pozzo_enocLe risposte che la Regione ha fornito alla Ola sulla vicenda del pozzo Eni Cerro Falcone 2 non convincono. Resta e si rafforza lo sconcerto per una vicenda che ha portato all’apertura di un pozzo petrolifero in una delle zone più belle della nostra regione, all’interno di un parco nazionale, in un’area a protezione speciale(ZPS).La miopia e la scarsa lungimiranza di chi, anziché assecondare le compagnie petrolifere, dovrebbe tutelare l’ambiente e la salute, ha superato da tempo i limiti di guardia, assurgendo a complicità nella devastazione del nostro territorio.                         

Nel ricordare ancora una volta che a pochi metri dal pozzo Eni Cerro Falcone 2 è ubicata la plurisequestrata sorgente Acqua dell’Abete, ci chiediamo se quello stesso assessore Mancusi, che ha il coraggio di definire “strumento innovativo” l’Autorizzazione integrata ambientale, abbia davvero coscienza di quale sia e possa essere l’impatto di attività estrattive realizzate in in prossimità di invasi e sorgenti, a ridosso di centri abitati e in zone a rischio frana e a rischio sismico. La vicenda Cerro Falcone conferma una volta di più quanto affermato dai Radicali sul dissesto idrogeologico figlio del dissesto ideologico. Forse Mancusi farebbe bene ad abbandonare il Dipartimento ambiente e a tornare al Don Uva.

 

Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani

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