I dati Istat recentemente pubblicati sono l'ennesima conferma di un trend negativo della Basilicata che dura da troppo tempo: tra il 2006 e il 2005, la nostra regione ha perso 2748 abitanti, di cui 1967 emigrati, in partenza soprattutto dalla provincia di Potenza. Dato ancora più sconfortante: ad emigrare sono, per la maggior parte, giovani, con una cultura e una formazione scolastica medio alta, appartenenti ad un ceto sociale medio: i famosi “talenti”, così come più volte definiti dalla politica degli slogan del centrosinistra lucano. Mancanza di lavoro, disoccupazione, spopolamento dei comuni, da una parte, ricchezza di risorse naturali e paesaggistiche, royalties derivanti dall’attività estrattiva nella Val d’Agri, dall’altra: un paradosso che gli amministratori di centrosinistra continuano ad ignorare, probabilmente, impegnati a conservare o riacquistare prestigio e popolarità. Perdere abitanti significa perdere risorse, cultura, intelligenze; significa fiaccare ulteriormente una regione costretta a confrontarsi con realtà più popolose e più sviluppate. La Federazione Provinciale di Potenza ritiene improcrastinabile il superamento delle contraddizioni relative alla situazione politica ed economica della Basilicata, terra ricca di risorse il cui utilizzo non corrisponde ad un adeguato livello di sviluppo e di qualità della vita dei cittadini, che fa i conti con un inadeguato sistema politico che governa la quasi totalità della regione. Per rilanciare lo sviluppo del territorio bisogna essere capaci di individuare soluzioni precise e obiettivi ben chiari: superamento del gap infrastrutturale esistente, modernizzazione della società, riorganizzazione e razionalizzazione del sistema sanitario regionale, realizzazione di un’amministrazione pubblica più efficace ed efficiente. Quindi, occorrono scelte politiche che incidano significativamente sul rilancio economico delle attività produttive, sul problema dell’occupazione, sul miglioramento della mobilità sul territorio, su una gestione più efficace delle risorse energetiche ed idriche. Solo così si può evitare lo sperpero delle risorse disponibili che sino ad oggi ha determinato povertà per tanti, clientelismo per gli amici e sopravvivenza dorata per i politici.
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