Santarsiero ha partecipato oggi a Roma alla riunione del Consiglio Direttivo Anci di cui fa parte e alla presentazione del rapporto IFEL su “economia e finanza locale’. Rapporto IFEL- Santarsiero: “Subito federalismo ed autonomia fiscale, la transizione danneggia i cittadini”
Per il delegato ANCI al Mezzogiorno “il vero problema del Sud è distinguere il federalismo fiscale da un piano straordinario di investimenti necessario per colmare il gap di infrastrutture”“L’attuazione del federalismo fiscale ed una reale autonomia impositiva sono le uniche strade per ‘spezzare’ il forte aumento delle tariffe comunali cui i Comuni sono stati ‘costretti’ per fare fronte ai vincoli sempre più stretti del Patto di stabilità, ed al blocco della leva fiscale”. Così Vito Santarsiero, sindaco di Potenza e presidente ANCI Basilicata, commenta uno dei risultati messi in evidenza dal rapporto IFEL su economia e finanza locale che è stato presentato oggi a Roma. “Abbiamo bisogno di tempi brevi – ribadisce il delegato alle politiche per il Mezzogiorno- oggi viviamo una fase di transizione che danneggia i cittadini per le grandi incertezze dei bilanci comunali stretti tra tagli ai trasferimenti, blocco della fiscalità, rigidità del patto di stabilità”.
Il rapporto evidenzia che il passaggio dalla spesa storica a quella standard comporta un risparmio di poco più l1%. Come valuta questa conclusione ?
E’ la riprova che il comparto dei Comuni in questi anni ha già operato per migliorare la qualità della spesa. Registrare una equivalenza tra spesa storica e costo standard significa riconoscere che gli Enti locali hanno già raggiunto una buona capacità di organizzazione e gestione dei servizi. Non è un caso che nel 2008 i Comuni hanno rappresentato l’unico ambito della Pubblica Amministrazione che è riuscito a ridurre il deficit.
Altra questione aperta è quella del taglio dell’ICI, ancora da compensare, che va di pari passo con la necessità di ripristinare una effettiva autonomia impositiva..
Quella dell’ICI è ancora una ferita aperta sia per le modalità sia per i principi con cui si è operato. Si è intervenuti su una imposta comunale per un interesse ed un impegno del governo nazionale senza garantire ai Comuni tempi certi e risorse sufficienti per la compensazione. E’ stato dato un segnale molto negativo, mentre aspettavamo segnali di autonomia impositiva e maggiori trasferimenti per i servizi essenziali trasferiti, si è operato nella direzione opposta, impoverendo la già scarsa autonomia e aggravando il tutto con un ulteriore blocco della fiscalità.
IFEL rileva che se si guarda solo ai bilanci, la maggior parte degli enti virtuosi si trova in Lombardia e Veneto, con una sottrazione di risorse ai Comuni di Campania e Sicilia. La situazione si ribalta se si considerano anche i dati di tipo socioeconomico. Come si può evitare che l’attuazione del federalismo fiscale finisca per penalizzare troppo alcune aree del Paese ?
Innanzitutto occorre riequilibrare i meccanismi di trasferimento di risorse ai Comuni, considerato che la legge Stammati determina da 30 anni un meccanismo di calcolo non equilibrato, che notoriamente ha privilegiato i Comuni che spendevamo di più. Il federalismo fiscale deve assegnare autonomia fiscale e gestionale ai Comuni, senza rinunciare a garantire quelle forme di perequazione per sostenere i Comuni con minore capacità fiscale, siano essi al Sud o in altra parte del Paese. Ma il vero problema del Sud è distinguere il federalismo fiscale dalla necessità di garantire un piano straordinario di investimenti, tesi a compensare il gap infrastrutturale che oggi lo penalizza fortemente in vari settori, ben sapendo dello sforzo che le classi dirigenti del Mezzogiorno devono fare per migliorare la qualità della loro azione amministrativa.
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