potenza-verderuolo“18 agosto 1860 – 18 agosto 2010. Potenza Città capoluogo e del Risorgimento”.  Intervento del Sindaco di Potenza, Vito Santarsiero Teatro Stabile 18 Agosto 2010  “La Rivoluzione trionfa – Gli eroici fatti di Potenza trovarono un’eco in tutte le altre Province”. Così il Comitato Unitario Nazionale di Napoli in apertura del “Bollettino della Rivoluzione” del 21 agosto 1860, nel quale si concludeva: “I momenti sono solenni, al grido di guerra innalzato da Potenza, risposero Cosenza, Reggio ed altre Province”. E sempre il 21 agosto, ancora a commento dell’insurrezione potentina, il giornale Garibaldi di Napoli scriveva:”

La notizia dell’insurrezione felicemente iniziata a Potenza ha destato l’entusiasmo della popolazione di questa Città. Ieri sera all’una la strada di Toledo era popolata: il brio e la contentezza trasparivano dagli atti e dalle parole di tutti. Siamo sicuri che tutte le altre province imiteranno il nobile esempio della Basilicata”.

Dunque, il 18 agosto 1860, 150 anni fa, trionfava con la Insurrezione Lucana quel glorioso episodio della rivolta della città di Potenza che, come ricorda il Riviello, a quella insurrezione diede il <> cacciando i 400 gendarmi borbonici confluiti in città da tutta la Provincia al comando del Capitano Castagna.

Fu, quella, rivolta vera e vero movimento di popolo: borghesi, artigiani, contadini, suore, sacerdoti, tutti insieme per una idea di libertà e di Unità nazionale.

In quegli scontri, che si svolsero nella tarda mattinata di quel 18 Agosto e che raggiunsero il punto di maggiore importanza nei vicoli presso il Palazzo Comunale, perirono 22 gendarmi e 4 nostri concittadini: Giosuè Romanelli, Luigi Guerreggiante e i due giovanissimi fratelli Crisci, Giovanni e Gaetano, quest’ultimo di soli 7 anni.

Ad essi va oggi il nostro ricordo e tutta la nostra riconoscenza.

Quella notte non si prese sonno, la città “tutta commossa, con le vie affollate…..ed in continuo moto” come ricorda sempre il Riviello, accolse le schiere di insorti provenienti da ogni parte della Regione e nel Palazzo Addone, oggi Pignatari, sede dell’Intendenza, fu proclamato il Governo provvisorio.

Un episodio che ha caratterizzato la storia politico-istituzionale non solo potentina, né solo della Basilicata, ma dell’intero Mezzogiorno d’Italia; pagina di storia per la quale alla città di Potenza fu conferita, nel 1898, dal Re Umberto I, la medaglia d’oro al valore risorgimentale.

Ancora una volta quella “Lucana Contrada che tanto lustro mostrò al mondo ne’ tempi andati, che ben può venire a contendere di primazia colle più rinomate della terra”, come il Viggiano ricordava Potenza nel 1805, diede prova della sua fiera coscienza civile, figlia di una storia millenaria le cui radici affondano negli antichi Lucani che la fondarono sul colle ove oggi siamo ed in tanti significativi momenti storici come quello dell’arrivo nelle nostre terre di eretici pauperisti migrati dal Nord, la cui cultura molto incise nel carattere e nel modo di essere dei Potentini.

Celebriamo consapevoli di essere il capoluogo di una regione che, grazie a un vasto movimento compartecipe ed attivo in più punti, da Corleto a Montemurro, a Moliterno, ad Avigliano, a Genzano, a Matera, a Ferrandina, e presente un po’ dovunque, è stata giustamente percepita nel Mezzogiorno d’Italia come baricentro del Risorgimento per il rilevante contributo portato alle lotte per la libertà e l’Unità d’Italia, prima Provincia del Sud continentale ad insorgere contro i Borbone ed a proclamare un Governo provvisorio ancor prima che Garibaldi attraversasse lo stretto di Messina.

Celebriamo consapevoli di ciò, ma celebriamo anche con l’orgoglio di essere stata la città di Potenza un centro liberale di notevole importanza e protagonista di prima fila non solo quel 18 agosto ma lungo tutto il processo di unificazione nazionale grazie al ruolo svolto dalle sue classi dirigenti negli snodi storici di maggiore portata e incidenza, dal 1799 al 1806, al 1820-21, al 1848, al 1860-1861.

