Il prossimo 29/1/2014 è stato indetto Consiglio Comunale per trattare l’argomento Acta, sia in tema di rinnovo della convenzione che in tema di costi, 

 anche alla luce del nuovo piano rifiuti in embrione da qualche anno e che ogni tanto affiora in superficie per poi immergersi in attesa di tempi migliori.

 

Il progetto, pronto per essere affidato, che porterebbe la differenziata a circa il 55%, prevede un investimento finanziario al primo anno di 13,683 milioni di euro comprensivo del costo di gestione annuo di €. 9,337 milioni di euro e, comunque pronostica il conferimento di rifiuti non riciclabili in discarica per 15.000 tonnellate.

Nel dettaglio del piano industriale, fra acquisti di automezzi e manutenzione, acquisto di sacchetti, contenitori, manutenzione e la prevedibile assunzione di n. 40 autisti per i nuovi mezzi, si prevedono maggiori costi annuali di gestione per oltre  milioni di euro e, al primo anno, un maggior impegno finanziario di oltre 5,5 milioni di euro.

Maggior costi quindi per oltre 8,5 milioni di euro per ottenere maggiori introiti da riciclo per meno di 600 mila euro; in sintesi si generano costi di quasi 15 volte superiori ai ricavi. Un vero affare.

Più in generale i servizi ACTA costeranno, invece che gli attuali 15,5 milioni di euro, oltre 18 milioni di euro, con un costo al primo anno di circa 24 milioni di euro, per effetto dell’acquisto di contenitori, automezzi e impiego di nuove maestranze specializzate.

Questo è il colpo di coda di questa decennale amministrazione che si è distinta per produrre montagne di debiti invece che concepire una razionale e progressiva riduzione dell’indebitamento. 

A nostro parere, la superficialità è confermata persino dalla nomina di un dirigente comunale al vertice di Acta, avvenuta lo scorso luglio per la spending review, in contrasto con norme successive (d.lgs n. 39/2013) nomina che di conseguenza è da considerarsi “ope legis” decaduta.

Incapacità allo stato puro? “Ai posteri l’ardua sentenza”, direbbe un famoso letterato; noi intanto chiediamo che si fermi questa corsa allo spreco capace solo di aumentare il costo dei servizi invece che badare alla qualità della spesa, governando le tre “E” fondamentali: efficacia, efficienza, economicità.

Una corsa allo sperpero che ha creato un debito procapite dei potentini per circa 2.400 euro, di gran lunga superiore a quello di €. 1.460 dei napoletani, che pure temono per il dissesto finanziario.

Certo che la raccolta differenziata va attivata, mirando a superare sin da subito la soglia del 60%, ma riteniamo che l’approccio debba essere diverso: debba partire dalla riduzione degli imballaggi, coinvolgere i residenti con premialità, e ridurre drasticamente il conferimento in discarica, prevedendo di ricavare utilità anche dai rifiuti non riciclabili.

Alla base di tutto vi deve essere un concreto abbattimento dei costi (già altissimi) che l’amministrazione sostiene per la raccolta, il conferimento e, più in generale, per i servizi troppo spesso insufficienti dell’Acta a causa di una pessima organizzazione delle attività e delle sue risorse umane, troppo legate a logiche di consenso politico.

I servizi oggi affidati ad Acta vanno razionalizzati e resi efficienti e, se necessario, anche attraverso una parziale internalizzazione di alcuni di essi, ma di certo non si può più differire sulla questione Acta e sui suoi costi abnormi causati da una gestione clientelare della municipalizzata (ora S.p.A.).

 

Per questo ennesimo, immane disservizio, accoppiato ad un aumento esorbitante dei costi a carico della cosa pubblica, chiediamo che l’amministrazione cittadina rassegni le proprie dimissioni vista l’incapacità o (più probabilmente) il dolo mostrato in questa, come nelle altre materia da noi già denunciate tramite i mass media nelle settimane precedenti.

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