muccheLa Sivar Basilicata comunica che nei giorni 20, 21 e 22 settembre scorsi si è svolto a Cremona un convegno sul tema: "Il veterinario Aziendale per la sicurezza alimentare e l'epidemiosorveglianza". L'incontro che ha visto in qualità di relatori docenti universitari di medicina veterinaria delle principali Università Italiane, dirigenti dei Dipartimenti Agricoltura e Sanità delle Regioni Veneto, Emilia Romagna e Lombardia, responsabili degli Istituti Zooprofilattici del Lazio, Toscana, Emilia, Lombardia e delle Venezie nonché dirigenti veterinari provenienti dalla Polonia, Francia e Olanda, è stato l'occasione per approfondire il ruolo del veterinario negli allevamenti alla luce delle nuove normative europee in materia di sicurezza alimentare. Dal 1° gennaio 2007, infatti, sono entrate in vigore una serie di normative promulgate dalla Unione Europea definiti nel loro insieme con il termine "Pacchetto igiene" e riguardanti nello specifico la sicurezza alimentare e l'epidemiosorveglianza negli allevamenti e rientranti nelle mansioni sia della veterinaria pubblica che di quella privata. La Commissione Europea, in sostanza, ha delineato un cambio di indirizzo nell'individuazione e gestione del rischio alimentare a livello dei produttori primari. Ne deriva, di conseguenza come il responsabile della sanità del prodotto di origine animale (latte, carne, uova) sia il produttore stesso che deve dimostrare agli organi competenti (ASL) cosa fa per garantire e controllare la qualità sanitaria del suo prodotto. In questo contesto viene rafforzato il ruolo del SSN quale controllore del sistema, ma una parte importantissima viene affidata al Libero professionista, al veterinario di campo, quale consulente e referente a livello aziendale della sanità della produzione, in un lavoro di sinergia con il SSN. Il convegno ha così tracciato uno schema di lavoro dove le due figure di veterinario collaborino in un sistema di controllo del rischio, consono alle direttive della Commissione Europea, facendo emergere nel contempo la necessità che le Regioni, visto che la legislazione in materia sanitaria è stata delegata alle stesse, legiferino in tal senso, senza lasciare così un vuoto normativo. Da sottolineare come alcune regioni abbiano già delineato con una bozza di legge (Emilia Romagna, Veneto – con un iter legislativo di prossima attuazione) la figura del veterinario riconosciuto o aziendale, prendendo anche spunto da un chiarimento sul tema espresso dalla Federazione Nazionale degli Ordini Veterinari. La Sivar di Basilicata ritiene che un indirizzo simile vada attuato anche nel nostro ambito regionale per elevare sempre più il concetto standard delle produzioni aziendali, in quanto lo stato sanitario di un territorio e quindi dei propri allevamenti rappresenta un valore aggiunto per lo stesso. Inoltre, le precarie condizioni del comparto agro-zootecnico, necessitano un intervento legislativo regionale che vadano a prevenire vuoti normativi nel settore, sì da certificare le varie aziende, in una sorta di accreditamento sanitario. In altre parole istituire un sistema di rintracciabilità per rendere sicuro l'alimento e per determinare le responsabilità dei vari componenti la filiera produttiva al fine di ridurre il rischio e garantire la salubrità degli alimenti. Il veterinario riconosciuto a livello aziendale, andrebbe a chiudere quella che viene definita la filiera alimentare dando quel marchio sulla sicurezza e salubrità dei prodotti di origine animale tale da valorizzare esternamente il prodotto stesso e garantire il cliente finale. La Sivar fa appello a tutte le forze politiche presenti in Regione e all'assessorato competente per sensibilizzare le stesse alla problematica sollevata, con il fine ultimo di istituire un sistema virtuoso tale da utilizzare al meglio le risorse pubbliche.

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