LEGAMBIENTE BASILICATA SCENDE IN PIAZZA PER DIRE NO AL PRECARIATO L’appuntamento è per questa sera, sabato 9 aprile, dalle ore 18.00 in piazza Duca della Verdura, Potenza. Non mancate: Il nostro tempo è adesso …la vita non aspetta!!!
In un tempo di emergenze non solo ambientali ma anche etiche e sociali Legambiente Basilicata aderisce alla giornata di mobilitazione dedicata al mondo dei precari, per dare il suo sostegno e contributo alla azione dei giovani sempre più spesso limitati nelle aspettative e condizionati da un futuro incerto.
Poniamo l’attenzione sulle grandi opportunità che la tutela e la valorizzazione dell’ambiente possono offrire a tanti settori dell’economia e dello sviluppo. Oggi la proposta politica da mettere in campo per poter avere la ripresa economica e quindi la creazione di nuova occupazione nel nostro Paese, è rappresentata dalle opportunità della green economy. In Italia, secondo i recenti dati diffusi dall’Istituto per la formazione dei lavoratori (ISFOL), il numero di addetti dell’ambito ‘verde’ è cresciuto del 41% in 14 anni: nel 1993 erano 263.900, nel 2006 372.000. Numeri che non tengono conto degli oltre centomila impiegati nel settore dell’agricoltura biologica e degli ottantamila lavoratori, diretti e indiretti, di Parchi e Aree protette.
I settori dove i giovani possono implementare le loro idee e investire sul loro futuro, tanti e proponibili anche in Basilicata, sono la trasformazione del modello energetico, la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, la gestione integrata dei rifiuti e la raccolta differenziata, la messa in sicurezza del territorio, le produzioni agricole di qualità, la promozione e valorizzazione delle aree protette.
Sul fronte energetico l’idea è promuovere e sostenere nuove attività per la fabbricazione delle tecnologie che permettono di sfruttare le energie rinnovabili, per l’installazione e manutenzione dei nuovi impianti di produzione. Occupazione potrebbe essere creata riqualificando energeticamente il vecchio patrimonio edilizio esistente, anche da destinare al mercato degli affitti. Una proposta che dà insieme tre risposte: economica (rilancia l’edilizia senza consumare suolo), ambientale (riduce le emissioni) e sociale (risponde alla domanda abitativa). Per finanziare questi interventi basterebbe far funzionare al meglio due leggi già in vigore: il conto energia e le deduzioni del 55% per le ristrutturazioni e l’efficienza energetica degli edifici.
L’adozione di un corretto sistema di gestione dei rifiuti basato su una raccolta differenziata spinta consentirebbe, anche in Basilicata, di creare nuovi posti di lavoro. Basti pensare ad esempio alle opportunità, in termini occupazionali, legate alle attività di trasformazione e recupero di materia e agli impianti di compostaggio per il trattamento della frazione umida dei rifiuti.
Un altro settore che potrebbe rimettere in moto il paese è quello della messa in sicurezza e della manutenzione diffusa del territorio, per prevenire frane e alluvioni o per bonificarlo dai veleni che vi sono stati immessi, spesso illegalmente. Le risorse per sviluppare queste azioni potrebbero essere trovate dando una diversa priorità alle risorse già stanziate, rilanciando la lotta all’evasione fiscale, aprendo una lotta all’economia dello spreco e riqualificando la spesa pubblica. Solo quest’ultima voce, fra finanziamento di opere, servizi e forniture, muove annualmente dal 16 al 20% del nostro Prodotto interno lordo.
L’agricoltura di qualità rappresenta un altro settore strategico per ipotizzare la creazione di nuovi posti di lavoro, attraverso lo sviluppo di filiere agroalimentari locali che facciano leva sulla valorizzazione di prodotti tipici e biologici, anche grazie alla nascita di nuove forme di acquisto, come i Gruppi di Acquisto Solidale.
È l’Unep, il programma Onu per l’ambiente, a dimostrare in un rapporto del 2009 (Green jobs: towards decent work in a sustainable, low-carbon world) le potenzialità dell’intero comparto: il mercato mondiale dei prodotti e dei servizi ambientali, entro il 2020, è destinato a raddoppiare, passando da 1.370 a 2.740 miliardi di dollari l’anno. E i green jobs, secondo il pool di economisti che ha redatto il dossier, seguiranno un andamento analogo: nel solo settore delle fonti rinnovabili si contano oggi 2,3 milioni posti di lavoro, le proiezioni indicano che entro il 2030 verrà superata quota 20 milioni. La metà dell’indotto complessivo riguarderà efficienza energetica, trasporto sostenibile, approvvigionamento idrico, servizi igienici e gestione dei rifiuti.
Puntare alla qualità ed alla tutela dell’ambiente per avere un pianeta migliore e per creare nuovo lavoro sicuro, pulito e, soprattutto, stabile, per dare certezze a quei tanti giovani che oggi, invece, vedono precluso il loro futuro e sono completamente tagliati fuori da ogni ipotesi di entrata nel modo del lavoro.
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