Settantunenne ex sindaco comunista di Melfi (nel 1988 e nel 1993), nonché parlamentare (eletto deputato nel 1987 e senatore nel 1992), di professione maestro elementare, Giuseppe “Peppino” Brescia è uno che sprizza una energia non comune mentre parla e gesticola. Ci racconta, infatti, che ai bei tempi dei comizi di piazza ogni volta perdeva uno-due chili. A tratti ci ha simpaticamente ricordato “El Grinta” di John Wayne.
d: Le va bene la definizione di “ex” della politica?
r: Va bene, va bene, io sono “ex” di tutto: ex sindaco, ex parlamentare…
d: Lei però milita ancora.
r: Sono un militante del Pd e un libero pensatore.
d: Anche a margine dei recenti cambiamenti a livello nazionale, quanto è davvero “militante” questo Pd, specie in Basilicata?
r: Noi usciamo da una serie di sconfitte elettorali iniziate alle Politiche nel 2018 per poi arrivare alle Regionali, senza contare le Comunali, incluse quelle della stessa Melfi. Tuttavia, se il centrosinistra avrà dimostrato di aver fatto una buona opposizione, da forza di governo, potrà ambire a sovvertire il risultato.
d: Però?
r: A mio parere, a livello regionale, paghiamo il prezzo di un mancato rinnovamento, che viene da lontano. Si è proseguito con un sistema, fatto anche di figure istituzionali, che non ha contribuito a formare una classe dirigente di rinnovamento. A livello nazionale, poi, il Pd è stato percepito come un partito né carne né pesce.
d: Specialmente in Basilicata.
r: Si è lavorato più che altro per favorire forme correntizie, non intese però come sensibilità culturali, che sono una ricchezza, ovvero confronto, esperienze e valori. Nel tempo questo tipo di correnti sono state infatti sostituite da un sistema di potere, che è servito a riprodurre se stessi o gruppi ristretti, gli amici degli amici. Perché né carne né pesce? Perché noi inizialmente rappresentavamo un mondo di lavoratori ampio, con un progetto e un’idea di governo qualificata, beh…questa cosa non è stata più percepita.
d: A proposito di “correnti”…parliamoci chiaro, il cittadino, ormai smaliziato e disincantato, mette in conto che un politico agisca anche per i propri interessi, ma spera sempre che la maggior parte del lavoro sia a favore della comunità.
r: No, no, no!!! Io insisto molto su questo! Io vengo dal Pc di Berlinguer (pur senza essere giustizialisti, quello era il periodo della “questione morale”). Pertanto io concepisco la politica come un servizio, un periodo di tempo da dedicare al bene pubblico, tramite impegno e confronto. Le ambizioni politiche possono pure essere legittime, gli interessi personali no.
d: Quindi è davvero possibile fare politica SOLO ED ESCLUSIVAMENTE nell’interesse del cittadino?
r: Come no. E’ un fatto anche educativo: alle nuove generazioni non deve arrivare il concetto che la politica è potere e interesse personale. Questo lo faceva Berlusconi. Io divenni consigliere comunale a 21 anni e ho sempre agito nell’esclusivo interesse della comunità.
d: Però nel Pd lucano non sempre è successo, a questo volevo arrivare.
r: Nel Pd come negli altri partiti. Ci sono tanti amministratori, e non solo, che in modo generoso si dedicano alla politica, disinteressatamente.
d: Chiarisca allora quel concetto di “correnti di potere”.
r: Trattasi di correnti organizzate, magari anche con pacchetti di tessere, atte a riconfermare gruppi dirigenti che per anni hanno diretto le istituzioni e il partito.
d: Insomma, la politica con l’ansia della ricandidatura.
r: Anche, come no. Ci possono essere persone che al momento in cui sono elette, dal giorno dopo vanno in ansia, perché vogliono essere riconfermate.
d: Ora invece mi parli del buono, se c’è, fatto dal Pd in Basilicata.
r: Il Pd, tramite i suoi uomini della Regione e delle istituzioni, ha fatto grandi cose. Siamo Pd dal 2007, ma il centrosinistra ha governato la regione Basilicata da dopo il 1995. E credo che le cose buone siano state tante.
d: Me ne dica una.
r: La sanità. Abbiamo avuto alcuni fra i migliori assessori regionali a livello nazionale. Penso a Filippo Bubbico: il suo piano sanitario regionale è ancora oggi uno dei migliori. Aggiungo che ci sono stati altri grandi amministratori regionali, uno di questi è stato senz’altro Fernando Schettini.
d: Mi invita a nozze: il miglior governatore?
r: Filippo Bubbico è stato bravissimo; Vincenzo Verrastro è stato uno dei “padri costituenti”; anche Tonio Boccia è stato bravo, e lui era democristiano, quando io ero sindaco -del Pds? non ricordo bene- dunque avversario politico. Era un grande lavoratore, grande legislatore (che approfondiva sulle carte), e soprattutto non era un “uomo di potere”. In politica anche la parola data conta molto. Io rappresentavo i sindaci del Vulture-Melfese e lui mi diceva “questo si può fare e questo no”: una semplice stretta di mano si trasformava però in progetti esecutivi e poi realizzati.
