La situazione…..A seguito della nomina di Matera a capitale europea della cultura, l’intero territorio regionale vive da qualche tempo una fase di completa riorganizzazione per farsi trovar pronto alla sfida a cui presto sarà chiamato:

ideare, sviluppare e realizzare una serie di servizi che vanno dalla mera accoglienza fino all’articolazione di piccoli o grandi eventi che attestino la Basilicata quale mèta di eccellenza da parte delle migliaia di turisti che visiteranno la regione nei prossimi anni.
Inevitabilmente tutta la regione, a seconda della propria capacità di sapersi proporre con una specifica immagine, sarà investita dalla curiosità o dall’interesse di numerosi turisti che entreranno in Basilicata da Matera e con tutta probabilità cercheranno sul territorio altri punti di interesse per le loro visite.
A supporto di questa facile previsione, arrivano i dati di qualche giorno fa (31 agosto 2015) che confermano come la città dei sassi sia la mèta italiana più visitata del 2015! Anche se non fossero dati confermati, la sensazione diffusa è quella di un’ascesa fortissima della città dei sassi dal punto di vista delle presenze. Pertanto occorre realmente che tutti gli attori interessati – pubblici e privati – si diano da fare con intelligenza per costruire le premesse affinchè il territorio dell’intera regione sia pronto a sostenere con efficacia quella che si preannuncia come una “invasione” di turisti senza precedenti: la regione, insomma ha una possibilità UNICA, e forse irripetibile nella sua storia, di mostrare al mondo intero il meglio di sé. A patto che sappia dotarsi degli strumenti necessari a fare di questa enorme chance un reale fattore di sviluppo e non di trasformare questa clamorosa opportunità in un pericoloso effetto boomerang.
Spesso si parla di competizione tra destinazioni turistiche – che, in quanto tali, sono già consolidate e per questo, di altissimo livello. I principali competitors del territorio lucano hanno un grande vantaggio: sono già riconosciuti da anni a livello internazionale come mète ambite da milioni di visitatori, mentre la Basilicata deve ancora indossare quella patacca che la porterà ad essere una destinazione realmente concepita come tale nell’offerta turistica globale. Pertanto i principali ed agguerritissimi competitors più immediati in termini geografici della Basilicata hanno tre nomi: il Salento, il Cilento e la Costiera (sorrentina/amalfitana). Ovvero tre giganti nel panorama (ma soprattutto nell’immaginario) turistico globale.
Quindi Matera (e di conseguenza la Basilicata) hanno assoluta necessità di prepararsi ad una sfida con rivali che da tempo sono attestati fra i leader mondiali di ricettività turistica. E la nostra regione come si sta preparando questa sfida? In realtà ancora in maniera frammentata e non organica.
Oltre all’ascesa vertiginosa di Matera, culminata con la nomina che sappiamo, con l’andar del tempo – quasi a preparare positivamente il terreno – diverse altre destinazioni locali si sono dotate di un certo numero di eventi di qualità, supportati anche dall’importante ruolo degli attrattori che hanno recitato un ruolo decisivo ai fini della riconoscibilità dell’intero territorio in ambito nazionale ed internazionale.
Ecco, in ampia sintesi, la situazione turistica della Basilicata (ove per “turistica” vengono indicati i principali elementi – città oppure eventi organizzati – ) in grado di aver consolidato ormai un certo “brand” di riconoscibilità per il visitatore esterno:
1. Matera,
La più internazionale delle città lucane, già da anni mèta riconosciuta di notevole interesse turistico per essere stata annoverata dal ’93 nel patrimonio Unesco, presto si doterà di una serie di attrazioni culturali di primissimo ordine, per far fronte alla sfida più importante della sua storia: dimostrarsi all’altezza di quella nomina a capitale europea della cultura alla quale dovrà rispondere con i fatti alla sfida che la vuole non solo “bella e suggestiva” ma anche capace di essere in grado di offrire prodotti organizzativi di livello mondiale. E, considerato il livello delle altre possibili destinazioni similari in Europa e nel mondo, la sfida non è affatto agevole. Occhio solo ad evitare la possibile tentazione di farsi attrarre, anche da un punto di vista degli investimenti infrastrutturali, dall’area metropolitana di Bari. La mancanza di infrastrutture è un problema reale solo in parte: una volta dotata la città di Matera della necessaria e sospirata ferrovia, il resto della regione è più che nelle condizioni di assorbire flussi di visitatori sia per terra che con i collegamenti agli aeroporti vicini (Bari e Napoli). Pur riconoscendo alla rete autostradale locale diverse pecche in termini di efficienza, chi continua a sostenere che in regione si arriva con indicibili difficoltà sta solo cercando degli alibi.
2. La provincia materana
È in fortissimo fermento culturale: da Aliano a Pisticci, da Craco a Tursi, da Colobraro a Valsinni, passando per le coste – Policoro su tutte -, il territorio materano sta attraversando una fase di formidabile crescita culturale che va dal teatro al cinema, alla cultura, agli spettacoli, alle tradizioni paesaggistiche ed enogastronomiche, in grado di ben supportare, esaltandola, la locomotiva dello sviluppo regionale (Matera).
3. Il potentino
Registra un buon livello di attività caratterizzate più che altro da importanti investimenti infrastrutturali che ne hanno accresciuto il posizionamento come territorio:
a. primo fra tutti, lo spettacolo della Grancia, quello con maggiore “anzianità”, il più originale e probabilmente quello ancora oggi più conosciuto al di fuori dei confini locali;
b. Il Volo dell’Angelo, unico attrattore capace di essere pronto ad accogliere visitatori fin dal mese di maggio, subito dopo Pasqua – questa è una delle chiavi di volta di tutto il discorso – supportato di recente anche da altri specialissimi “contorni” quali la Passeggiata letteraria e la Strada ferrata, che fanno delle Dolomiti lucane la più ambita meta della provincia potentina;
c. lo spettacolo cinematografico della multivisione all’interno del castello di Lagopesole;
d. lo spettacolo della città dell’utopia a Campomaggiore vecchia;
e. il festival del cinema a Maratea, diventato ormai un appuntamento di rilievo a livello nazionale (che si equivale a quello che si tiene nel materano a Policoro – quest’ultimo con un accento fortemente ancorato sulle personalità lucane -).
f. il volo dell’aquila a San Costantino albanese, ancora troppo giovane per potersi dire realmente in grado di attirare al momento flussi significativi di visitatori.

