Il bilancio triennale del Programma Welfare to Work di Italia Lavoro con le azioni e i risultati conseguiti in Basilicata è piuttosto deludente: sui 1.814 lavoratori “presi in carico” dal 2009 al 2011 solo 175 sono stati ricollocati direttamente in produzione

che in aggiunta ai 71 che hanno avuto comunque altri esiti positivi (tra i quali percorsi formativi) raggiunge quota 246. A sostenerlo è il segretario generale regionale della UIL Basilicata Carmine Vaccaro.

Siamo di fronte alla conferma della posizione fortemente responsabile assunta dalla UIL in questa fase di primo confronto tra Governo e parti sociali sul mercato del lavoro, perché – evidenzia Vaccaro – i lavoratori lucani come i circa 360 mila in totale del nostro Paese sono stati “presi in carico” da Italia Lavoro attraverso iniziative di politica attiva connesse all’erogazione di cassa in deroga. Per questo più che una valutazione sui numeri minori conseguiti dalle azioni messe in campo, in questo settore, in Basilicata rispetto ad altre regioni che hanno conseguito risultati di reintegri pari anche al 90% (Lombardia) o all’80% (Molise) ci interessa ribadire le nostre proposte sul sistema di protezione dei lavoratori in questa fase di crisi. Non va sottovalutato che il monte ore di cig in deroga in Basilicata nel 2011 ha toccato quota 2.170.618 ore e che nel triennio 2009-2011 la Basilicata è l’unica regione d’Italia a segnare un incremento di ore di cig complessiva. Di qui la nostra preoccupazione – aggiunge Vaccaro – è che si possa smantellare un meccanismo che ha consentito di ridimensionare almeno, come media nazionale, del 2% la percentuale di disoccupati.

In sostanza, si può affermare che, mediamente, negli anni della crisi, è stato  tutelato dal sistema di protezione sociale  1 lavoratore dipendente su 4.

Ma quanto è costato alla collettività questa grande operazione di protezione civile e sociale? Secondo un Rapporto della Uil si tratta di 9,3 miliardi di euro nel 2011 su un totale erogato di quasi 18 miliardi di euro. Dunque, 8,6 miliardi sono stati versati da imprese e lavoratori.

Nel solo 2011, sono affluite nelle casse dell’Inps risorse per oltre 8,6 miliardi di euro. In particolare, la gestione che eroga la Cassa Integrazione Ordinaria è stata in questi 6 anni sempre in attivo partendo da 1,9 miliardi di euro nel 2006 agli oltre 1,7 miliardi di euro nel 2011.

La sofferenza dei conti deriva ovviamente dalla violenza della crisi e anche dal necessario allargamento della cassa in deroga a imprese e settori che, storicamente, non hanno mai contribuito.Si può concludere che lo Stato ha “investito” sul sistema di protezione sociale circa 10 miliardi di euro (in realtà per la CIGO e CIGS si attinge dai saldi attivi Inps degli anni precedenti). Si tratta di una cifra modesta rispetto ad altri spese e interventi non altrettanto equi, a partire dalle spese per le nostre istituzioni (es.: costi della politica) o di sostegno al sistema bancario, o per sostenere monopoli al riparo da una virtuosa concorrenza.

Certamente si può migliorare e rendere più equilibrato il sistema dei nostri ammortizzatori sociali. Si può e si deve ridefinire, in particolare, lo strumento di protezione dei lavoratori più deboli, come coloro che, assunti con contratti a termine, oggi ricevono aiuti non proporzionati al loro disagio.

Lascia, quindi, fortemente perplessi – dice Vaccaro – l’idea di intervenire esclusivamente allungando la copertura e l’importo dell’indennità di disoccupazione assorbendo la Cassa Integrazione Straordinaria. Meglio sarebbe operare intorno alla funzione, rinnovata e più ancorata a buone politiche di formazione e riqualificazione, della Cassa Integrazione, anche attraverso un migliore impiego delle risorse europee, considerando che la formazione per i percettori di indennità di Cassa integrazione riguarda sostanzialmente la Cassa in deroga e che, nel corso del triennio, per tali politiche sono stati spesi soltanto 643 milioni di euro”.

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