Le funzioni del giornale secondo una formula che mi sembra felice, sono essenzialmente tre:
1) dire quel che succede;
2) dire perché succede;
3) dire se, a giudizio del giornale stesso, sia un bene o un male che succeda.
LA prima funzione è dunque la cronaca dei fatti, e spero che sia obiettiva; la seconda funzione è l’analisi delle cause che sono all’origine dei fatti, e spero che sia obiettiva anch’essa; la terza funzione è il commento, che è soggettivo. La concorrenza della radio e della televisione è soprattutto massiccia per quanto riguarda la prima funzione, meno invadente nelle altre due: ma questo è un altro discorso. Vorrei invece fare qualche osservazione su un altro aspetto del giornalismo. Molti ritengono che il giornale abbia un quarto compito: quello di perorare il raggiungimento di questo o quel fine. E qui bisogna intendersi. In certi casi, riconosco che un giornale possa adoperarsi affinché chi di dovere prenda decisioni o desista da altre. Il quotidiano rispecchia l’opinione pubblica. E’ parte della società. Se gli abitanti di una città desiderano che si faccia una strada, o si eviti di erigere un fabbricato che deturpa il paesaggio, il giornale può non solo riferire i desideri dei cittadini, ma anche associarvisi in prima persona. Si delinea così una particolare funzione: la campagna di stampa. Ma qui ci si muove su un terreno insidioso. Vi possono essere campagne di stampa per il raggiungimento di obiettivi poco edificanti, per la promozione di interessi di parte: proprio perché il giornale è uno strumento di pressione abbastanza potente, occorre prudenza. Poi può succedere che certi giornalisti pretendano di usare l’organi di stampa nel quale scrivono per influire sui grandi eventi del nostro tempo. C’è per esempio chi vuole riaccendere , scrivendo articoli, grandi movimenti popolari, quali l’entusiasmo per l’Unione Europea, o l’amor di patria, o lo spirito religioso. Ai colleghi che nutrono simili speranze, quando i loro obiettivi siano nobili, auguro fortuna, ma temo che si illudano: non è nostro compito, e neanche nelle nostre possibilità, cambiare il mondo. Faccio queste osservazioni perché tanti, ogni mattina comprano un giornale, ma non è diffusa la consapevolezza di che cosa esso sia. Mi auguro, chiarendo le idee, di agevolare il rapporto fra giornale e pubblico. Se si sa che cosa si compra in edicola, lo si compra, spero, più volentieri Piero Ottone Il venerdì – pag. 15 2 marzo 2007 2 marzo 2007
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