Parte 2/3 – Matera, la Basilicata e le grandi sfide per il 2019 –
I rischi
Insomma l’offerta turistica complessiva presente sui territori è talmente ampia da rischiare di essere perfino eccessiva per una regione molto piccola, una regione nella quale è abbastanza chiaro quale sia la destinazione che debba svolgere il ruolo di capofila, per cui la domanda da farsi è la seguente: a seguito dei diversi investimenti infrastrutturali – anche di cospicua entità – realizzati sul territorio, quali sono adesso i passi da perseguire affinchè la mole degli investimenti possa essere messa a frutto nel miglior modo possibile dal punto di vista del ritorno economico?
La domanda pone una serie di riflessioni che cerchiamo di sintetizzare:
1. poiché la politica degli attrattori piace molto ai Sindaci, che vedrebbero con molto favore all’interno del loro comune l’installazione di qualche diavoleria in grado di attirare turisti, la strada da percorrere è invece esattamente l’opposta: basta ad investimenti in nuovi attrattori. Non sarebbe affatto intelligente continuare a dotare ciascun singolo paese di un nuovo investimento strutturale (per quanto possa essere originale e suggestivo). Né è assolutamente detto che ogni paesino, ogni borgo della regione debba necessariamente attrezzarsi per offrire eventi o attrattive di varia natura perché il pericolo che si corre – già nella attuale situazione – è quello di saturare l’intero territorio di un numero talmente elevato di elementi di richiamo che da polverizzare l’offerta su un numero troppo grande di cose da fare/vedere. Già moltissimi sono i territori che organizzano sagre e manifestazioni popolari e religiose di varia natura, le quali non sempre sono corredate dell’idoneo sostegno promozionale . In altre parole, se alla sagra del cavatello del paese X vanno esclusivamente i cittadini del paese x, y, z, alla fine non è che vi sia tutta questa ricaduta economica a favore del paesino organizzatore; non a caso proprio di recente è balzata alle cronache nazionali una polemica sull’utilizzo spesso sconsiderato di fondi che incentivano questo genere di manifestazioni a carattere localistico). Senza contare che dare vita ad un evento (musicale, spettacolare enogastronomico o culturale che sia) richiede comunque un notevole sforzo organizzativo e finanziario. Sforzo che non deve certo essere eliminato, ma che forse potrebbe essere meglio impiegato nei modi che vedremo avanti.

