La Camera Penale distrettuale di Basilicata ha aderito all’astensione dalle udienze deliberata dalla Giunta dell’Unione delle Camere Penali dal 20 al 24 marzo,    

per protestare contro le modalità di esame e di approvazione della riforma del codice penale e di procedura da parte del Senato.

Il Governo, infatti, ponendo la questione di fiducia sull’approvazione della riforma, ha sottratto il DDL al confronto e alla discussione del Parlamento.

I penalisti protestano contro una scellerata riforma del processo che prevede una prescrizione più lunga e processi più brevi.

Allungare i termini di prescrizione per ridurre la durata dei processi vale quanto dire che circa il 70% dei processi sarebbe destinato a prescriversi nel corso delle indagini preliminari.

Processi più lunghi, quindi, che violano la presunzione di innocenza, con evidente compressione dei diritti posti a garanzia dei cittadini.

Ancora una volta ci si trova a fare i conti con una riforma che va a destabilizzare un sistema processuale già per molti versi in forte affanno.

Alterare oltremodo la durata del processo equivale ad affermare, senza tema di smentita, che ci troviamo di fronte ad un “ingiusto processo”.

Inutile discorrere di rafforzamento delle garanzie e di “ragionevole durata dei processi”, quando il senso di marcia percorso è diametralmente opposto.

L’unico dato certo è la paralisi delle udienze penali e la mortificazione, quante volte non si rammenti, dei diritti dei cittadini.

Osservi il Legislatore il suo vincolo ai valori della Costituzione, affinché princìpi del contraddittorio, dell’immediatezza, del giusto processo e della sua ragionevole durata non rimangano concetti astratti.

Sono questi, in fondo, i princìpi della democrazia.

Marinica Cimadomo

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