L’annuncio del Ministro della P.A. Madia conferma, per il quinto anno consecutivo, il blocco dei contratti della pubblica amministrazione, con ricadute pesanti quindi anche sulla nostra regione che conta circa 20 mila dipendenti pubblici.
Lo stesso Ministro Madia, poco tempo fa, aveva sostenuto diversamente. Ricordiamo al Ministro che gli 80 euro non sono sufficienti per i lavoratori del pubblico impiego, così come da lei affermato, e non possono essere considerati un aumento contrattuale. Infatti, negli altri settori produttivi, oltre agli 80 euro si rinnovano anche i contratti, mentre nel pubblico impiego sono pochi ad aver diritto al bonus, sia per la cifra di riferimento, sia perché, nella somma su cui si stabilisce il diritto a riceverlo, viene calcolato, a differenza degli altri settori, anche il salario di produttività, con la motivazione che non è defiscalizzato. E’ questa dunque la classica goccia che farà traboccare il vaso e rischia di essere la miccia che farà esplodere un autunno veramente caldo nel pubblico impiego.
Oltre al danno che subiranno i dipendenti pubblici non vorremmo assistere ad uno spirito emulativo nel privato dove i mancati rinnovi e le disdette dei contratti sono già numerosi. Bisogna considerare che oltre al mancato rinnovo, la Basilicata conta oltre 5mila cassaintegrati e una disoccupazione giovanile che supera il 50%. A questo punto, dopo una riforma che ha penalizzato, ancora una volta, i dipendenti pubblici, sempre gli stessi a pagare le politiche di austerità, si continua con questa impostazione nella prossima legge di stabilità. E’ venuto il momento di rispondere forte e chiaro che non sono accettabili queste vessazioni continue e soprattutto il non rispetto dei patti. Il contratto, la contrattazione, fanno parte di normali relazioni fra parti e la seconda è tutelata dalla Costituzione, pertanto la nostra risposta dovrà essere rivolta a garantire questi principi e questi diritti, utilizzando tutti gli strumenti possibili a partire dallo sciopero del Pubblico impiego. Per noi la riforma più urgente è quella della semplificazione della pubblica amministrazione che il governo ha detto di aver varato con una legge delega di cui però, adesso, non vediamo gli effetti. Il Paese è bloccato da leggi antiquate che di fatto scoraggiano gli investimenti e quindi la creazione di posti di lavoro. Anche la Giunta Regionale è incalzata da tempo dal sindacato di categoria ad accelerare la riorganizzazione, a superare lo storico precariato e a favorire i turnover.
Scrivi un commento
Devi accedere, per commentare.