I dati della Cgia Mestre sull’aumento del fenomeno estorsivo in Basilicata sono in sintonia con le indagini che periodicamente   

realizziamo tra i commercianti in occasione della Giornata annuale “Legalità mi piace!”: negli ultimi sette anni la percezione di sicurezza per la propria attività imprenditoriale tra i titolari di imprese di settore della provincia di Potenza è peggiorata (il 52% dei nostri commercianti la pensa così contro una media nazionale del 47%), con incrementi significativi di abusivismo (59% dei commercianti è preoccupato) e della contraffazione (67%), con punte “allarmanti” per l’usura e tangenti negli appalti (33%). Lo riferisce Confcommercio Imprese Italia Potenza.

Ancora, tra i risultati dell’indagine realizzata dalla società Cfk Eurisko, solo il 18% degli operatori economici lucani dichiara di aver attivato azioni di protezione della propria impresa (contro il 50% della media nazionale) mentre il 63% indica tra le iniziative più efficaci per la sicurezza “più protezione da parte delle forze dell’ordine” e il 28% “più collaborazione” con le stesse forze dell’ordine. Un dato anomalo rispetto alla tendenza nazionale è quello che riguarda l’esperienza di taccheggio segnalata dal 67% dei commercianti contro una media nazionale del 55%, fenomeno che conferma ulteriormente le condizioni di povertà di famiglie e cittadini. Inoltre, tra le problematiche principali del territorio il 46% lamenta la presenza di venditori abusivi.

Fausto De Mare, presidente Confcommercio, sottolinea che l’illegalità altera il mercato e genera una concorrenza sleale che indebolisce il tessuto imprenditoriale sano. I fenomeni illegali – contraffazione, abusivismo, estorsioni, usura, infiltrazioni della criminalità organizzata, furti, rapine, taccheggio – incidono sul corretto funzionamento del mercato in quanto falsano il gioco della concorrenza, comportano la perdita di fiducia degli operatori e la diminuzione degli investimenti. Questi fenomeni impattano pesantemente sul sistema economico-sociale in quanto determinano la chiusura di imprese oneste e la perdita di posti di lavoro, colpiscono la tutela dei consumatori, la sanità e la sicurezza pubblica, causano un danno d’immagine all’intero paese. Fondamentale la diffusione della legalità per lo sviluppo del commercio, un processo che il Sistema Confcommercio porta avanti, con non poche difficoltà, grazie alle associazioni antiracket e i consorzi Fidi. Una cultura della legalità che va estesa con un nuovo modo di aiutare le aziende, non con assistenzialismo quando sono ormai ad un punto di non ritorno stremate da racket ed usura, ma con un percorso di formazione professionale per gli imprenditori e chi si appresta ad avviare un’impresa. Bisogna opporsi, prioritariamente, ad una situazione che sottrae energie all’intero Paese. E bisogna farlo tutti insieme: imprese, consumatori e istituzioni pubbliche. E proprio allo Stato vogliamo dire che, poiché l’illegalità spesso si annida nella complessità, le imprese devono essere agevolate e non vessate dal fisco e dalla burocrazia, specie quando creano lavoro, reddito e benessere, ovvero ciò che negli altri Paesi è incentivato e premiato. Aiutiamole ad uscire da questo meccanismo perverso. E facciamolo presto e bene perché il tarlo dell’economia malata sta corrodendo inesorabilmente l’economia sana del Paese. 

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