d: Il governatore peggiore? Quello che l’ha maggiormente delusa?
r: Beh, non esprimo un giudizio positivo sull’attuale giunta regionale, e non per questioni di vedute politiche.
d: Ci arriviamo: mi riferivo ai governatori del centrosinistra.
r: Mah, sono stati presi…(silenzio)…
d: Non faccia il democristiano, su, mi dica un nome.
r: No, non faccio il democristiano. E’ che, secondo me, dopo l’esperienza di Tonio Boccia e di Bubbico…le cose sono andate via via calando, diciamo così. Ma forse anche perché i partiti di riferimento non sono stati sufficientemente da stimolo. O forse perché già allora si iniziava ad allestire quel sistema, quell’ “ansia da prestazione” (sorride – ndr) di cui parlavamo prima.
d: Si dice che l’ansia da prestazione sovente conduca all’impotenza.
Eh, beh, appunto. (ride)
d: Diceva che Bardi non la convince.
r: Sì, ma io parlo di politica, non dell’uomo. C’è stato questo trasformismo esasperato ed esasperante: ho visto persone passare da un partito all’altro, pur nell’ambito del centrodestra, a seconda di chi fosse “il vincente” di quel periodo.
d: Quindi si riferisce più che altro alla giunta e alla maggioranza di governo.
r: Sì, sì. Si va verso le elezioni…e vedo questo trasformismo. Che, per la verità, non riguarda solo il centrodestra: nel mio partito l’ho visto a livello delle varie correnti.
d: Per la serie, il calciomercato è sempre aperto.
r: E’ legittimo cambiare idea, ma a volte non vedo senso di responsabilità. Ecco perché, nel mio partito, io sostengo la necessità di un rinnovamento, non soltanto generazionale. Non trovo possibile che chi ha determinato, tramite delle scelte, le citate sconfitte elettorali del 2018…insomma credo che se avessimo avuto delle candidature diverse, forse avremmo trovato la strada spianata.
d: A Pittella gli staranno fischiando le orecchie.
r: Probabilmente sì. Probabilmente, sì. Il fatto è che che non si deve stare nelle istituzioni per quarant’anni. E Marcello Pittella, grandissimo amico mio (e lo dico sul serio), poteva essere tranquillamente candidato lui alle Politiche del 2018, e sarebbe stato eletto, probabilmente. Ma poi fu malconsigliato, da qualcuno di quelli che “consigliavano”, che gli stavano attorno, tra l’altro proprio in quei famosi momenti drammatici che lo hanno colpito (e gli ribadisco tutta la mia solidarietà). In quel tipo di momenti, chiunque può perdere un po’ di lucidità, e lui andava consigliato meglio, e non “spinto” verso un certo tipo di decisioni. Tra l’altro, le candidature di alleanza si decidono con gli altri, e non da soli. Ma chi ha poi determinato scelte diverse, ha preso atto degli errori? Oppure ancora oggi va avanti? Punto di domanda.
d: Punto di domanda: chi vedrebbe bene come candidato governatore del centrosinistra?
r: Più che i nomi, vorrei sottolineare che non è una “moda”, non è una cosa scontata che Elly Schlein sia diventata segretaria nazionale del Pd. Nel senso che non è una semplice “Anti-Meloni”. Ho letto dunque un dibattito sui giornali circa una eventuale candidata femminile alle regionali, ed è una cosa che ci può essere. Potrebbe essere. Così come potrebbe esserci una candidatura maschile, ma nata innanzitutto all’interno di una proposta programmatica, dunque di programma e di m-e-t-o-d-o di governo. E sottolineo metodo, al cui primo punto mettererei la t-r-a-s-p-a-r-e-n-z-a. Non ho poi riserve sulla aperture più a sinistra o al centro, ma spesso l’errore che si fa è proprio quello di pensare prima al nome del candidato e poi a tutto il resto.
d: E’ comunque ipotizzabile, come ha fatto il centrodestra con Bardi, individuare un personaggio proveniente dal di fuori, anche della politica?
r: Non necessariamente. La Basilicata ha, fra uomini e donne, intelligenze e capacità provenienti dai più disparati settori. Ripeto, non mi interessano i nomi, quanto il metodo e il programma.
d: Se fosse governatore per un giorno…
r: …la prima pratica che aprirei è quella della sanità pubblica. In tutta Italia, con la logica del risparmio, del rientro dal deficit, si è colpita la sanità pubblica e universalistica. E i soldi sono finiti comunque al privato. Se infatti la struttura pubblica non si attrezza per essere competitiva, significa regalare soldi al privato. Nel piano sanitario di Bubbico c’erano investimenti, non tagli. Ricordo che Bubbico varò anche l’iniziativa del “Computer in ogni casa”…
d: Oggi c’è il “Bonus gas”.
r: Bah.I finanziamenti rinvenienti dal petrolio etc. dovrebbero utilizzati per la viabilità, per i collegamenti (pensiamo alle nostre strade “della morte”). Purtroppo, invece, vige il detto che si raccomandava ai sindaci una volta: “Se vuoi essere eletto, pensa alle lampadine davanti ai portoni”. I grandi progetti non portano voti. Le lampadine vicino ai portoni sì. E lo stesso vale per il gas.
di Walter De Stradis