Di fronte alle tragedie che continuano a colpire i lavoratori e le loro famiglie si avverte un senso di svuotamento e di impotenza.
Ho partecipato, come tanti altri lavoratori e cittadini, ai funerali di Adriano Angeloni, che si sono svolti questa mattina a Viggiano, per testimoniare alla famiglia ed ai compagni di lavoro della VIBAC, insieme ad altri sindacalisti, la solidarietà del sindacato lucano.
Ho incontrato altri lavoratori delle aziende che sono situate nell’area di Viggiano.
Abbiamo ritenuto insieme a CISL e UIL di proclamare due ore di Sciopero per richiamare l’attenzione, ancora una volta, delle istituzioni e delle imprese, di tutta la società regionale, che bisogna fermare questa “strage di innocenti” che nel compiere il proprio dovere perdono la vita.
In soli tre mesi abbiamo registrato 7 incidenti mortali sul lavoro nella nostra Regione.
Nell’anno, appena trascorso, 14 morti per altrettanti incidenti.
Non è una questione di statistica, e di numeri ma di uomini e della loro vita che è spezzata per compiere il proprio dovere.
E’un problema che va affrontato con coerenza se si vuole dare dignità ai lavoratori, ai loro diritti e non solo aumentare il profitto delle imprese.
Il costo di una vita umana è ben più alto di quello che le aziende continuano a non sostenere per migliorare le condizioni di prevenzione e sicurezza nei luoghi della produzione.
Non è solo il rispetto delle leggi, che pure esistono e vanno rispettate la legge 626/94, la legge 123/07, ma di investire nella cultura della sicurezza che non può essere aleatoria, deve essere, invece, concreta con risorse finanziarie da investire nei sistemi di protezione e prevenzione, nelle tecnologie.
Bisogna uscire dalle ipocrisie! Ciò non avviene, i lavoratori sono continuamente minacciati di perdere il lavoro, sono ostaggio di una cultura di impresa intollerabile.
Quante imprese investono nel migliorare le condizioni di lavoro dei propri dipendenti sotto l’aspetto della sicurezza?
A quando risalgono gli ultimi investimenti per il miglioramento degli impianti di produzione alla VIBAC?
Per quale ragione non intervengono, se presenti, i dispositivi di sicurezza quando un macchinario ha inconvenienti?
Ci sarà una qualche ragione sul perché le aziende, con atteggiamento dilatorio, come è avvenuto in FIAT, non informano adeguatamente i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza sulla condizione operativa degli impianti e delle risultanze delle ispezioni delle ASL e dell’ispettorato del lavoro!
Siamo convinti che vi sono responsabilità precise che portano il nome delle imprese e delle politiche aziendali se continuano a verificarsi incidenti sul lavoro che a volte, come nel caso di Adriano, sono mortali.
E così, come avvenuto, dopo l’incidente mortale verificatosi presso la SATA, che i controlli dell’ASL e dei NAS hanno riscontrato delle gravi violazioni alle norme contenute nella legge 123 del 2007, siamo a chiedere che i controlli alla VIBAC siano altrettanto rigorosi da parte degli enti competenti e la stessa magistratura faccia fino in fondo il proprio dovere.
Ciò anche per fugare tutte quelle sensazioni largamente diffuse che rispetto ad un altro incidente mortale avvenuto anni fa, sulla stessa linea di produzione, non siano stati eseguiti i relativi interventi di sicurezza.
E’ necessario che i lavoratori possano rientrare in fabbrica dopo una attenta verifica delle RLS/RSU e l’azienda per superare quei punti critici ai fini di interventi atti a migliorare la prevenzione.
Inoltre, a nostro parere, vi è bisogno di operare perché si giunga a sottoscrivere, qui e altrove, i protocolli sulla sicurezza rispettosi delle norme e delle leggi e conseguenti comportamenti previsti dalla legge 123/07 che coinvolgono anche le istituzioni.
Il sindacato ha avviato una serie di iniziative con l’apertura della vertenza sicurezza, ci pare che alcune richieste in essa contenute possano dare un forte contributo all’avvio di una nuova fase che coinvolga tutti i soggetti, ognuno per le proprie responsabilità. Siamo consapevoli che è possibile migliorare le condizioni di sicurezza se ogni soggetto nell’esercizio delle proprie funzioni contribuisce a modificare l’approccio culturale a queste questioni.
Bisogna dare dei segnali concreti di cambiamento producendo atti conseguenti di volontà politiche che devono mettere al primo posto una nuova cultura del lavoro: – la sicurezza e la vita delle persone.
Gli occhi bagnati e le facce scure in volto dei tanti lavoratori che questa mattina hanno partecipato, commossi al funerale, in silenzio chiedono più rispetto e più dignità.
Avverto profondamente questo grave grido di dolore e con tutta la CGIL porteremo avanti con una forte determinazione e impegno la battaglia che abbiamo iniziato perché si possa mettere fine a questo infinito stillicidio.
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