Alla regista Federica Di Giacomo il prestigioso riconoscimento Cipputi per il Miglior film sul mondo del lavoro. “Il film, girato in una Matera attuale e reale, racconta con ironia e leggerezza, attraverso storie di lavori inventati e abusivi, la quotidianità di una comunità non disperata, che non vuole fuggire da una situazione senza dubbio difficile. Paradossalmente i personaggi, ben caratterizzati, non appaiono depressi o rassegnati alla loro condizione lavorativa, ma al contrario esprimono un'improbabile creatività”.
Con questa motivazione, qualche giorno fa, la giuria della 24° edizione del Torino Film Festival ha assegnato alla regista Federica Di Giacomo il premio Cipputi per il Miglior film sul mondo del lavoro. “Il Lato grottesco della vita”, questo il titolo, è stato interamente girato a Matera e vede protagonisti alcuni “personaggi” noti in città come Girolamo Lacertosa, Giuseppe detto Barreca e Giuseppe Paradiso e molti altri abitanti dei Sassi. Il premio Cipputi, vinto in precendenza da pellicole del calibro di Full Monty e da registi come Laurence Cantet e Wiseman, è il riconoscimento più prestigioso del Torino Film Festival. Il film prende spunto dal rapporto con il turismo di una realtà socio-economica come quella dei Sassi di Matera. I protagonisti lavorano come guide turistiche abusive, ogni giorno percorrono le strade parlando a gruppi di persone, spesso distratte o attonite. Soprattutto, passano le giornate a inventarsi modi per scrollare i propri concittadini dal torpore provinciale e affermare le proprie strampalate ambizioni. Il comune denominatore è la creatività che rende le loro vicende astratte e surreali. “Mi interessava –afferma la regista- il confine labile fra logica e creatività. Lo stesso titolo deriva da una battuta di Barreca sul fatto che i Sassi sono grotteschi perchè pieni di grotte. Quando intorno non cambia niente da secoli, come nei Sassi di Matera, le persone tendono a crearsi i propri mondi fatti di immaginazione. I personaggi del film vivono in una marginalità che diventa possibilità di creare, reinterpretare, dissacrare senza che importi più la distinzione tra il vero e il falso. Ho cercato uno sguardo ironico e astratto che potesse restituire il senso di eccentricità dei personaggi ma anche la loro estrema vitalità”. Il film, interamente autoprodotto, è un documentario quindi si basa sull’osservazione diretta senza l’utilizzo di interviste ed è un ritratto corale che mostra Matera da un’angolazione inedita e originale. Per quasi due anni la regista spezzina ha seguito le vicende di questi personaggi mettendone in risalto il lato umano, e spesso ironico. L’indagine puntuale, e a tratti indiscreta, restituisce un profilo reale dei protagonisti che rappresentano degli archetipi nel senso pirandelliano del termine. Il film di Federica Di Giacomo supera il concetto classico di reportage documentaristico per diventare indagine socio-antropologico sui contrasti dell’animo umano: l’autorappresentazione è la chiave di volta per capire la psiche di questi personaggi che raccontano la loro verità ritagliandosi un ruolo, un lavoro, un momento di celebrità. Il documentarismo della pellicola non è semplice ripresa della vita. Il film è costruito sapientemente al montaggio: la pulizia delle inquadrature e il frequente uso del campo-controcampo nei dialoghi, cosa insolita in un documentario, denotano una minuziosa attenzione. Tale sapiente costruzione cadenza il racconto, ma nonostante ciò, emerge la verità del luogo, con un ritmo da film di finzione. Ed è per questo che lo spettatore riesce facilmente ad affezionarsi ai protagonisti. Inoltre, l’affascinante ambientazione fa da perfetta cornice agli eventi, in quanto è un perfetto contraltare dei personaggi. Il film sarà presentato in anteprima nazionale a Matera, prima di Natale, con la partecipazione della regista e di tutti i protagonisti.
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