Una Agenzia Unica Regionale per la Formazione ed il Lavoro che assicuri un Piano di Ristrutturazione e Riforma del sistema regionale dell’orientamento professionale e dell’intermediazione fra domanda ed offerta di lavoro,     

nonché un forte rilancio del ruolo progettuale del territorio in materia di politiche socio-sanitarie, con i piani di salute ed i punti di salute, centrati sui bisogni del cittadino, politiche socio-lavorative , socio-educative ed assistenziali integrate; una Agenzia Agro-Forestale che superi l’attuale intervento frammentato e non finalizzato nel campo forestale assicurando interventi integrati nella tenuta e gestione del bosco e del sottobosco ed interventi di salvaguardia ambientali; un nuovo quadro di Agenda Digitale, un insieme coordinato di interventi mirati ad uno sviluppo sia dell’infrastruttura, dell’offerta di servizi on line, della domanda di accesso di ampi strati della comunità locale, anche a mezzo di una apposita struttura in house, valorizzando risorse già in campo; la ripubblicizzazione dell’intero sistema degli acquedotti e di gestione degli invasi, ivi comprese la gestione della depurazione e la salvaguardia idrica, istituendo un’unica struttura, totalmente pubblica, con la riduzione dei costi di gestione, capace di applicare un piano tariffario equo; la costituzione di una società finanziaria-banca dello sviluppo che tende a capitalizzare l’introito derivante dalle risorse ex petrolio, mobilitandole sul mercato finanziario e prefigurando un fondo destinato a sostenere professionalmente e con competenza tecnico finanziaria il capitale imprenditoriale regionale. Sono queste le scelte di una “funzione pubblica utile” indicate dalla Uil Basilicata con la manifestazione “Cambiare il pubblico ci riguarda” alla presenza del segretario nazionale Carmelo Barbagallo.

Insomma la “chiave di volta” è il rovesciamento dell’ottica “auto- centrata” della PA regionale.

Da giovane ricercatrice del Centro studi Raffaela Pucciariello usa un linguaggio schietto: oggi la PA appare nel suo insieme troppo lontana e distante dalla vita reale delle persone, con parametri e modelli inadeguati ed antiquati. I dipendenti pubblici sono quasi sempre “incavolati” perché vivono una condizione di lavoro in cui il merito e l’impegno non sono riconosciuti, con una scarsa valorizzazione delle competenze e con forti sperequazioni stipendiali, a volte nel contesto di amministrazioni inutili, con uno tzunami di adempimenti normativi che è difficile leggere e che non si leggono. E ci vogliono i concorsi per rimettere i giovani nell’amministrazione pubblica.

Inoltre, abbiamo assistito ad una persistente sospensione del vincolo costituzionale del concorso pubblico. Anche in Basilicata – dice Pucciariello – i piani del fabbisogno del personale rimangono lettera morta, tetti e profili assunzionali diventano geometria variabile, senza corrispondere ad un disegno strategico d’innovazione e di miglioramento che riguarda servizi efficaci, cittadini soddisfatti, innovazioni tangibili. Il ricorso al personale esterno, anche di natura dirigenziale, non può essere tollerato nelle cifre incontrollate che sappiamo, ma va allineato ad un più generale piano dell’Amministrazione regionale e ridotto secondo i termini di una necessaria e reale utilità.

Chiediamo alla Giunta Regionale al suo Presidente che si faccia garante di promuovere al più presto, come prevede la norma, l’assorbimento del soprannumero del personale provinciale, per passare rapidamente a mettere mano alle graduatorie per coprire i posti con i giovani aspiranti idonei. Ricordo la recentissima sentenza del GDL di Potenza che ha ordinato l’assunzione immediata di uno dei vincitori del concorso all’Arbea. Il processo di riforma che riguarda i piccoli Comuni, le Province e perciò le Regioni, impone alcune riflessioni in ordine alla portata delle innovazioni che andranno a ridisegnare l’architettura del sistema istituzionale italiano. Se non si sa chi deve fare che cosa, è ovviamente impossibile stabilire quali dipendenti si devono spostare, e verso dove. Per far partire la giostra della mobilità, del resto, manca ancora la definizione ed attuazione di due decreti ad opera del Governo. Ciò che occorre per attuare la riforma e per migliorarne gli effetti – continua la ricercatrice del Centro Studi – è proprio la necessità tenere allineato il sistema: avere un progetto attuativo locale che prefiguri qual è il modello di riordino della PA allargata a livello locale e su questo modello attestare tutte le operazioni di ricollocazione del personale e non viceversa e cioè partire dai tagli del personale (il tremendo 50% dell’organico provinciale) e poi si vede! Lo ha sostenuto la stessa Corte dei Conti che ha indicato il limite dell’operato degli enti: per allontanare le ombre di dissesto serve un «riallineamento tra funzioni e risorse». Prima di tutto i progetti e gli strumenti, poi il movimento e gli spostamenti del personale!

“Altro che nuovo Statuto. La sfida più alta – afferma il segretario regionale Carmine Vaccaro – riguarda una sorta di costituente della nuova Regione. “Riformare la Basilicata”, rimettere in moto tutt’insieme un complesso organico di provvedimenti cornice che possa guidare il processo di cambiamento della PA locale, in qualche modo provocato dalla recente L. 56/14 sulle Province e sulle Unioni dei comuni. O si fa tutt’insieme questo attacco riformatore, tenendo il filo rosso delle norme da produrre oppure si va verso un’anarchia dei processi che provoca confusione, disservizio e distruttività. Il nuovo “macromodello regionale” è sembrato invece più un rattoppo, simile ad altri provvedimenti del passato, che non incide né sulla razionalizzazione della spesa (alla riduzione da 6 a 4 assessori, non è corrisposto un riallineamento di compiti funzioni e risorse umane), né sulle criticità che impediscono ai dipartimenti di funzionare meglio. Contano decisamente di più – aggiunge Vaccaro – le relazioni, i fenomeni, la percezioni della realtà delle trasformazioni; conta un’attività di auditing dei bisogni e della domanda del territorio; serve una sorta di “barometro sociale” in grado di cogliere i cambiamenti della vita delle persone e del sociale per rimodulare e ripresentare una offerta dei servizi, meglio collegati alle nuove condizioni delle persone, delle famiglie e del lavoro. Ecco per la Uil il significato della vera sfida della pianificazione e della riorganizzazione funzionale della Regione.

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