“Sete di verità, democrazia, giustizia, legalità. I costi dell’antidemocrazia” INCONTRO/ASSEMBLEA CON MARCO PANNELLA A POTENZA Giovedì, 25 agosto A partire dalle ore 11.00 c/o il Tourist Hotel Perchè l’Italia “torni a poter essere considerata, in qualche misura, una democrazia”, così Marco Pannella annunciava il 19 aprile l’intenzione di intraprendere un’iniziativa nonviolenta tutt’ora in corso.

Un tentativo, l’ennesimo, da parte del leader radicale di dialogare con un “Palazzo” sordo e immobile di fronte al disfacimento dello Stato di diritto.

Lo stesso Pannella, parlando dello stato della democrazia nel nostro paese, sempre più “democrazia reale” così come un tempo si parlava di “socialismo reale”, affermava: “Non è una crisi di legislatura, è una crisi di regime, dalla quale non si può uscire chiudendosi all’interno dei recinti dei propri partiti e degli equilibri e rapporti partitocratici, sempre più distanti dal sentimento e dalle speranze dell’opinione pubblica. Se ne può uscire avendo il coraggio di aprire un dibattito a tutto campo, che coinvolga l’intero Paese, sull’assenza di democrazia, la sistematica e consapevole violazione da parte delle istituzioni della loro stessa legalità costitutiva, sul soffocamento da parte dei detentori del potere politico dei principi e delle garanzie dello Stato di diritto”.

Crisi di regime, appunto, figlia ed emanazione diretta del sessantennio partitocratico. Quel “sessantennio” descritto dai radicali nel dossier “La peste Italiana”, nel cui incipit leggiamo: “Dopo la rovina del ventennio fascista il sessantennio partitocratico di metamoforfosi del male. Una storia di distruzione dello Stato di diritto e della democrazia e di (re)instaurazione di un regime (neo)totalitario”.

Stampa clandestina, in cui viene descritto il sistematico e reiterato furto di democrazia, legalità e stato di diritto.

E non a caso, a ridosso del voto per le elezioni regionali del 2010, lo stesso Pannella afferma: “Senza democrazia non vi sono elezioni, ma solo violente finzioni contro i diritti civili e umani”.

Una denuncia, l’ennesima, che segue quella puntuale e dettagliata fatta in occasione delle Europee 2009. Una denuncia, l’ennesima, che racconta di un paese in cui la violazione e la negazione del dettato costituzionale è iniziata un minuto dopo la sua approvazione.

E allora, i radicali e la nonviolenza, Pannella e la nonviolenza e gli obiettivi che il leader radicale elenca il 19 aprile: l’istituzione di una commissione di inchiesta sullo stato della democrazia composta da accademici (almeno 13 sulla falsariga dei 13 che non giurarono fedeltà al fascismo); la situazione della giustizia e delle carceri in Italia, e la possibilità di un’amnistia; mozione per le armi di “attrazione” di massa da usare in Libia, Siria; iniziativa rivolta al PD per la questione, dal PD abbandonata, del sistema elettorale uninominale.

E proprio sulla situazione della giustizia e delle carceri nel nostro paese, sulla richiesta di un’amnistia, si concentra il Satyagraha Radicale che prende corpo anche attraverso alcuni giorni di sciopero della sete di Pannella e con iniziative che ricordano il blitz con volantinaggio aereo organizzato dagli antifascisti di “Giustizia e libertà” l’11 luglio del 1930.

Marco Pannella ricorda a coloro che parlano della Costituzione più bella del mondo, il palese tradimento dell’art. 27 del dettato costituzionale. Lo stesso Pannella che riferendosi alle carceri ha ripetutamente parlato di “un consistente e allarmante nucleo di nuova shoah”.

Lo stesso Pannella, i Radicali, che insistono nel chiedere un’amnistia legale quale provvedimento “per rimettere in cammino legale l’amministrazione della giustizia” e per riportare le patrie galere, oggi luogo non di detenzione, ma di tortura per detenuti e agenti di polizia penitenziaria, nella legalità.

Amnistia, dunque, come misura di clemenza, ma soprattutto come strumento tecnico indispensabile a far sì che il nostro paese onori il dettato costituzionale e le convenzioni internazionali.

Ed è lo stesso Pannella a chiarirlo in una lunga intervista al Manifesto: “Noi chiediamo l’amnistia più grande degli ultimi 60 anni, quella che elimina una buona parte dei processi da smaltire. In modo che il giorno dopo si possa ricominciare in piena legalità ad assicurare i tre gradi di giudizio agli imputati”.

Il dialogo nonviolento, nutrito dall’adesione di oltre 24.000 persone, esplode per un attimo il 28 luglio, quando nel corso del convegno organizzato da Radicali Italiani sulla Giustizia prende la parola il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che definisce la questione giustizia-carceri “Una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile.”

Nell’iniziativa sulla giustizia e la sua “appendice carceraria” vive il tentativo di far sì che il nostro Stato sia uno Stato rispettoso della propria legalità.

Ma come per magia, di fatto, le chiare parole del Presidente Napolitano diventano anch’esse clandestine.

Dialogo, e così arriviamo al 14 agosto e alla convocazione di una giornata di sciopero della fame e della sete che vede l’adesione di oltre 2000 persone. Una giornata di lotta nonviolenta per chiedere la convocazione straordinaria del parlamento su Giustizia e Carceri, per dare voce alle parole del Presidente della Repubblica anch’esse divenute clandestine.

E in queste ore la raccolta firme in corso curata da Rita Bernardini per far sì che il parlamento discuta, si occupi, di Giustizia e di carcere. Appunto, di GIUSTIZIA E CARCERE.

Dalla sua pagina facebook, in controtendenza e controcorrente rispetto ad un’antipolitica militante, Marco Pannella ha criticato la proposta di dimezzamento dei parlamentari. Nel farlo è tornato a sottolineare l’assenza di dibattito che rischia di determinare il trionfo dell’antiparlamentarismo e della partitocrazia, o si potrebbe aggiungere dell’antiparlamentarismo partitocratico, cavalcato dai soliti gattopardi. Il leader radicale ha tra l’altro scritto: La “riduzione” dei parlamentari serve ad avere “collegi elettorali” di dimensioni tali comunque, da conseguire l’impossibilità anche funzionale di una qualsiasi scelta di sistema “uninominale maggioritario”.

Comunque lor signori tutti temono solo il “doppio turno alla francese”, che sembrava essere stato scelto all’unanimità proprio dall’assemblea “democratica”!

E così torniamo ai temi dell’iniziativa nonviolenta annunciata il 19 aprile.

La verità è che mentre si alimenta e si amplifica ad arte la tracimante antipolitica, c’è chi non ha mai parlato di costi della politica, ma dei costi dell’antidemocrazia. C’è un tesoro di proposte, di idee per un’Italia altra, che deve rimanere sconosciuto, clandestino.

 

di Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani

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