Nel 1799 Potenza fu tra i primi e più attivi centri ad aderire alla Repubblica Napoletana; per due volte in Piazza del Sedile fu innalzato l’albero della libertà; Mons. Serrao, nostro Vescovo e capo degli insorti, fu ucciso con altri sacerdoti e civili dai fautori del governo borbonico; durante la reazione nove Potentini furono giustiziati, perché colpevoli di essersi battuti per la libertà, contro l’assolutismo d’antico regime.

Nel 1806, con l’arrivo dei Napoleonidi nel Regno, Potenza fu elevata a capoluogo della Provincia di Basilicata, nell’ambito del riassetto territoriale-amministrativo allora realizzato.

Sede di <> carbonare, dopo il 1815 tentò un movimento repubblicano e nel 1820 la città partecipò attivamente ai moti carbonari del Mezzogiorno sino ad ospitare più riunioni di <> e l’11 Agosto 1820 l’Assemblea del Popolo Carbonaro della Lucania Orientale.

Nel 1848 fu attivato a Potenza il Circolo Costituzionale Lucano e già il 18 luglio 1848 si tentò una rivolta contro i Borbone, poi soffocata, per istituire un governo provvisorio.

Fu quello l’anticipo di quanto si riuscì poi a fare il 18 Agosto di dodici anni dopo, che oggi ricordiamo.

A riprova di un sentire liberale forte, unitario ed autonomista della nostra città è anche il fatto, da ricordare, che quel 18 Agosto sul Palazzo del Comune, cacciati i Borbone, sventolavano bandiere tricolori senza stemma sabaudo.

Furono poi fatte sostituire, non a caso, dal Boldoni, notoriamente esponente della linea cavouriana.

Fieri protagonisti allora, ancor più convinti oggi: l’Unità d’Italia è un bene comune prezioso, da tutelare e tenere tutti nel cuore; è con essa che ci fu un salto di qualità per tutti verso un futuro di progresso e modernizzazione.

Bene ha fatto il Presidente Napolitano a mobilitare l’intero Paese per celebrare la nascita dell’Unità d’Italia e per riconoscerci tutti <>, ed a ricordare che tali celebrazioni offrono , le cui radici affondano in un passato plurisecolare, un patrimonio culminato proprio con le conquiste del 1860-61 e di cui come meridionali e come Lucani possiamo essere fieri e che finalmente la più recente storiografia va rimettendo chiaramente in luce.

In verità quegli ideali, quella insurrezione, quel movimento di popolo, meritavano non solo una trasformazione politica ma anche una più radicale trasformazione economica e sociale che, però, non arrivò.

Condividiamo quindi il Presidente anche quando evidenzia che è ormai tempo per <> e parla di <>, come è pure vero che tutto ciò, unitamente al persistere del divario tra Nord e Sud, non può essere separato da una serena analisi e da un sereno riconoscimento delle insufficienze che hanno mostrato le classi dirigenti del Mezzogiorno, comprese quelle attuali, essendo anche noi non esenti da critiche e da errori.

Celebrare i 150 anni dalla fondazione del nostro Stato Nazionale significa anche questo: ripartire da noi stessi.

Occorre averne coscienza soprattutto oggi, che è all’ordine del giorno l’attuazione del Titolo V della Costituzione, come modificato nel 2001, oggi che i territori, i Comuni in primis, anche quelli del Sud, chiedono più autonomie e più protagonismo.

Quel protagonismo e quel ruolo riconosciuto anche 150 anni fa quando, non casualmente, il Prefetto Cataldo Nitti, nel deporre i propri poteri, volle formalmente consegnarli all’Autorità comunale.

Autonomia e protagonismo nell’Unità, perché l’Italia nel prossimo avvenire, torno a riprendere il Presidente Napolitano, .

Concludo con una frase di Giulio Stolfi, tratta dal romanzo storico “La bandiera sul Campanile” ispirato proprio agli episodi che oggi ricordiamo.

Additando una carta geografica, l’Arciprete, nella cui figura riconosciamo i tanti ecclesiastici protagonisti delle vicende risorgimentali, da Serrao a Maffei, dice al nipote Rocco .

Ecco, noi siamo figli di questa nobile storia, oggi la ricordiamo, e non solo per non dimenticarla, ben consapevoli che, se il futuro di ogni comunità si costruisce a partire dalle sue radici, noi abbiamo solo bisogno di dimostrare di esserne all’altezza.

E’ con questo spirito e con tali obiettivi che propongo agli autorevoli rappresentanti istituzionali qui presenti di voler condividere la proposta di fare della data del 18 agosto una data celebrativa fissa, a livello regionale e, magari, dell’intero Mezzogiorno d’Italia.

Viva Potenza, Viva la Basilicata, Viva il Mezzogiorno, Viva l’Italia Unita.

 

 

Loading