Esattamente 10 anni fa, il 9 Maggio 2004 alle 6.40, dopo “21 giorni” si concludeva positivamente la dura lotta per i diritti e per il salario messa in campo dalle lavoratrici e dai lavoratori della FIAT-SATA e del suo INDOTTO   

insieme alle delegate/i della FIOM, dei sindacati di base e con il pieno sostegno della FIOM Nazionale.
Una lunga e difficile vertenza che per la prima volta dagli anni ’70 e dopo la sconfitta degli anni ’80, ha riproposto e risolto il tema delle gabbie salariali, equiparando i diritti e il salario con tutti i lavoratori degli stabilimenti FIAT e dell’INDOTTO.
Grazie a quell’Accordo, votato democraticamente con un Referendum tra tutti i lavoratori, si è riusciti ad aprire una nuova stagione di contrattazione rimettendo al centro delle relazioni industriali la partecipazione democratica dei lavoratori, i diritti e il lavoro.
Con la Lotta di Melfi si è dimostrato che si può costruire l’unità sindacale attraverso la democrazia e la partecipazione costruita dal basso; che il giusto compromesso contrattuale si ottiene sapendo ascoltare i lavoratori e i delegati, ma soprattutto facendoli decidere sulle proprie condizioni.
Con l’Accordo del 2004 ( con una FIAT in forte crisi industriale ) iniziò un nuovo processo di investimenti che ha interessato la SATA e il suo INDOTTO, consentendo di produrre nello stabilimento Lucano la Grande Punto e allo stesso tempo migliorare le condizioni di lavoro ( eliminazione della doppia battuta e poi del 18° turno, etc. ), cioè un nuovo modello di relazioni sindacali che ha saputo riconoscere reciprocità nella contrattazione ridando la dignità ai lavoratori.
Nei prossimi giorni ci sarà un iniziativa pubblica con i protagonisti di quella Lotta, che non vorrà essere una manifestazione nostalgica, bensì un momento di riflessione sulle trasformazioni sociali, industriali e politiche degli ultimi 10 anni, alla luce della grave crisi economica in corso e alla crisi di democrazia e rappresentanza che sempre più sta interessando oltre la politica anche il sindacato.
La FIOM-CGIL di Basilicata insieme ai delegati ritiene indispensabile -in un momento di forte perdita di identità e di significato del Lavoro e del suo valore Costituzionale, di perdita dei valori etici e morali da parte delle classi dirigenti- che solo attraverso la ripresa di coscienza e di iniziativa democratica dal basso si può invertire il pensiero dominante della globalizzazione e del mercato e rimettere al centro i valori della giustizia sociale, della solidarietà per l’emancipazione e la trasformazione della società, come avvenne nei “21 giorni”.

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