“Ci piacerebbe salutare con la fanfara qualche buona notizia per la Sata di Melfi, ma attendiamo quello che dirà Marchionne con qualche scetticismo e un po’ di inquietudine”. Così il segretario generale della Cisl Basilicata, Nino Falotico, alla vigilia del vertice che domani svelerà ufficialmente le strategie del gruppo Fiat per il prossimo quinquennio. “I numeri che girano da settimane sul piano industriale della Fiat sono piuttosto eloquenti e tutt’altro che positivi per il futuro di Melfi”, commenta il numero uno della Cisl lucana. “Mi auguro di essere smentito da Marchionne, ma abbiamo la ragionevole preoccupazione che non saranno annunciati investimenti per lo stabilimento lucano, contrariamente a quanto Fiat si appresta a fare negli altri stabilimenti del gruppo, dove saranno destinati 2,5 degli 8 miliardi di euro complessivi che Viale Marconi conta di investire in tutto il mondo, con l’obiettivo di portare la produzione italiana a 900 mila auto, ma con solo quattro siti produttivi”.
Secondo Falotico “la conferma della mission attuale della Sata può non bastare per garantire un futuro tranquillo ai 10 mila operai del distretto perché le previsioni di vendita nel dopo incentivi sono negative e perché la mono-specializzazione espone Melfi alle fluttuazioni del mercato più di quanto non accada in altre realtà del gruppo. Una situazione che – conclude Falotico – va superata assegnando a Melfi almeno un altro modello”.
Il segretario generale della Fim Cisl Basilicata, Antonio Zenga, rimarca dal canto suo le conseguenze immediate che la chiusura di Termini Imerese e la riallocazione di alcune produzioni nell’Europa dell’Est potrebbero determinare non solo sull’indotto di Melfi ma anche sulla stessa Sata. “È noto che in questi anni le aziende dell’indotto sono state quelle che hanno sofferto di più la crisi dell’auto – spiega Zenga – e non è un caso che alcune di queste aziende hanno chiuso. La percezione che noi abbiamo – continua il dirigente della Fim – è che la ristrutturazione annunciata dalla Fiat potrà determinare ripercussioni gravi sul tessuto produttivo dell’indotto e contraccolpi sugli attuali livelli occupazionali”.
Ma per la Cisl ripercussioni ci potranno essere anche alla Sata perché “tra qualche mese mancheranno all’appello le autovetture prodotte in anticipo sul 2009 per effetto degli incentivi, e a quel punto si potrebbe paventare una ripresa della cassa integrazione”, avverte Zenga.
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