Si è chiusa la vicenda che ha visto gli operatori del Centro Commerciale Arcobaleno contrapporsi alle Ordinanze ingiunzioni emesse dal Comune di Melfi sulle aperture domenicali.
E’ di qualche giorno fa la sentenza emessa dall’Ufficio del Giudice di Pace di Melfi, Dott.ssa Maria A. Lauletta che inequivocabilmente sancisce l’illegittimità delle ordinanze e configura l’eccesso di potere di una ordinanza del sindaco, quella delle chiusure domenicali, promossa solo ed esclusivamente per non concedere all’Arcobaleno la possibilità di restare aperto le domeniche, confermando ciò che gli operatori commerciali hanno sempre sostenuto nel rispetto della legge nazionale e regionale.
Lo ha confermato il Giudice che ha evidenziato il Comma 3 art 12 del Dlgs. 114/98 e della legge regionale del commercio 19/99 che classifica il comune di Melfi “città d’arte” e l’art. 12 del decreto legislativo 114/98 che cita : “Nei comuni ad economia prevalentemente turistica, nelle città’ d’arte o nelle zone del territorio dei medesimi, gli esercenti determinano liberamente gli orari di apertura e di chiusura e possono derogare dall’obbligo di cui all’articolo 11, comma 4.
Non è la prima sentenza emessa in tal senso, come confermato dall’Avv. Rocco Cetrone, legale del centro Arcobaleno che aveva invitato l’Amministrazione Comunale a ravvedersi sui provvedimenti adottati, in virtù delle sentenze già emesse, che invece ha visto il Comune di Melfi costituirsi in un giudizio ed esser condannato senza attenuanti al ritiro delle ordinanze.
Ci si domanda da cittadini come mai, per giudizi di ben più rilevante importanza il Comune di Melfi non si costituisca, mentre contro l’Arcobaleno si è stati solerti nel nominare un legale?
Sarà forse che esistono altre ragioni o interessi diversi che vogliano ostacolare il centro Arcobaleno, facendo passare imprenditori lucani e melfitani per delinquenti, arroganti ed inclini al non rispetto delle leggi? Perché purtroppo questa è l’immagine che si è data ai cittadini.
Basta citare oltre all’ultima sentenza, i 4 riscorsi al TAR Basilicata ed un Ricorso al Consiglio di Stato, per atti del Comune di Melfi che hanno visto sempre dar ragione alle Società del Centro Arcobaleno, palesando ostruzionismo, limitatezza e scarso interesse per chi investe e crea posti di lavoro, in periodi di crisi e licenziamenti di massa, che porta questi imprenditori a rivedere drasticamente i programmi di sviluppo che avrebbero messo in campo; probabilmente gli enti locali avrebbero preferito imprenditori del nord per sfruttare il territorio e lasciare le solite cattedrali nel deserto. Almeno dell’Arcobaleno resterà il viadotto donato alla città di Melfi, di cui per anni si è parlato ed ancora si parla, ma che solo privati imprenditori melfitani, in meno di un anno hanno realizzato e così consentito ad un’area urbana ed artigianale in continua espansione, di avere un accesso agile alla città e alle direttrici stradali principali.
Altro aspetto che appare contraddittorio, per una città proiettata costantemente nella promozione del proprio territorio, nella volontà di assurgere a centro turistico, culturale, enogastronomico che poi contrariamente emette ordinanze che limitano la libertà d’impresa e di riflesso non favoriscono sviluppo e occupazione. Erano a rischio 160 posti di lavoro diretti e forniture di aziende locali che dall’apertura hanno collaborato con l’Arcobaleno.
Ai sindaci la Legge 142/90 è stata assegnata la competenza di coordinare gli orari degli esercizi ma “al fine di armonizzare l’esplicazione dei servizi alle esigenze complessive e generali delle famiglie” in quanto la disciplina degli orari deve essere a vantaggio delle famiglie che non possono essere limitati dalla regolamentazione locale, e che anzi, deve favorire la salvaguardia delle imprese esistenti; ciò significa che i negozi possono senza autorizzazione del sindaco stare aperti anche nei giorni festivi assecondando le esigenze di un mercato sempre più articolato e non limitato tra “gabbie” orarie che non hanno nessun senso rispetto all’esigenze dei consumatori.
In particolare, la liberalizzazione delle aperture domenicali favorisce la creazione di un mercato più dinamico a tutela delle famiglie e ne garantisce anche la libera concorrenza ed aumenta i livelli occupazionali.
Tutto trova applicazione nell’articolo 12 del D.lgs 114/98, che pur dove vi siano limitazioni locali, peraltro illegittime come sentenziato dal Giudice nel caso del comune di Melfi, in quanto non risulta nessuna delibera di consiglio comunale così come prassi vuole ma una ordinanza del Sindaco di Melfi, che sembrerebbe dettata più da interessi di pochi che dall’interesse generale della propria città, dell’area del Vulture-Melfese, in quanto autorizzazione regionale, e di chi ha investito milioni di euro per rendere Melfi catalizzatore di flussi commerciali che come confermato dall’Osservatorio Regionale del Commercio, migrerebbero come sempre è accaduto verso altre aree organizzate extraregionali di Puglia e Campania.
Ai cittadini si affidano le riflessioni su questa vicenda che sembrerebbe da voci ufficiose, non ancora conclusa, in quanto il Comune di Melfi vorrebbe ricorrere al Consiglio di Stato per annullare la sentenza.
Che sia questo un ulteriore sintomo di accanimento verso l’Arcobaleno? Chi pagherà le parcelle degli avvocati per queste cause, visto che all’Arcobaleno sono già costate 100 mila euro?
Perché non sancire il principio della responsabilità personale negli atti pubblici, piuttosto che far pagare agli ignari cittadini di Melfi che nulla sanno di queste azioni e che pagano le tasse che vengono utilizzate per incarichi ad avvocati e professionisti?
L’Arcobaleno è una realtà concreta e continuerà a tutelare i propri interessi,a salvaguardare i propri dipendenti, i consumatori, difendendosi da chi persegue altri fini.
Scrivi un commento
Devi accedere, per commentare.