2. Cionondimeno ci sono delle aree della regione che, per la loro posizione geografica, per le oggettive bellezze espresse dal loro territorio, o perché rappresentano un punto di passaggio obbligato, non possono esimersi dal conferire servizi reali eccellenza da offrire al visitatore. Cosa intendiamo con servizi di eccellenza? Concentrare l’attenzione nei confronti di quei territori o città nei quali, per varie ragioni, è già consolidata una prassi di visite, per motivi legati al turismo oppure alle visite in senso lato.
Allora cosa fare? La risposta è insita nelle premesse. Bisogna concentrare qualunque nuovo sforzo (progettuale, di confronto, di creazione di reti specialistiche, di forme aggregative di più comuni e di operatori economici) verso il miglioramento netto della professionalizzazione degli attori dei vari territori in termini di informazione, accoglienza e organizzazione. L’obiettivo finale deve tendere alla creazione di un unico “Brand Basilicata” che abbia come rappresentante la città dei Sassi, ovvero la destinazione che ormai nel mondo conoscono tutti.

3. Cosa si intende con l’espressione: migliorare l’informazione, l’accoglienza e l’organizzazione? Che le progettualità che si dipaneranno dalla politica o dagli enti preposti verso i territori, comincino realmente ad essere rivolte alle persone, agli addetti al comparto turistico e non solo, insomma siano dirottate verso strategie di marketing interno e non più orientate unicamente verso la famigerata “promozione”. L’obiettivo di una tale impostazione progettuale è duplice:
a. Da una parte concentrare ogni sforzo verso le attrazioni già esistenti, evitando di creare un’offerta troppo frammentata;
b. Dall’altra aggiornare continuamente tutti gli addetti al comparto, in modo da costituire in pratica un unico centro di informazioni regionale, costituito da operatori specializzati, albergatori, barman, ristoratori, ecc. ecc. Una regione intera che è informata (anche da un punto di vista cartaceo) ed è pertanto in condizioni di offrire continuamente consigli e suggerimenti al visitatore su quello che c’è da fare/vedere anche nel territorio circostante.

Parte 3/3 – Matera, la Basilicata e le grandi sfide per il 2019 –
Le Proposte
Prima accennavamo al fatto che ci sono delle aree sul territorio che andrebbero potenziate poiché già naturalmente in grado di ospitare flussi in entrata, e all’interno delle quali sembra ancora carente la dimensione di area predisposta all’accoglienza, ovvero una realtà di totale funzionamento in rete dei meccanismi di informazioni/assistenza. Queste aree sono fondamentalmente due:
la città di Potenza
l’area nord della regione, in particolare l’area di Venosa e dei castelli federiciani.

Potenza, città di accoglienza nei confronti di determinati flussi di visitatori (durante la settimana se ne calcolano oltre 20.000/giorno) a causa del numero ragguardevole di uffici ed attività direzionali e scolastiche, necessita di un servizio informativo, di efficienza e puntualità nell’organizzazione verso i visitatori assolutamente da migliorare. Al momento le informazioni in ingresso alla città, incluso il piano delle strade e dei flussi automobilistici nonché del servizio di trasporto pubblico, è farraginoso e scadente, e la città è molto lontana dall’erogare i servizi minimi di assistenza necessaria a chi arriva sul posto quotidianamente per lavoro o per studio. Bisogna pertanto predisporre ed approvare al più presto un nuovo piano di comunicazione urbana che sia all’altezza di un capoluogo di regione che sappia meglio guidare ed accompagnare il visitatore verso i punti di interesse. Pur non potendo certamente essere considerata “turistica” per vocazione, la città di Potenza è tuttavia nelle migliori condizioni per erogare un turismo di servizi come, ad esempio, la convegnistica specializzata, data la presenza non solo di strutture ricettive di buon livello, ma anche di sale e palazzi storici di prestigio in cui ospitare congressi di livello nazionale ed internazionale. Un’opportunità al momento quasi completamente trascurata.

