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 Parte da Plataci (CS), porta orientale dell’area protetta calabro-lucana, dove l’Ente Parco ha realizzato una suggestiva “casa albergo” che il nuovo sindaco, Francesco Tursi, aprirà quanto prima, la sfida culturale del Parco.

L’occasione è offerta dagli “Itinerari gramsciani”, giunti alla decima edizione per iniziativa dell’on. Mario Brunetti, figlio illustre del comune dell’Alto Jonio cosentino, e del suo Istituto Mezzogiorno Mediterraneo. Alla giornata di studi, svoltasi sabato 21 luglio, su “La rosa è attecchita: alla riscoperta della memoria e delle identità”, è intervenuto, tra gli altri, il Commissario straordinario dell’Ente Parco del Pollino, Domenico Pappaterra, per il quale il progetto culturale di Plataci va sostenuto perché pone una nuova visione sulla quale il Parco intende lavorare: il recupero delle identità culturali e del patrimonio storico-culturale. Un percorso che va nel senso indicato da Pappaterra: quello del recupero dell’orgoglio dell’identità, per rilanciare e concretizzare il Parco del Pollino. “Occorre far sentire di più la propria voce – ha detto Pappaterra -. Dal basso, senza delegare, può partire la nostra rivincita. E in questa sfida devono stare dentro i giovani, gli unici in grado di difendere le nostre identità e gli unici i quali potranno farci dire che la rosa è attecchita”. Alla giornata di studi, oltre l’ideatore degli “Itinerari gramsciani”, Mario Brunetti, sono intervenuti il Sindaco di Plataci, Francesco Tursi, il prof. Mario Alcaro, Preside di Filosofia dell’Università della Calabria, il prof. Franco Altimari, Vice rettore dell’Unical e Donatella Laudadio, assessore provinciale alle Minoranze Linguistiche. Brunetti ha detto, tra l’altro, che l’iniziativa di Plataci ha rotto uno stereotipo, dimostrando che anche dalle periferie possono venire sollecitazioni culturali. Egli ha anche ribadito “l’utilità durevole e l’attualità del pensiero” di Gramsci, i cui avi erano originari di Plataci. Un dato, oramai acquisito, ha rimarcato il Sindaco, Tursi. Sempre per Brunetti, inoltre, la questione meridionale, posta già 81 anni fa da Gramsci, è oltremodo attuale e aperta, tanto da divenire, nell’ambito di una visione più ampia, che tiene conto del fenomeno della globalizzazione e del capitalismo “mondializzato”, questione euromediterranea. Interessante, a proposito di capitalismo e di globalizzazione, la relazione di Alcaro secondo il quale l’anti-egemonia (del capitalismo), di cui Gramsci era il massimo teorico, oggi può consistere in quei movimenti che esaltano il rapporto uomo-natura e le stesse identità, esprimendone il valore universalistico, che non è più solo culturale ma anche e soprattutto politico. Il loro radicamento nel territorio può esercitare una funzione rispetto alla lotta al capitalismo, che non è più quella operaia in quanto n’è invasa l’intera società e non più, solo, il mondo del lavoro. La lotta alla mercificazione (la “de-mercificazione” è indicata da Fausto Bertinotti nella rivista “Alternative per il Socialismo”) è una possibile alternativa al diffondersi della mercificazione, che ha reso il capitalismo “predatorio” e dissociato completamente dall’interesse pubblico. Donatella Laudadio ha dapprima ringraziato i presenti per il contributo offerto, da ognuno, ed ha chiesto formalmente al Parco di poter contare su di esso per queste tematiche. Quindi si è soffermata sull’importanza attribuita da Gramsci alla cultura, che rendere l’uomo libero, e, in particolare, sulla questione dell’identità minoritaria, la cui difesa significa, ha detto, “difendere la democrazia”. Sulle minoranze linguistiche si è anche soffermato il prof. Altimari, “autore”, per la Laudadio, “del risveglio dell’attenzione sulla cultura e sulla lingua delle minoranze”, il quale ha ricordato che per i latini, la mercificazione era la negazione dell’otium: per dire che quello che era negativo per i nostri predecessori, è divenuto per noi positivo. Anche nei nostri luoghi, secondo Altimari, si è verificato il rifiuto dell’identità, “perché sono state recepite delle visioni false alimentate a volte anche dal sistema scolastico”. Avere concezione delle identità diverse, plurali, non chiuse, bensì aperte, che ci diano la possibilità di cogliere nuovi aspetti, che le rendano “identità funzionali” e che ci consentano di non prescindere, in generale, dalla conoscenza dell’altro, secondo lo studioso e scrittore potranno contribuire a resistere alla cultura dell’inglobare.

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