Anche se calcoli precisi sono impossibili, in quanto la nuova tassa potrebbe essere modellata diversamente rispetto a quella abolita nel 2008 e basarsi sulla progressività e sulla rivalutazione delle rendite catastali, qualche valutazione di massima si può già fare. 107,87 euro all’anno a Potenza e 99,55 euro all’anno a Matera
Mediamente, dunque, secondo i calcoli della Uil della Basilicata legati alle aliquote in vigore prima dell’abolizione dell’imposta da parte del Governo Berlusconi, ogni proprietario si troverà a pagare, al netto della detrazione, 107,87 euro all’anno a Potenza e 99,55 euro all’anno a Matera, parametrati su un appartamento di 80 metri quadrati in zona censuaria semiperiferica. Per gli alloggi di categoria A2 (abitazione civile) l’imposta salirebbe a 142,80 euro a Potenza e a 116,50 euro a Matera; per quelli di categoria A3 (abitazione economica e popolare) di 82,60 euro a Matera e 72,95 euro a Potenza. Questa stima emerge da una elaborazione/simulazione, della UIL Servizio Politiche Territoriali, relativa ai possibili, e, ormai certi, effetti della introduzione della nuova tassa sulla casa (IMU) e sui servizi (ReS), o per una semplice reintroduzione della sola ICI sulla prima casa nelle 104 Città Capoluogo di Provincia.
L’indagine ha preso a campione il costo annuo delle possibili imposte riferita ad un appartamento di 80 mq., categoria A/2 (abitazione civile) o A/3 (abitazione economica e popolare) che è il taglio medio delle Città Capoluogo, analizzandone le rendite catastali rapportate a 5 vani e siti in zona censuaria semiperiferica.
Il calcolo è stato fatto elaborando le nuove imposte con l’attuale percentuale di rivalutazione catastale (5%) e con una rivalutazione delle rendite del 15%.
Per l’IMU la simulazione prevede l’aliquota ordinaria del 6,6 per mille (i Comuni hanno facoltà di aumentarla o diminuirla fino ad un massimo del 3 per mille), e, le attuali detrazioni per la prima casa, deliberate dai Comuni per il 2011.
Mentre per la ReS si è presa in considerazione l’aliquota del 2 per mille senza detrazioni, in quanto non previste.
Dunque il ritorno all’Ici sulle abitazioni principali potrebbe comportare un ulteriore inasprimento fiscale considerando che i Comuni, dal prossimo anno, potranno deliberare una nuova “imposta di scopo” per la realizzazione di opere pubbliche. Tale facoltà è prevista nel decreto sul Federalismo municipale e configura a tutti gli effetti un’addizionale di imposta (0,5 per mille sulla base imponibile Ici) che oggi esclude proprio l’abitazione principale. Inoltre, il decreto correttivo del fisco municipale, approvato dal Consiglio dei Ministri il 24 ottobre scorso, prevede la “service tax”: si tratta di una reintroduzione “mascherata” dell’Ici sulle prime case con un’aliquota del 2 per mille che graverà su chiunque occupi un immobile adibito ad abitazione (comprese le famiglie in affitto) e che servirà per finanziare servizi generali dei Comuni (illuminazione pubblica, polizia locale, anagrafe ecc.).
All’ICI pertanto va aggiunta l’IMU (6,6 per mille) che raggiungerebbe un costo medio per abitazione di 167,85 euro a Matera e 160,67 euro a Potenza.
La UIL ha anche calcolato il costo medio IMU e RES (Imposta Rifiuti e Servizi) con la rendita catastale rivalutata al 5% e una tariffa media a Potenza di 240,66 euro e a Matera di 253,26%; con una rendita catastale rivalutata al 15% si sale a 278,17 euro a Matera e a 264,33 euro a Potenza.
“Analizzando il dettaglio dei provvedimenti – sottolinea il segretario generale della Uil Carmine Vaccaro – questa reintroduzione palese o mascherata dell’imposta sugli immobili peserà inevitabilmente anche, e soprattutto, sulle tasche dei lavoratori e pensionati. Il risultato potrebbe essere però drammatico: innalzamento della pressione fiscale e, soprattutto, poche difese per chi in questi anni ha pagato tutto il pagabile e che vede in forte sofferenza il proprio potere d’acquisto. Ecco perché la UIL esprime fortissime perplessità all’introduzione indiscriminata di nuovi e onerosi balzelli in assenza di tutele (esenzioni o agevolazioni) per chi vive di reddito fisso.
Come Uil riteniamo invece che il nuovo Governo debba iniziare a far pagare di più chi ha più disponibilità, iniziando con il tassare quel 10% di persone che detengono il 60% della ricchezza del Paese. Inoltre, anziché agire “tout court” sulle imposte delle prime case si potrebbe, al contrario, far leva sulla rivalutazione e sulla riclassificazione delle rendite catastali, ferme agli anni ‘60, adeguandole ai valori del mercato immobiliare. Si potrebbero recuperare in questo modo ingenti risorse senza dover tassare chi, con anni di sacrifici, ha potuto acquistare la casa dove vive. È del tutto evidente – conclude Vaccaro – che un ragionamento su questo tipo di imposte non può essere affrontato senza un ragionamento complessivo sulla questione fiscale nel nostro Paese. Per questo riteniamo che non sia più rinviabile l’attuazione della delega per la riforma fiscale, la quale deve avere un solo obiettivo: ridurre le imposte per i lavoratori dipendenti e pensionati”.
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