Leggo dell’ennesima polemica aperta dalle rappresentanze sindacali nei confronti dei vertici Arpab e, per l’ennesima volta, mi ritrovo a chiedermi cosa abbiano fatto questi sindacati per consentire un ottimale funzionamento dell’Agenzia, oltre ad occuparne al pari delle truppe partitocratiche gli uffici.    

Dov’erano le rappresentanze sindacali quando denunciavo il Caso Fenice e le gravi responsabilità di Arpab? Dov’erano le rappresentanze sindacali quando ho fatto emergere la grave situazione in cui versava il catasto rifiuti? Dov’erano lor signori quando proponevo di sottrarre la nomina dei direttori delle Arpa alla partitocrazia? Dov’erano i sindacati quando ho denunciato le sovrapposizioni tra controllore e controllato?

I problemi dell’Agenzia di volta in volta sono stati attribuiti ai vari direttori che negli anni si sono avvicendanti alla guida della stessa. Una volta Sigillito, poi Vita, poi Schiassi.
Sia chiaro, a ciascuno dei sopra citati non ho mai fatto mancare critiche anche feroci e in qualche caso ho anche presentato denunce alla Procura della Repubblica. Temo, però, che le responsabilità del cattivo funzionamento di arpab non possano essere circoscritte solo a coloro che hanno diretto la stessa.
No, gravi sono le responsabilità delle rappresentanze sindacali, che spesso hanno agito e continuano ad agire in una logica di faida partitocratica-sindacatocratica e attaccano ora questo, ora quel dirigente, in base a criteri che spesso nulla hanno a che fare con questioni attinenti il funzionamento dell’Agenzia.
Il tutto è reso evidente dal fatto che i problemi, spesso reali, vengono tirati fuori a secondo delle contingenze e delle convenienze.
Non a caso, lo ripeto, nessun sindacato e nessun sindacalista ha ritenuto di dover sostenere la mia sacrosanta battaglia per ottenere il ripristino di un corretto funzionamento del catasto rifiuti.
Gettare oggi la croce su un funzionario Arpab che sta provando a migliorare il tasso di trasparenza dell’Agenzia e ad onorare l’einaudiano “conoscere per deliberare”, è cosa piuttosto singolare e c’è solo da augurarsi che l’attacco non sia stato dettato dalle logiche che ho provato a descrivere.
Arpab Basilicata non è un Eden, anzi. C’è un grande lavoro da fare per restituire credibilità all’agenzia e per far sì che la stessa sia in grado di assolvere pienamente ai compiti statutari che le competono.
Un lavoro che potrebbe essere coronato da successo, se anche le rappresentanze sindacali la smettessero di agire in un logica lottizzatoria e di appartenenza.
Insomma, per usare una evangelica frase, inviterei tutti a guardare prima la trave conficcata nel proprio occhio e poi la pagliuzza nell’occhio del nemico/mostro di turno che si vuole abbattere.

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