Terra… Madre di Anna Rita Luongo Coreografie Santa Borriello Con Rocco Ditella, Anna Rita Luongo, Ermanno Manzetti, Chiara Di Ianni, Francesco Castiglione, Sarah Mataloni, Massimiliano Oliva, Prima ballerina Santa Borriello, Ballerino Vincenzo La Cola – Aiuto Regia Elisa Achille E’ un vero omaggio alla sua terra, la Lucania, quello che Anna Rita Luongo ha voluto realizzare con il suo ultimo spettacolo “Terra… Madre”, che per i suoi contenuti ha ricevuto il patrocinio della Regione Basilicata , della Provincia di Matera, della Provincia di Potenza, del Comune di Tricarico e del Centro Studi Lucani nel Mondo, a questi vanno ad aggiungersi i patrocini degli Assessorati alle Politiche Culturali della Provincia e del Comune di Roma e dell’Assessorato alla Cultura, Spettacolo e Sport Regione Lazio.  Lo spettacolo fa parte di una, oramai quasi realizzata, quadrilogia legata ai quattro elementi difatti resta da trattare solo l’elemento fuoco. Nelle stagioni precedenti abbiamo parlato di ACQUA, legandola alla letteratura e di ARIA, che ho scelto di legare alla figure ANGELICHE. Questa è la volta di terra vista come mamma, colei che genera e produce frutto, colei che può essere paragonata alla donna fertile e madre. “La piecè – spiega Anna Rita Luongo – vede anche l’inserimento della mia, anzi nostra, terra natia: la Lucania, poiché sia io che Rocco Ditella, colonna portante della compagnia, troviamo lì le nostre radici“. Nella realizzazione di questo lavoro l’autrice, ha fatto un serio lavoro di ricerca storica per poter riproporre sulla scena una pagina importante della storia lucana e italiana, quella dell’emigrazione verso terre lontane. “Il mio lavoro di ricerca – spiega Anna Rita Luogno – è partito da qui, da queste tre parole … Terra … Madre … Radice, così memore dei miei passati studi storici universitari sono andata a spolverare vecchi testi di storia del mezzogiorno, ad esempio: Chiesa ed emigrazione a Caltanissetta e in Sicilia nel novecento a cura di Pietro Borzomati, che parlavano di emigrazione e distacco dove ho notato che l’uomo era sempre l’unico protagonista ma della donna non si parlava mai o poco, troppo poco. La mia testa è tornata alla mia tesi di laurea sulla Lucania, ricordavo testi di Rocco Scotellaro, Ernesto De Martino del quale ad esempio ho letto, anzi divorato, il libro Morte e pianto rituale, dal lamento funebre antico al pianto di Maria testo meraviglioso che mi ha tolto ogni dubbio e curiosità che avevo sulla figura delle prefiche che , nello spettacolo, sono presenti. Il libro che però è stato fonte di maggiore ispirazione – prosegue la regista e autrice- è stato Storie di Donne Lucane “racconti di figlie, madri e nonne” di Maria Schirone … immagini, storie, volti a me noti poiché appartengono all’album dei ricordi della mia famiglia, delle mie radici ed, infine, Ann Cornelinsen la canadese, una delle protagoniste dello spettacolo, con il suo libro Torregreca, dove vi sono diversi spaccati di storie di donne e di emigrazione nella propria terra, come la storia di Suor Clemente, ancora in vita“. Le donne, le donne lucane, il cui importante ruolo la storia ha ignorato, sono le vere protagoniste di questo spettacolo. “L’uomo che parte e si allontana con dolore dalla famiglia è il protagonista della storia dell’emigrazione ma la donna? Colei che resta e si sacrifica nell’attesa di un biglietto di ricongiungimento? Colei che porta avanti la famiglia gettando sangue e sudore nel poderetto? Colei che rischia di rimanere una vedova bianca? Colei che parte lasciando tutto alle spalle ricominciando in una nuova terra dove non conosce la lingua, dove le è impossibile anche parlare con gli insegnanti dei figli … soffrono poiché tutto ciò che era sinonimo di sicurezza è ora lontano ma, nonostante tutto, si sentono forti nella speranza di un futuro migliore e nell’amore per la propria famiglia. Sono donne dure … tenaci … intraprendenti … e per questo hanno diritto di entrare a far parte della storia anche loro“. La Lucania in questo spettacolo è presente anche con alcuni dei suoi lati tradizionali, prima fra tutte la “Taranta che – sottolinea Anna Rita Luongo – con la sua musica e le sue danze dona il calore delle sagre estive che riportano a lieti ricordi e Santa Borriello, documentatasi per un intero anno, ha elaborato delle coreografie molto forti, nulla di spettacolare ed eccessivamente colorato, solo pura tradizione. In conclusione la figura della Prefica … il ritorno alla terra che è madre che nutre ed accoglie … ancora donne protagoniste anche nei momenti di lutto … uno spettacolo tetro e ancestrale che riporta ad antiche civiltà: Egitto, Grecia ecc. e, in questa scena, userò dei cappelli che fanno parte della tradizione Carnacialesca Tricaricese, portati alla mia conoscenza proprio da Rocco Ditella, che vengono indossati nella festa di carnevale … mi hanno colpito subito e ho deciso di utilizzarli proprio nella scena più spettacolare della piecè “La tragedia drammatizzata del lutto”.

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