Finalmente, con il primo febbraio, cioè a metà anno scolastico, prendono il via i tanto attesi progetti regionali. Bene! anche se pochi e tardivi, tutto è meglio di niente in una situazione drammatica come quella della scuola lucana.
La regione ha sfruttato fondi europei con l’obiettivo primario di sostegno allo studio e contro la dispersione scolastica, l’effetto collaterale sarà una boccata di ossigeno per poche decine di insegnanti precari, e ancor meno lavoratori della categoria ATA, rimasti completamente inoccupati in questo anno scolastico. I progetti sono stati ventilati come impegno preelettorale dall’assessore Falotico, peraltro non più eletto, e ora l’evento tanto atteso si rivela il classico topolino partorito dalla montagna. Basta dare un’ occhiata alle cifre del personale che verrà impiegato e soprattutto basta considerare che la metà dei fondi europei stanziati ( oltre 4 milioni di euro!!) rimarrà inutilizzata e sarà dirottata su altre misure. Pochissime scuole hanno aderito, perché?
Si fa presto a d ire che mancano impegno o competenze che c’è chi snobba i progetti e chi li ritiene inutile perdita di tempo, questo è qualunquismo ! Il problema è un altro, i ragazzi a scuola nel pomeriggio non ci possono rimanere. Alla Regione (nelle varie persone degli assessori uscente ed in carica, del presidente, dei vari dirigenti,…) sfugge evidentemente che alla stragrande maggioranza degli studenti lucani è pressoché impossibile rimanere a scuola per un progetto pomeridiano e riuscire a rientrare a casa con un mezzo pubblico. Forse alla Regione si dimentica che anche grazie al piano di dimensionamento scolastico la popolazione scolastica lucana (alunni e lavoratori della scuola) è in massima parte pendolare e che, se un insegnante o un bidello, pur di lavorare , si mette in macchina per le nostre strade (se si possono chiamare ancora così!) e raggiunge il suo posto di lavoro, un ragazzo adolescente non può farlo e non vede la necessità di farlo.
Si parla dunque di progetti, ma l’unico vero progetto da mettere nero su bianco è quello che definisca una visione globale, adeguata, efficace di intervento sulla scuola lucana. Il presidente Pittella e l’assessore Liberali devono dire subito, in modo che si possa già lavorare per il nuovo anno scolastico, come vogliono rilanciare la scuola lucana e con essa tutta la regione. Se è vero come è vero che le regioni hanno competenze in materia di istruzione e formazione occorre che regione Basilicata operi non solo per ridimensionare e risparmiare, come ha fatto finora ; ma anche per costruire una nuova idea di scuola aderente alla realtà lucana.
Non è vero che non ci sono le risorse: trovare oltre 4 milioni di euro per un’azione straordinaria per il contrasto alla dispersione scolastica e per il rafforzamento dei servizi di offerta formativa e non poterli sfruttare è un peccato!
Invece di chiedere l’adesione delle scuole che, a loro volta, chiedono l’adesione agli studenti che però, se sono in odore di dispersione scolastica, non hanno alcun interesse ad aderire, la regione può – e deve! – prevedere un ampliamento dell’offerta scolastica organico e non straordinario. Perché non prolungare l’orario scolastico e rendere di fatto obbligatoria la frequenza ai “progetti”? A quel punto anche il trasporto degli alunni potrà essere programmato e reso funzionale ad un’attività che non diventa più utile solo al supplente di turno che ottiene l’ incarico ( e si sente poco utile e davvero precario), ma all’intera comunità.
Gli italiani sono sempre stati un po’ esterofili, ormai da anni ciò che viene dall’Europa o dagli Stati Uniti è incondizionatamente buono e da adottare( vedi liberismo, valutazioni Ocse, rating, triple A, doppie B ) Perché, dunque, non prendere ispirazione dal modello del liceo/college, che migliorerebbe la qualità e la quantità degli stimoli sociali e culturali a cui molti nostri studenti sono sottoposti?
Caro assessore, caro Presidente, organizzate quanto prima un tavolo tecnico, chiamate le parti sociali, chiamate chi di scuola si occupa davvero, sul campo, non nelle segrete stanze, perché con i ragazzi bisogna sporcarsi le mani, respirare la stessa aria. Né loro né i loro insegnanti sono numeri da sommare e sottrarre per far quadrare un bilancio. Nella cultura e nella formazione dei nostri giovani non si può lesinare, nel nostro futuro bisogna investire, ed è ora di farlo e farlo bene.
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