La Commissione Ambiente, con parere favorevole del Governo, ha approvato la risoluzione a prima firma Elisabetta Zamparutti, deputata Radicale, sull’inceneritore Fenice di Melfi. Nel testo è confluita la risoluzione che l’On. Salvatore Margiotta del PD ha presentato sulla vicenda.

Elisabetta Zamparutti e maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani hanno in proposito dichiarato: “Come Radicali avevamo segnalato da tempo, anche con numerose interrogazioni parlamentari, le problematiche connesse ai mancati controlli da parte dell’ARPAB sull’inceneritore Fenice di Melfi”.

I due esponenti Radicali hanno poi spiegato che: “Ancor prima che intervenisse la magistratura, ipotizzando il reato di disastro ambientale, abbiamo sentito la necessità di chiedere con una risoluzione al Governo un impegno diretto a tutela della salute e dell’ambiente che sul piano regionale è stata trascurata per non dire ignorata.”

Hanno poi concluso dicendo: “Consideriamo quindi importante che oggi la Commissione Ambiente abbia votato la risoluzione unitaria che impegna il Governo sulla fattibilità di una indagine epidemiologica e biologica in tutta la zona del Vulture-Alto Bradano e sulla realizzazione di un monitoraggio delle matrici aria a partire dalle diossine. La Commissione Ambiente ha inoltre chiesto di fare chiarezza sulla reale quantità di rifiuti pericolosi bruciati dall’inceneritore Fenice e sulle ragioni che hanno determinato la necessità di bruciare rifiuti “Tal quale” presso gli impianti Fenice/EDF di San Nicola di Melfi(PZ) oltre che impegnare il Governo a limitare il danno ambientale provocato e ad ordinare al soggetto gestore che ha cagionato danni ambientali di assumere le necessarie misure di ripristino.”

Segue testo dell’interrogazione

L’VIII Commissione,premesso che:l’inceneritore Fenice di Melfi smaltisce circa 65.000 tonnellate annue di cui 30.000 di rifiuti solidi assimilati agli urbani e 35.000 di rifiuti industriali;l’Arpa Basilicata ha messo a disposizione i dati relativi al monitoraggio dei metalli pesanti prodotti dall’inceneritore Fenice di Melfi, per il periodo 2002-2007, sabato 17 settembre 2011: in base aquesti dati emerge che dal 2002 al 2007, vi sono stati sforamenti continui da parte dell’inceneritore Fenice di tutta una serie di sostanze inquinanti la falda acquifera;l’inceneritore Fenice di Melfi è al centro di indagini giudiziarie da parte della procura della Repubblica di Potenza, che ipotizza il reato di disastro ambientale, per il quale risultano indagati tra l’altro dirigenti ed ex dirigenti dell’ARPAB, Agenzia regionale per l’ambiente della Basilicata, nei confronti dei quali, l’11 ottobre 2011, sono state emesse ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari;l’impianto opera in base ad un’autorizzazione provvisoria rilasciata dalla provincia di Potenza nelle more del rilascio dell’AIA da parte della regione, fatto che ha contribuito a far condannare l’Italiadalla Corte europea per violazione della direttiva 200/1/CE (sentenza del 31 marzo 2011 causa C-50/10);la regione Basilicata ha istituito una commissione consiliare di inchiesta sulla vicenda, nonché un tavolo della trasparenza, per analizzare quanto accaduto negli anni precedenti, e valutare l’entitàdell’inquinamento prodotto, in particolare nella falda acquifera, a causa del superamento dei valori limite di concentrazione di mercurio;la provincia di Potenza, con ordinanza del 14 ottobre 2011, ha disposto la sospensione delle attività di smaltimento dei rifiuti solidi urbani e speciali dell’impianto «Fenice» al fine di eliminarele fonti di inquinamento, ed EDF, soggetto gestore dell’impianto, ha prodotto ricorso al TAR avverso tale ordinanza ottenendo ragione;secondo quanto emerge dalle indagini della magistratura, Fenice era a conoscenza del superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione già dal febbraio 2000, seppur sulla base di pochiparametri e ARPAB non avrebbe indagato gli effetti dell’inquinamento in falda sulla salute umana fino al 2009;dal ciclo di audizioni svoltesi in Commissione Ambiente, è emerso inoltre che il monitoraggio della matrice ambientale aria è risultato sostanzialmente assente, fatto salvo uno studio dell’IstitutoSuperiore della Sanità autonomamente realizzato;il «Principio di precauzione» sancito dal trattato di Maastricht è stato tradotto nella normativa italiana con l’approvazione del «codice dell’ambiente» (decreto legislativo n. 152 del 2006) e precisamente attraverso l’articolo 301 che recita: «In applicazione del principiodi precauzione del Trattato CE, in caso di pericoli, anche solo potenziali, per la salute umana e per l’ambiente, deve essere assicurato un alto livello di protezione». Tale concetto è statoulteriormente precisato con l’articolo 3-ter del decreto legislativo n. 4 del 2008 (integrativo del decreto legislativo n. 152 del 2006): «La tutela dell’ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche o private, mediante una adeguata azione che sia informata ai principi della precauzione, dell’azione preventiva…»,impegna il Governo:verificare la fattibilità di una indagine epidemiologica e biologica per conoscere lo stato della salute pubblica e dell’ambiente in tutta la zona del Vulture-Alto Bradano;ad operare, per quanto di competenza, perché sia effettuato un adeguato monitoraggio di tutte le matrici ambientali ad iniziare dall’aria ed in particolare dalle diossine;a contribuire, per quanto di propria competenza, a fare chiarezza sulla reale quantità di rifiuti pericolosi bruciati dall’inceneritore Fenice, dati ben diversi da quelli diffusi di recente da Striscia lanotizia, nonché sulla dimensione dell’impianto Fenice rispetto al contesto nazionale e sulle ragioni che hanno determinato la necessità di bruciare rifiuti “Tal quale” presso gli impianti Fenice/EDF di San Nicola di Melfi(PZ);ad adottare tutte le iniziative di competenza dirette a limitare il danno ambientale provocato nonché ad ordinare, ai sensi dell’articolo 305 del decreto legislativo n. 152 del 2006, al soggetto gestore cheha cagionato danni ambientali di assumere le necessarie misure di ripristino.Zamparutti, Margiotta, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Realacci, Turco

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