E’ tempo di rinascita della natura e di fioriture. E’ tempo di riti arborei nei centri della Basilicata. La vita che rinasce a primavera, la natura che si risveglia, le piante che germogliano: da sempre, nel Mediterraneo    

(e non soltanto), le comunità umane hanno voluto accompagnare e celebrare la stagione della rinascita con rituali di fertilità. Eros e sacralità, paganesimo e religiosità, energia vitale e festa diventano tasselli di eventi condivisi dalle comunità. Antidoto simbolico della minacciosa presenza della morte e della mancanza. Antichi miti e riti che trovano ancora diritto di cittadinanza anche nei borghi della Basilicata.

A Castelsaraceno, nella giornata di domenica 21 giugno, si svolgerà uno di questi momenti. Si tratta della giornata conclusiva de «La Festa della ‘Ndenna», antico rituale arboreo in onore di Sant’Antonio di Padova. L’antico rituale si collega ai culti arborei che, come si diceva, sono ancora presenti in molti centri della Basilicata: da Accettura a Castelmezzano, Pietrapertosa, Oliveto Lucano, Gorgoglione (qui si celebrano le “nozze” fra il cerro e l’agrifoglio). A Rotonda, Viggianello Terranova del Pollino, protagonisti del rito arboreo è il faggio.

In questi antichissimi rituali di fertilità, si fa ricorso a un simbolismo palesemente sessuale. A Castelsaraceno l’elemento femminile (la Cunocchia) viene saldamente fissato a quello maschile (la ‘Ndenna) mediante un anello di ferro con bulloni strettamente avvitati. Una unione che allude e ripete un simbolico atto sessuale per celebrare il ritorno della vita (nella natura e nella comunità umana, animale e vegetale), evento dal quale dipendeva l’esistenza stessa della comunità e, dunque, di fondamentale importanza per l’economia agricolo-pastorale. Nella prima domenica di giugno (il giorno 7) si procederà al taglio della ‘Ndenna e delle Proffìche. La domenica successiva (il 14) sarà invece scelta e tagliata la Cunocchia. E, a quel punto, tutto sarà pronto per la festa.

(ValeSa)

Loading