Oggi pomeriggio alle ore 15 presso lo stabilimento SATA di Melfi la Direzione Aziendale ha incontrato la RSA per comunicare il nuovo periodo di Cassa Integrazione per i 5770 lavoratori nei giorni 20, 24 e 27 febbraio e 2, 5, 9, 12, 16 e19 marzo 2012.
Questo ulteriore periodo di CIGO cade nel mezzo di una crisi economica e finanziaria di dimensioni mai conosciute dalla nostra generazione e all’indomani dell’ accordo del CCSL dei lavoratori metalmeccanici della FIAT.
E’ quindi l’occasione giusta per fare le nostre considerazioni al termine di un anno difficile per l’economia e la società italiana e lucana e di un 2012 che si prospetta altrettanto difficile con ben 27 giorni di CIGO gia programmati fino alla meta’ di Marzo per il Polo dell’auto.
Viviamo in un tempo nel quale non si parla più di coesione sociale, di sviluppo, di progresso. Il futuro è dipinto a tinte fosche e c’è la fondata preoccupazione che il 2012 possa essere il peggiore da quando è iniziata la crisi. Siamo appesi ormai allo SPRED, un termine economico tecnico che sta diventando per noi italiani un vero e proprio incubo.
Ma il Sindacato deve anche trovare la forza di cambiare, di dare una speranza, di immaginare un orizzonte nuovo di idee e di valori. Deve sforzarsi di misurarsi con i problemi drammatici, ma anche con le prospettive esaltanti che la globalizzazione in senso lato presenta, costruendo una visione organica del mondo, della società del nuovo mercato del lavoro. Quello che in piccolo stiamo cercando di fare noi in Basilicata.
La Basilicata è oggi il fanalino di coda dell’economia del Mezzogiorno non perché abbia una classe politica peggiore, ma proprio perché è collassato il manifatturiero (Polo del salotto in primis) ed è andato in crisi il mercato dell’auto, quei fattori che avevano contribuito al “miracolo economico” della seconda metà degli anni ’90.
Oggi, occuparsi del lavoro significa prendersi cura dei lavoratori stabili, di quelli precari, di coloro che hanno perso il lavoro, di quelli che stanno finendo il lavoro, di quelli che hanno finito il lavoro, dei giovani che cercano un lavoro e soprattutto dei miliardi di lavoratori che non hanno diritti, né tutele nei paesi in via di sviluppo.
Per questo noi siamo delusi dalle misure introdotte dal Governo Monti. Noi non discutiamo le politiche di rigore che sono necessarie per il bene dell’Europa e del nostro Paese. Noi siamo amareggiati perché nella manovra non c’è sufficiente equità e perché non c’è alcuna misura per la crescita.
Crescita significa anche costruire una rete di protezione sociale capace di dare una risposta ai giovani precari, ai disoccupati, ai cittadini non autosufficienti. Significa accogliere gli immigrati che svolgono lavori che i nostri concittadini rifiutano in modo decente ed umano. Significa sostegno ai disoccupati, alle famiglie dei cittadini non autosufficienti, significa pensare ad un reddito di cittadinanza che metta al riparo milioni di persone dalla povertà estrema. Significa costruire un patto generazionale con misure adeguate.
Dalla crisi non ne usciamo se non pagano i ricchi, quelli veri. Se non vengono tassati i grandi patrimoni, se non viene tagliata la spesa improduttiva. Il peso fiscale deve trasferirsi dalle imprese alle persone, dal lavoro alla rendita, dai redditi ai patrimoni.
Adesso,tocca rilanciare sul lavoro, sulla crescita del mercato dell’auto, ancora in affanno, e sul rafforzamento del Polo metalmeccanico di Melfi. Serve un nuovo modello che sostituisca la “Grande Punto” ed un secondo modello di segmento B, servono più investimenti in ricerca ed innovazione e proprio SATA si candida a diventare la piattaforma logistica dell’automotive e, in prospettiva, il perno della presenza FIAT in Italia.
Melfi ha tutte le potenzialità per ambire a questo straordinario traguardo: alta produttività, impianti all’avanguardia, risorse umane e professionali giovani, un indotto articolato ed efficiente.
Si trova proprio nel cuore del Mediterraneo, all’interno di una regione che ambisce a diventare cerniera tra le altre regioni del Mezzogiorno.
Lo stabilimento lucano si troverebbe dunque sulla direttrice dei commerci e degli scambi con il medio e estremo Oriente in un Mediterraneo che tornerà ad essere nuovamente centrale , dopo secoli di emarginazione e di trasferimento del perno del commercio e degli scambi sull’Atlantico.
Una grande sfida e una grande opportunità non solo per la Basilicata, ma per l’intero Mezzogiorno e per il resto dell’industria metalmeccanica lucana che continua a boccheggiare e a muoversi in acque molto agitate. Molti posti di lavoro sono andati perduti con la chiusura di fabbriche storiche come la ex Magneti Marelli la Mhale Mondial Piston.
Occorre ristorare la nostra Regione con royalties più corpose e con investimenti produttivi che producano occupazione su larga scala. Trasferire solo alcune delle imprese legate alle grandi compagnie petrolifere che operano in Basilicata potrebbe essere la chiave di volta del nostro futuro e l’inizio di una rinascita economica e sociale di cui se ne sente un gran bisogno.
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