Mentre a Potenza il processo sul Centro disturbi alimentari si svolge sottotono, il Tribunale di Como fa persino un pubblico proclama per informare che il 13 ottobre inizierà il processo del guru dell’anoressia, Waldo Bernasconi, e altri sei imputati accusati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, esercizio abusivo della professione medica e violenza sessuale nelle cliniche di Como e Lugano. Nei giorni scorsi è stato pubblicato sulle pagine del quotidiano “La Repubblica” l’insolito annuncio a pagamento rivolto alle 400 ex-pazienti che potrebbero costituirsi parte civile per ottenere un risarcimento.
L’iniziativa era stata preannunciata dai giudici, che volevano pubblicare anche i nomi delle 400 ragazze interessate. Ma poi è intervenuto il Garante della Privacy consigliando di procedere alla notifica nelle forme ordinarie, per tutelare la riservatezza degli interessati. L’esigenza di utilizzare una modalità così inconsueta è dovuta all’alto numero di pazienti ricoverate nelle due case di cura gestite dallo staff di Bernasconi e dalla difficoltà a inviare tante notifiche. Un problema neanche considerato, invece, dal Tribunale di Potenza, tanto è vero che sono pochissime le pazienti che partecipano al processo in corso nei confronti dei responsabili del Centro disturbi alimentari dell’Ospedale San Carlo, dove dal 1998 al 2004 sono passate almeno 300 ricoverate, sotto la direzione della psicologa Maria Giovanna Viggiano.
L’esigenza di informare le pazienti fu avvertita invece nel 2006 dal presidente dell’associazione Tutor, Dino Potenza, che inviò una missiva. “Per quella lettera abbiamo ricevuto una querela per diffamazione dalla psicologa Maria Giovanna Viggiano, e non è l’unica. Ciò nonostante non ci facciamo intimorire da quanti vorrebbe metterci il bavaglio, poiché crediamo nell’utilità sociale di tali attività, negli ideali di giustizia e nelle finalità sancite dal nostro statuto”.
Il Tribunale di Potenza come quello di Como avrebbe potuto informare tutte le ex-pazienti all’inizio del processo nel 2008, ma non è stato fatto. Adesso è importante fa sapere che a settembre inizierà un secondo procedimento penale a Potenza e i pazienti o i loro genitori avranno l’ultima possibilità per entrare nel processo. Già da alcuni anni abbiamo messo a disposizione uno sportello di assistenza legale attraverso il sito www.assotutor.it e abbiamo aiutato diverse pazienti e famiglie che si sono costituite parte civile nel processo di Como.
Ricordiamo che la vicenda è iniziata in Basilicata: dopo le denunce di Dino Potenza, l’allora direttore generale del San Carlo, Gino Tosolini, istituì una Commissione interna d’inchiesta.
Il Centro per la cura dei disturbi alimentari fu chiuso definitivamente nel 2004, mentre già indagava la Guardia di Finanza di Potenza coordinata dal Pm Woodcock. Nel 2005 la psicologa Maria Giovanna Viggiano fu arrestata con varie accuse, fra cui truffa aggravata, violenza privata e circonvenzione d’incapace, ed ora è in corso il primo processo.
Anche a Potenza si curava l’anoressia ispirandosi al metodo ideato da Bernasconi. Quando l’ospedale nel 2003 cercò di riorganizzare quel reparto, introducendo lo psichiatra Renato Maffione nello staff, ci fu una polemica pubblica, articoli di stampa, comunicati e interventi di un comitato di genitori per la difesa del metodo “svizzero” utilizzato fino a quel momento nel centro diretto dalla Viggiano, tanto è vero che un consigliere della Regione Basilicata fece un’interrogazione all’Assessore alla sanità per conoscere i motivi per cui si stava modificando il protocollo terapeutico, preoccupato perché in tal modo non si sarebbe più attuato il metodo originale ideato da Bernasconi.
Pertanto Maffione e l’Ospedale San Carlo decisero di continuare ad applicare il metodo controverso, chiedendo perfino la consulenza e la presenza del «professor» Bernasconi a Potenza. C’è da evidenziare che il San Carlo era l’unico ospedale italiano ad aver adottato questo metodo, mentre le cliniche di Como e Lugano erano private. “Questo è molto grave – conclude Dino Potenza – perché è accaduto in una struttura pubblica”.
Scrivi un commento
Devi accedere, per commentare.