La decisione di FIAT di recedere da tutti gli accordi sindacali aziendali e territoriali stipulati fino ad oggi rappresenta l’epilogo di una situazione già compromessa, che porta le relazioni sindacali con il maggior gruppo industriale del nostro Paese ad un arretramento se non ad una vera e propria cancellazione della democrazia e della rappresentanza sindacale all’interno delle fabbriche del marchio FIAT.

L’intento di Marchionne è l’omologazione di tutti gli stabilimenti al modello Pomigliano, come già previsto da CGIL e FIOM.

Per la FIAT vanno aboliti contrattazione e tutele, diritti e garanzie in nome di un modello di relazioni sindacali in cui il sindacato deve essere tutto “giallo”. I rappresentanti non possono più essere eletti dai lavoratori ma nominati dai sindacati: in definitiva chi non firma accordi “suicidi” per i lavoratori e per lo stesso sindacato deve stare fuori dalle fabbriche.

Non conta più la rappresentanza perché i lavoratori vanno utilizzati alla stregua di merce, senza rispettarne diritti e dignità, chiedendogli solamente di continuare a produrre ricchezza per l’azienda, come accade a Melfi ed in altre parti dell’Italia.

É inaccettabile tale impostazione. Cacciare la FIOM CGIL dalle fabbriche è fuorviante e contro la storia sindacale e democratica del nostro Paese.

Si badi bene oggi tocca a noi domani ad altri,così si abolisce di fatto il sindacato.

Non si può accettare supinamente tutto ciò. È necessaria una risposta forte a questa provocazione da parte dei lavoratori e delle lavoratrici, di tutto il sindacato confederale e di tutte le forze politiche e istituzionali del Paese e della nostra Regione, dove insiste il più importante e produttivo stabilimento FIAT.

Bene ha fatto la FIOM a dichiarare due ore di sciopero.

È opportuno che il nuovo Governo nazionale, che sta suscitando tante aspettative, assuma una iniziativa per aprire un tavolo di confronto sulle vere questioni che attanagliano l’industria automobilistica ed in particolare sul tanto sbandierato piano industriale di FIAT. Occorre riavviare gli investimenti in Italia e non dislocarli negli USA, occorre evitare il definitivo smantellamento di Termini Imerese e dell’IRIS BUS. Bisogna fare presto perché i diritti sindacali nel nostro Paese non vengano cancellati per sempre e riconquistare il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.

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