Legambiente presenta i dati su consumo di suolo e cementificazione nel nostro Paese e lancia il portale ‘open data’ dell’Italia minacciata da progetti edilizi, lottizzazioni, autostrade
“Basta case vuote, fragili, dispendiose e insicure come castelli di carta.
Subito provvedimenti per fermare il consumo di suolo e la rigenerazione urbana.
Passa da qui la risposta per uscire dalla crisi”
Un “blitz” oggi a Potenza in via del Gallitello
Un’invasione di case insicure, fragili, non coibentate, energeticamente costose e spesso vuote e inutili, insieme a capannoni, autostrade, parcheggi, cave e strade continuano a cancellare importanti porzioni del nostro territorio. In tre anni abbiamo perso, secondo Ispra, ben 720 chilometri quadrati di suolo. Nemmeno la crisi ferma questa epidemia cementificatoria, che devasta il Paese senza incidere per nulla sull’emergenza casa che riguarda ben 650mila famiglie che per reddito e condizioni avrebbero diritto ad un alloggio di edilizia popolare.
I dati sono contenuti nel dossier di Legambiente “Basta case vuote di carta” che analizza il consumo di suolo nel nostro Paese e la diffusione delle case inutili e inaccessibili per chi ne avrebbe bisogno. L’associazione oggi lancia inoltre stopalconsumodisuolo.crowdmap.com, un portale nazionale che ha già raccolto le segnalazioni di oltre 100 aree in pericolo, con informazioni, foto, video e segnalazioni relative al consumo di suolo nel nostro Paese per realizzare una mappa condivisa e sempre aggiornata delle aree da salvare. Già tante le segnalazioni su Potenza (Epitaffio, Sant’Antonio La Macchia, Rossellino, Poggio Cavallo, via dell’Unicef, via Lisbona, Macchia Giocoli, via Grippo) e Matera (contrada Granulari – zona San Giacomo).
Prendendo in considerazioni solo queste segnalazioni a Potenza nei prossimi anni saranno cementificati circa 717,379 mq (71,5 ha) di superficie. Tra l’altro la città risulta tra le maggiori in Italia per il più altro indice di sprawl urbano, ovvero l’indice di dispersione urbana che esprime il rapporto tra la superficie urbanizzata discontinua e la superficie urbanizzata totale che a Potenza è pari al 94% (dati Ispra 2014). Questo dato è molto rilevante in quanto sta ad indicare la rapida e disordinata crescita di una città.
Nel complesso la Basilicata, insieme a Molise e Valle d’Aosta, presenta valori al di sotto del 2% per quanto riguarda la superficie artificiale contro una media italiana del 7,10%. Ciò non significa che sia esente dal fenomeno del consumo di suolo. Anzi. Se si guarda all’arco temporale 1989 – 2008 la superficie artificiale ha subito un incremento del 55,40% con aumento annuo del 2,92%, senza contare le infrastrutture con cui la superficie artificiale sale a 23.452 ettari (2,35% del totale). Rapportando questi dati con la bassa densità abitativa della regione, emerge chiaramente come, seppur nel debole sistema insediativo lucano, il consumo di suolo aumenta con un trend coerente con quello nazionale.
“Entrambi i dati dimostrano la rapida e disordinata crescita di una città sebbene in calo continua ad investire in nuova edilizia residenziale – dichiara il presidente del Circolo Legambiente di Potenza Alessandro Ferri – Serve una nuova politica di rigenerazione urbana che porti i cittadini a vivere nuovamente il centro e a non “fuggire” in campagna in cerca di una migliore qualità della vita, con conseguenti costi ambientali in termini di servizi, mobilità e perdita di produzione agricola”.
E’ per questo che oggi a Potenza e in tante altre città d’Italia come Paglian Casale (Roma), Umbertide (Perugia), Codevigo (Padova), Agrigento, Milano, Comacchio (Ferrara) e a San Lazzaro di Savena (Bologna), volontari dell’associazione e cittadini sono scesi in strada attraverso dei veri e propri “blitz” . A Potenza i volontari hanno scelto di bloccare il traffico in via del Gallitello con indosso case di cartone con la scritta Stop al consumo di suolo e hanno distribuito volantini ai passanti.