L’area nord: Venosa, Melfi, Lagopesole: è arrivato forse il momento di strutturare un’area organizzata da un punto di vista turistico culturale sotto il nome di Distretto Oraziano-Federiciano, che si affiancherebbe ad un’altra area che ha già una sua specifica vocazione, quello che potrebbe andare sotto il nome di: “Wine district” (Barile, Rionero, Monticchio, Ripacandida, ecc.). Fermi restando i lodevolissimi tentativi che già hanno apportato valore aggiunto all’area, pur se vincolati da logiche di attività economico produttive e non relative all’accoglienza in senso stretto, la creazione di un Distretto turistico culturale (del quale la parte produttiva ne è una componente, ma non l’unica), è un punto di arrivo quantomai auspicabile in quanto porta due tipologie di fattori decisivi ai fini della reputazione dei luoghi:

crea una politica di accoglienza omogenea nei confronti del cliente – che si sente così rassicurato perché coglie il fatto che diversi comuni ed enti pubblici e privati si sono per così dire consorziati sotto un unico marchio –
crea motivazione a migliorare la qualità da parte degli addetti al comparto, che, accomunati da un’unica regìa, sono messi in grado di offrire migliori servizi al visitatore finale.
Anche in questo caso, come per Potenza, tutta l’area necessita di una migliore riorganizzazione in termini di educazione all’informazione. Una riorganizzazione che debba essere inquadrata anch’essa nell’ambito di una gerarchia ben precisa, ma che, tuttavia, delle varie zone a vocazione turistica, appare quella forse meno sviluppata rispetto al potenziale che obiettivamente presenta.
Per cui, al di là degli eventi organizzati (i più importanti dei quali sono: il già citato cinema in multivisione all’interno del castello di Lagopesole durante i mesi estivi e la sagra della Varola nell’autunno melfitano), questi due nuovi (al momento ipotetici) distretti turistico-culturali devono sapersi organizzare in termini di costituzione di appositi protocolli di intesa, di formazione avanzata del personale specializzato, di accoglienza e di erogazione di una serie di servizi e informazioni necessari al visitatore.
In questa disamina volutamente non ho fatto cenno all’esperienza digitale, non perché non ve ne sia necessità, tutt’altro (specie in fase di divulgazione), ma perché mi sembra che negli ultimi tempi si stia assistendo ad un’invasione talmente massiva da parte dei social network nel mondo del turismo da aver completamente messo da parte i fondamentali dell’accoglienza. Questi ultimi, infatti, devono tornare a basarsi su uno scambio di informazioni tra persone, su strette di mano che suggellano nuovi rapporti di amicizia e su indicazioni da parte dei proprietari delle attività che hanno il piacere di accompagnare i visitatori fuori dal negozio, indicando loro la strada ed augurando una buona permanenza con un ampio sorriso. Tutto quello che manca nella comunicazione elettronica che, in una regione come la Basilicata, va assolutamente riscoperto e che, specie in questi tempi di omologazione, può davvero costituire un insostituibile punto di forza. Il digitale è fondamentale per la divulgazione dell’evento o della destinazione, ma nulla può sostituire, proprio da un punto di vista emozionale, il contatto umano.
Non ci dimentichiamo infatti che sull’esperienza di viaggio, accanto all’oggettiva bellezza dei luoghi, delle architetture o della spettacolarità di un evento, una parte fondamentale nel giudizio del visitatore non è costituita da un messaggio in posta elettronica, dal far parte di un gruppo specifico su Facebook o su Whatsapp, ma è rappresentata dalla spontanea capacità di coinvolgimento che le popolazioni locali sono capaci di offrire ai visitatori e che generano quel supporto emotivo che solo una relazione positiva e ben comunicata è in grado di offrire.
E duole dirlo, ma sotto questo punto di vista la nostra regione, tranne rare eccezioni, deve ancora compiere la maggior parte del cammino.

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