La legge finanziaria regionale risente del trasferimento dei tempi e delle decisioni per la lunga, triste e nota vacatio degli organi politici regionali. Un dato, questo, che deve essere superato con rapidità perché urgono scelte mirate e decise per legare l’emergenza sociale allo sviluppo.
Serve una svolta radicale per affermare una nuova “vision” che proietti, nel panorama regionale dei soggetti e dei territori irretiti da una crisi drammatica, “il che cosa si vuole fare”, “il dove si vuole andare” ed “il come fare” per realizzare interventi concreti che tocchino la condizione di vita delle persone e delle famiglie e la sussistenza del sistema produttivo, occupazionale ed economico della regione.
Si registrano nella proposta di legge finanziaria regionale spunti e blocchi interessanti di risorse mobilitate con innovatività quali: le previsioni dell’avvio dei Por connessi ai nuovi fondi UE, il finanziamento di un fondo regionale per l’occupazione e di un sistema integrato per il lavoro, comunque da meglio dettagliare.
Ma si attende ancora una premessa che è quella di una pianificazione strategica partecipata condivisa e propulsiva, di una nuova fase dello sviluppo regionale che parta da un impiego diverso e finalizzato dei Fondi UE precedenti e del nuovo ciclo 14-20 che tracci le linee di evoluzione del sistema produttivo e dell’esistente nei diversi campi economici secondo un modello di “regione aperta” nel tempo del globale(agroindustria, turismo, ricerca, edilizia, sicurezza, agroforestale).
Ed insieme si attendono e si auspicano decisioni e misure inequivocabili all’emergenza sociale con risposte immediate alla platea variegata del lavoro precario, in CIG, di chi ha perso il lavoro e del più vasto mondo di lavoro e disoccupazione giovanile che è il vero “punctum dolens” del sistema sociale regionale.
Servono misure conseguenti di attivazione di un vero “servizio del lavoro sociale regionale” dentro cui offrire un cartello di attività per associare i cassaintegrati a progetti comunali e comprensoriali di sviluppo civico, sociale e territoriale, anche dentro la costituenda Agenzia agro forestale con forme occupazionali stabilizzate.
Un Servizio per il lavoro, con CPI rinnovati, che:
-favorisca l’assorbimento di parte del personale qualificato in mobilità in deroga, mediante percorsi di empowerment;
– intercetti parte di lavoratori indirizzandoli verso percorsi in apprendistato o sulle azioni di Garanzia Giovani, o ancora su interventi formativi di riqualificazione;
– sviluppi un meccanismo sperimentale del contratto di ricollocazione con apertura dei servizi per l’impiego anche a qualificati operatori privati.
Insomma per accompagnare gli sprazzi di novità della legge di stabilità regionale occorre, in un solo tempo, fare provvedimenti e leggi di riordino vero del sistema pubblico regionale. Una Regione di governo strategico dei processi, con funzioni di committenza verso un insieme di enti-agenzie ristrutturato, moderno, di servizio ai territori ed una distribuzione di funzioni verso quatto-cinque Unioni di Comuni in grado di elevare e qualificare la partecipazione alle nuove politiche.
In questo quadro, la previsione di un Fondo per l’occupazione, potenziato con le risorse europee, è una buona intuizione che recepisce suggerimenti e suggestioni del Piano del lavoro proposto da CGIL-CISL-UIL di Basilicata.
La finalità dello stesso, tuttavia, deve essere chiarito in modo duplice: per un verso sostenere le misure di impiego indirizzate verso una visione di reinserimento (contratti di ricollocazione) e di ricerca della stabilizzazione, anche con forme di incentivazione all’impresa; per altro verso potenziare le attività di integrazione dei servizi civico-sociali su base comunale e quindi il sostegno pubblico a progetti di tenuta di una platea affatto diversificata al suo interno.
Essenziale è dare strumenti operativi a queste decisioni (Servizio regionale ed agenzia per il lavoro) che diversamente non hanno possibilità di realizzazione.
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