Il tasso di consumo di suolo – si legge nel dossier di Legambiente – negli anni ’50 era pari al 2,9%. Oggi siamo al 7,3% l’anno. Dei 22mila chilometri quadrati urbanizzati in Italia, il 30% è occupato da edifici e capannoni, il 28% da strade asfaltate e ferrovie. Tra le città con le superfici più cementificate troviamo Napoli e Milano (con oltre il 60%) seguite da Pescara e Torino (oltre il 50%) e poi da Monza, Bergamo, Brescia e Bari con oltre il 40% di superficie impermeabilizzata.
Nel 2014, inoltre, ancora in gran parte d’Italia non esistono controlli e sanzioni rispetto ai consumi delle abitazioni (ossia le verifiche degli attestati di prestazione energetica che per la Direttiva sono obbligatori) e quindi si condannano le famiglie a spendere migliaia di Euro per case fredde d’inverno e calde d’estate. Malgrado dibattiti e impegni, ancora non è in vigore il libretto del fabbricato e non si hanno informazioni nemmeno per edifici in zone a rischio sismico e idrogeologico, o controlli mirati relativi ai materiali e alle tecniche di costruzione utilizzate. In questa situazione, il settore dell’edilizia vive una drammatica crisi occupazionale con oltre 600mila posti di lavoro persi e migliaia di imprese chiuse. C’è quindi urgente bisogno di un progetto che tenga assieme gli obiettivi e le politiche per tre grandi questioni strettamente connesse tra loro: il consumo di suolo, l’emergenza casa e la rigenerazione urbana.
Rispetto all’emergenza casa, negli ultimi 5 anni sono stati emessi oltre 311mila sfratti, e milioni di famiglie vivono condizioni di grave disagio per pagare le rate del mutuo o dell’affitto nonostante siano 2milioni e 700mila le case vuote su tutto il territorio italiano (contro le 700mila nel Regno Unito per fare un esempio). Servono nuove politiche, con risorse stabili per riqualificare il patrimonio edilizio pubblico in locazione e per creare nuovi alloggi negli ambiti di riqualificazione, con nuovi strumenti urbanistici e fiscali da affidare ai Comuni per gestire il patrimonio immobiliare. Interventi che mancano completamente nel Decreto Lupi sulla casa in corso di approvazione in Parlamento.
Rispetto alla riqualificazione urbana, nel nostro Paese continua a risultare impossibile realizzare ambiziosi progetti in aree degradate o dismesse, o che riguardino condomini, per normative che impediscono o rendono costosi e complicatissimi interventi invece fondamentali. Eppure sono oltre 2milioni e 500mila gli edifici residenziali sui quali sarebbe urgente intervenire. 865mila sono gli edifici residenziali in aree ad alto rischio sismico, per un totale di circa 1,6 milioni di abitazioni, mentre il totale degli edifici residenziali a rischio medio ed alto raggiunge i 4,7 milioni, con punte elevatissime in Sicilia (oltre 1,2 milioni di edifici) ed in Campania (quasi 800 mila edifici). Gli edifici residenziali a rischio frane ed alluvioni sono oltre 1,1 milioni (2,8 milioni di abitazioni e 5,8 milioni di persone che ci abitano), in particolare in Campania ed Emilia-Romagna dove si trovano rispettivamente 442 mila e 416 mila abitazioni, per un totale di oltre 300.000 edifici residenziali e 2 milioni di residenti coinvolti.
Il portale stopalconsumodisuolo.crowdmap.com è un sito semplice ed accessibile a tutti per monitorare luoghi che rischiano di non esserci più se, non si cambiano le politiche, cancellando previsioni di piani urbanistici, progetti di grandi infrastrutture, piccole e grandi lottizzazioni che minacciano il suolo superstite di mezzo secolo di aggressioni alle terre fertili e alle aree naturali.
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