La Fim lancia l’allarme sulla tenuta dell’indotto. Molte aziende del consorzio Acm producono per Termini Imerese e la prossima chiusura dello stabilimento siciliano mette a rischio l’occupazione. Zenga: “Parliamo anche di indotto, non solo di Ergo-Uas”

 Si è conclusa positivamente alla Sata di Melfi la discussione sul modello organizzativo e sulle pause. L’intesa raggiunta tra le parti prevede l’introduzione sperimentale del modello Ergo-Uas dal prossimo 11 aprile e fino al 31 dicembre 2011, con la conferma dei 40 minuti di pausa secondo lo schema 15-15-10, così come aveva proposto la Fim fin dalle prime battute del negoziato. Solo dopo la verifica tra le parti, che si terrà nel prossimo novembre, e solo se le condizioni di lavoro saranno idonee, sarà possibile procedere alla riduzione della pausa di 10 minuti, pausa che verrebbe in ogni caso retribuita. Ma ora a preoccupare è il sistema delle aziende della componentistica che gravita intorno alla Sata (e non solo) e che sta mostrando evidenti segnali di sofferenza sia per il basso profilo del mercato che per lo spostamento della nuova Lancia Y in Polonia. A lanciare l’allarme è il segretario generale della Fim Cisl Basilicata, Antonio Zenga, che esprime forti e fondati timori sulla tenuta produttiva e occupazionale dell’indotto.

Da un’indagine sul campo realizzata dalla Fim emerge infatti che molte delle aziende del consorzio Acm stanno esaurendo la produzione di componenti indirizzata verso lo stabilimento di Termini Imerese, dove si continua a produrre, seppure a scartamento ridotto e solo fino alla fine del 2011, la vecchia Lancia Y, ma si registrano problemi anche per le forniture indirizzate a Pomigliano e Mirafiori. “Quasi tutte le aziende dell’indotto di Melfi, con le sole eccezioni di Lear, Commer Tgs e Tiberina – fa notare il segretario della Fim – hanno lavorato e lavorano per Termini Imerese, mentre solo la Zanini produce attualmente per lo stabilimento polacco di Tichy, è lecito dunque chiedersi quali contraccolpi determinerà su queste aziende l’imminente spostamento della produzione della nuova Lancia Y in Polonia. In questa fase di stallo – continua Zenga – è difficile quantificare i posti di lavoro a rischio, ma abbiamo ragione di credere che saranno qualche centinaio. Inoltre, dobbiamo aggiungere il fatto che la Y a 5 porte finirà per assottigliare ulteriormente la quota di mercato della Punto e quindi i volumi produttivi della stessa Sata”.

Per il segretario della Fim “la discussione in corso sul futuro della Fiat non può essere disgiunto da una seria valutazione sulla situazione degli indotti e, per quanto ci riguarda, abbiamo chiesto e continueremo a chiedere un accordo più generale che stabilisca quali altri modelli produrre a Melfi, quanti nuovi posti di lavoro si potranno creare e quali effetti si determineranno sulle aziende della componentistica. La filiera di rete presentata in Confindustria – sostiene Zenga – è una scelta positiva sul piano della razionalizzazione dei costi, ma senza nuovi modelli e commesse alla lunga ci saranno problemi”.

 

“In Basilicata – conclude Zenga – c’è gente che ha voglia di lavorare e un sindacato che non si tira indietro dal negoziato ma partecipa ai tavoli di contrattazione per ottenere vantaggi per i lavoratori e per il territorio, la prova è l’intesa raggiunta ieri con la Sata di Melfi”.

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