Una città che non parla. O che parla poco. Succede che portano via i maggiori uffici dal centro storico, lo spogliano come l’autunno fa con gli alberi, lo privano di ogni funzione e lo retrocedono da quartiere salotto ad area di parcheggio selvaggio. Poi succede che, dopo averlo defraudato di ogni funzione, lo chiudono anche al traffico.
E non per qualche ora o in via sperimentale, lo chiudono per tutto il giorno.
Fine delle trasmissioni. Al centro, o meglio a quel che ne rimane, si accede o con mezzi pubblici o niente. E per quei temerari che osano accettare la sfida del parcheggio che non c’è, si incappa anche nella mannaia del pagamento di 2 euro all’ora.
Nemmeno fossimo in una parallela di Piazza della Signoria.
Ma nessuno si oppone, nessuno parla, nessuno muove un dito in difesa della qualità e delle funzioni che tutti i centri storici dovrebbero avere.
Qui non si è ancora compresa quale possa essere la risposta alla domanda: “cosa devo andare a fare al centro che non posso fare in qualsiasi altra parte della città”?
Ma questa risposta sembra non interessare nessuno.
E così pochi domandano, ma nessuno risponde.
Parlano solo i commercianti disperati dal drammatico calo delle presenze, parlano pochi residenti che hanno mille difficoltà a tornare a casa e trovare un parcheggio, e parlano sparuti cittadini di buon senso che riescono a mantenere gli occhi aperti e a vedere con chiarezza le inconsistenze e le palesi disorganizzazioni che la città presenta.
È per lo più gente di una cultura medio-alta, professionisti o agenti di commercio che viaggiano con frequenza, visitano per vacanza o per lavoro altre città, ed è lì che scatta, istintivamente, il confronto.
Un confronto impari per la nostra città.
Parlano pochi, ma tutti sanno, vedono, capiscono, ma non si pronunciano.
Come mai?
Le associazioni di categoria sono altrettanto silenti, impassibili, lontane dall’affrontare i problemi.
I sindacati che difendono il diritto al lavoro, sembrano ignorare, anch’essi, colpevolmente, la situazione drammatica che si sta profilandoall’orizzonte.
Eppure dovrebbero difendere le sorti di categorie oggi in uno stato che sfiora la disperazione. Niente.
In altra sede, questo comitato, costituitosi spontaneamente per raccogliere le proteste di chi non trovava altra sponda all’interno delle sedi istituzionali, fece una domanda che ancora oggi non trova una risposta:
ma questa città, la sua gente, la sua storia, le sue tradizioni, la sua vivibilità, la sua qualità della vita, da chi sono rappresentati?
Non si è ancora compreso.
La cosa più strana è che non si pronunciano nemmeno molti dei partiti che dovrebbero occuparsi del bene di tutti, del buon funzionamento della cosa pubblica.
In fondo la politica dovrebbe esercitare principalmente questa funzione.
Il partito di maggioranza cittadina, ad esempio, cosa sta pensando da un mese a questa parte?
Chiusi nelle loro segreterie, allorché esaminano la situazione della città, della sua sfera economica, dello stato comatoso in cui versa la maggior parte delle attività , dell’enorme bomba che sta per cadere sull’area centrale, finendola di affossare in via definitiva, a tale proposito che riflessioni fanno?
Quale è il piano di sviluppo anticrisi che il partito di maggioranza relativa mette a disposizione della cittadinanza per aiutarla ad uscire dalla crisi inarrestabile che attraversa da tempo?
Cosa sta facendo per evitare il tracollo che presto, molto presto, subiranno irreversibilmente molte attività commerciali, che inizieranno con il licenziare parte del proprio personale, contribuendo ad ispessire le fila della disoccupazione?
Nessuna risposta.
Quegli stessi cittadini che vivono il centro storico, da residenti o da visitatori, coloro che vedono altre città e fanno confronti con la nostra, si fanno le stesse domande.
Quelle attività commerciali, quegli studi professionali che sono sull’orlo del baratro, si fanno queste domande.
Ma più di tutti si fanno queste domande i dipendenti di queste attività, i quali ogni giorno che passa guardano negli occhi i loro datori di lavoro, cercando di capire cosa succederà nell’immediato futuro, poi ritornano a casa la sera e, prendendo in braccio il proprio figlio, sono costretti a sorridergli, nascondendo dietro agli occhi la loro apprensione per il futuro.
Ma tutto questo, alla governance locale, non sembra affatto interessare.
Poi dicono che la politica è distante dai cittadini. Come si fa a dargli torto?
– Comitato “Più Potenza” –
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