Adesso tutti a dare addosso ai politici di professione, che hanno portato a farsi risarcire perfino 3 euro di caramelle acquistate all’autogrill e portate come “rimborso per attività politiche”. Attività politiche un par ……
di palle (mi si perdoni il linguaggio non preso esattamente dal Devoto – Oli).
Ci sono famiglie che annaspano come bagnanti che non sanno nuotare, caduti dalla nave in acqua alta. E la loro condizione difficile moltiplica la loro rabbia, la loro frustrazione, la loro delusione.
Molti di questi hanno anche messo la loro croce con una matita ben temperata sopra il nome di questi “uomini” nel privato della cabina elettorale e oggi, aprendo il giornale, hanno appreso che quello stesso nome compare insieme alla foto con l’accusa di peculato.
Alcuni di loro il significato di questa parola non lo conoscono nemmeno, ma intuiscono che non deve essere una cosa buona, avendo presumibilmente a che fare con il termine – più popolare – di ladrocinio. Cioè appropriarsi di qualcosa che non gli appartiene, secondo il più antico adagio: tutti i politici rubano. Nulla di nuovo, insomma.
E la rabbia è direttamente proporzionale alle condizioni di vita di chi apprende la notizia: più si vive nell’indigenza o nella difficoltà quotidiana, maggiore è il senso di collera.
E fin qui, tutto comprensibilmente, normalmente, tristemente umano.
Quello che però mi da più da pensare in questo momento è il furbetto che ha passato tutta la vita a coltivare un rapporto con uno di questi “potenti”, e che, bussa oggi, bussa domani, è riuscito ad assicurarsi un piccolo posto al sole.
Non ha fatto mai concorsi, non ha studiato (o se lo ha fatto, lo ha fatto poco), non si è preoccupato di migliorare la propria preparazione, la propria cultura personale, ha trascorso tutta la sua vita in maniera scientifica (ecco la sua grande abilità) a crearsi delle relazioni con potentati, perchè ha capito che sono quelle – e non il miglioramento della sua preparazione – a garantirsi un futuro sereno. È a questa sottospecie di uomo a cui penso in questi momenti.
Un uomo che, a seguito di questo terremoto politico che ha scosso la regione e che – guarda un pò – riguarda proprio il mammasantissima che lo ha sistemato – ovviamente in maniera precaria – in qualche ente a guadagnarsi uno stipendio che non merita, alle spalle di una generazione che invece si è fatta il culo (altra citazione da Devoto Oli) per andare a studiare fuori, per laurearsi, per superare dei corsi di perfezionamento, ha fatto decine di colloqui senza speranza dai quali è stato accomiatato con la più classiche delle prese in giro: “Le faremo sapere”, ma non ha mai più saputo nulla, persone insomma che non hanno avuto la sua furbizia, la sua scaltrezza.
Eccolo lì, uomo insulso e privo di scrupoli, ecco che si guarda intorno, per la prima volta con lo sguardo smarrito e senza più quella spavalderia che ha indossato per tutto questo tempo, quando compiativa i suoi coetanei che si facevano il mazzo, con sguardo di superiorità, pensando: “questi, di come va il mondo, non hanno capito una mazza”. Lui sì che lo ha capito invece.
Cosa succederà a questa sottospecie di uomini in questi momenti?
Quali pensieri di inutilità e di smarrimento albergheranno nelle loro povere menti, adesso che si trovano improvvisamente, come topi dentro la stiva della nave che sta affondando, come reagiranno all’imminente naufragio, privi come saranno, da questo momento in poi, della protezione di chi li ha messi su un piedistallo chiamato sicurezza?
Come si rapporteranno, esseri oziosi e indolenti, alle sfide del mondo contemporaneo, alle nuove esigenze di efficienza che tra poco busseranno alla loro porta e chiederanno loro quali credenziali di accesso abbiano per rimanere ancorati dentro la bambagia che li ha avvolti per tutto questo tempo?
Mi fanno pena ancora di più di quelli che, guaagnando già cifre impossibili perfino da ipotizzare, hanno bisogno di contraffare una fattura di pochi euro immettendo un numero davanti e gonfiando così per 10, 100 volte il rimborso di una cena.
Una questione di una pena sconfinata.
I primi e i secondi – non si tratta stavolta di portate al ristorante, ma di due diverse categorie che chiamare uomini vorrebbe fargli un complimento – dovranno essere estromessi da qualunque possibilità di riciclarsi in futuro sotto altri incarichi, in altre forme.
Che la società non ne abbia più alcuna pietà.
dino de angelis
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