disomogeneo sul territorio nazionale, con regioni che tengono e altre come la Basilicata che rischiano di andare alla deriva in assenza di misure anti-cicliche di politica industriale e di adeguate politiche di sostegno ai redditi più bassi. La base industriale lucana, già fortemente compromessa dalla fase di profonda ristrutturazione e deindustrializzazione che ha investito interi settori, dal mobile imbottivo al tessile, rischia di assottigliarsi ulteriormente e senza fabbriche non ci sarà ripresa”.
Da qui la richiesta pressante della Cisl di accelerare le misure per le attività produttive contenute nel patto per la crescita e il lavoro. “Si è fatto molto e in tempi ragionevoli. Misure come la semplificazione delle procedure amministrative o i bandi per il fondo di garanzia, il micro-credito e la banda larga sono positive, ma vanno integrate con altri interventi. Occorre mettere in campo al più presto i veri assi nella manica del piano, vale a dire il credito d’imposta per l’occupazione e gli investimenti, per il quale finalmente la Regione ha proposto la bozza del disciplinare di attuazione, e i contratti di sviluppo per attrarre nuovi investimenti industriali e nuova occupazione. La sfida è creare le condizioni di contesto, a partire da un abbattimento dei costi energetici, per portare in Basilicata i grandi player dell’industria nazionale e internazionale con il concorso finanziario del governo nazionale e della Banca europea per gli investimenti. Alla Basilicata – conclude Falotico – servono progetti ambiziosi e almeno 2-3 macro-investimenti nei settori di punta come le energie rinnovabili, la meccanica industriale e l’information technology per tornare a crescere ai ritmi degli anni ’90”.
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