Vertenza Lasme: in conseguenza del fallimento dell’incontro di ieri, presso il Palazzo della Regione Basilicata, incontro che non ha avuto nessun esito positivo, continua il presidio dei lavoratori davanti ai cancelli dello stabilimento della Lasme, azienda dell’indotto Fiat, che produce a San Nicola di Melfi sistemi alzavetro.
Per lo stabilimento di Melfi, la Lasme ha usufruito di 20 miliardi di vecchie lire sui 500 totali previsti dal contratto di programma e oggi è una società SRL con un capitale sociale di soli 40milaeuro.
Confermata la messa in liquidità dello stabilimento e il licenziamento dei 174 operai, regione e sindacati puntano ora a coinvolgere la Fiat, che potrebbe intervenire assorbendo i 174 lavoratori come ha fatto in passato con altre 2 aziende dell’indotto. I lavoratori non si arrendono e promettono di essere davanti ai cancelli anche il giorno di ferragosto assieme alle famiglie e alle istituzioni.
E intanto oggi hnno inviato una lettera al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano:
Carissimo e Stimatissimo Presidente,
Chi le scrive sono lavoratrici e lavoratori della L.a.s.m.e (di San Nicola di Melfi – PZ-) che fino a ieri a prodotto alzacristalli per le auto, nella nostra Basilicata una terra che amiamo e che non vogliamo abbandonare come tanti anni fa hanno fatto molti nostri genitori.
Le scriviamo perché lei più volte nei suoi pubblici interventi ha richiamato la politica a intervenire per il sud, per i giovani, per il lavoro.
Più volte gli spot slogan della politica hanno parlato di investimenti per il lavoro e per il sud.
Più volte abbiamo visto e sentito la politica parlare della nostra splendida terra, la più povera, dove le persone sono costrette a emigrare anche per curarsi.
Oltre agli Spot poi i fatti sono quelli che nonostante le nostre naturali ricchezze, il petrolio e l’acqua, la nostra Regione ha già messo in cassa integrazione 5000 famiglie di operai, donne uomini, mamme e papà.
Pochi giorni fa e toccato a noi (180), abbiamo visto, con i nostri occhi e sulla pelle dei nostri figli non soli chiudere i cancelli della nostra fabbrica, abbiamo potuto toccare con le nostre braccia di lavoratrici e lavoratori lo sfruttamento e la potenza dei grandi industriali sulla fatica di gente onesta e forse troppo ingenua, abbiamo potuto assistere al furto “IMMORALE” del nostro futuro.
Una persona, un imprenditore (il nostro) ha scelto di produrre al nord, nello stesso tempo ha derubato le nostre certezze e il nostro futuro senza aver avuto la possibilità di essere informati, senza aver avuto la possibilità di difesa di un nostro diritto.
Oggi noi siamo qui, fuori dalla fabbrica, senza un lavoro, noi siamo qui senza fiducia e speranza, perché abbiamo compreso che la nostra onestà, la nostra speranza di una Basilicata migliore, fatta di giovani che hanno scommesso sulla propria pelle è stata smantellata da un atto che pare ormai di dominio pubblico.
Se lei ci guarda, potrà cogliere nei nostri occhi l’amarezza e nello stesso tempo la volontà di non credere più a niente e a nessuno, perché abbiamo potuto costatare che i colossi, i potenti, i grandi, non si piegano di fronte alla fatica della gente operaia e onesta.
Chiediamo il suo intervento, chiediamo la sua fiducia , chiediamo che si schieri dalla parte più debole della società , dalla parte degli operai che oggi chiedono solo che venga rispettato il “Diritto Universale al Lavoro”.
Noi chiediamo solo di lavorare onestamente nella nostra terra, un lavoro semplice e onesto, uno strumento sociale che ci permette di vivere dignitosamente e di poter far studiare i nostri figli affinché per loro il domani sia migliore.
Noi carissimo Presidente, non ci sentiamo solo donne e uomini dalle braccia forti, noi ci sentiamo persone non solo capaci di produrre, ma anche menti intelligenti e giovani che non si lasceranno rubare da nessuno il futuro.
La preghiamo di intervenire , di non lasciarci soli .
. F.to Fraternamente le intelligenze, le braccia, le mamme, i papà della L.a.s.m.e. di Basilicata.
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