Nickel, manganese e, a maggio, anche l’arsenico. I dati diffusi ieri dall’Arpa Basilicata riguardo ai pozzi di emungimento di Fenice continuano ad essere allarmanti. E testimoniano, qualora fosse stato necessario, l’ennesimo pericolo per la falda sottostante l’inceneritore e l’agguato teso a mortificare la salute dei terreni, dell’Ofanto e delle comunità dei tre regioni e quattro province, direttamente interessante alla contaminazione.
Si parla di quantità di nickel quasi 20 volte al si sopra del limite previsto dalla normativa vigente (152/2006), di una quantità di manganese anche 50 volte al di sopra del consentito e di una quantità di arsenico che doppia il lecito. Ed allora, vista la palese violazione delle leggi (e non è la prima, nel corso del tempo Fenice ha fatto ben di peggio), perché non si interviene per fermare questo massacro silenzioso e, ormai, colpevole?
Siamo spaventati ed allarmati dal silenzio dei vertici sanitari della Basilicata, della Puglia e della Campania, totalmente muti in merito della vicenda. Rinnoviamo una volta di più l’invito acché venga effettuato un monitoraggio serio e puntuale, ripartito per zone, che possa aiutare ed aiutarci a capire lo stato di salute delle nostre comunità, dei nostri prodotti, della nostra acqua. Un anno fa, cifre non ufficiali parlavano di 4 casi tumorali su 6 sulla popolazione over 40 del territorio di Lavello. La nostra domanda è: sono dati effettivi? Hanno un fondamento statistico? E se si, quali misure sono state messe in campo per contrastare il fenomeno?
Siamo sconcertati inoltre del clamoroso silenzio delle istituzioni. Da un mese, noi del Comitato di Capitanata, abbiamo messo a conoscenza del problema gli Enti regionali e provinciali. Nessuno ci ha contattati o ha tentato di farlo. Non abbiamo avuto risposte né dal foggiano, né dal potentino, né dall’avellinese, né dalla cosiddetta sesta provincia pugliese. Ed anche coloro i quali considerano l’acqua un bene prezioso, da salvaguardare, come il governatore Nichi Vendola, voltano l’attenzione altrove, convinti, evidentemente, che si tratti soltanto di un argomento fruibile come battage elettorale e non di un bene realmente comune.
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