Una giornata dimostrativa dedicata al bosco e alla sue risorse, nell’ambito del progetto di ricerca scientifica finanziato dall’Ente Parco Nazionale del Pollino “Un laboratorio naturale permanente nel Parco Nazionale del Pollino:

premessa conoscitiva per una gestione sostenibile”, si è svolta il 26 settembre scorso nei boschi misti di faggio e abete bianco di Cugno dell’Acero nel Comune di Terranova di Pollino. L’iniziativa promossa dal prof. Domenico Pierangeli, docente del corso di Selvicoltura e principi di gestione forestale, in collaborazione con il dottore forestale Nicola Guarino, ha visto coinvolti gli studenti del corso di Laurea in Scienze Forestali e Ambientali dell’Università degli Studi della Basilicata.  

 

Le operazioni forestali (interventi selvicolturali in aree dimostrative) sono state coordinate dal dott. Vincenzo Provenzano responsabile dell’Ufficio Tutela e Valorizzazione Ambientale dell’Area Programma Lagonegrese-Pollino con l’impiego  di una squadra di operai forestali. 

Hanno partecipato alla giornata gli agenti del Corpo Forestale dello Stato del Comando Stazione di Terranova di Pollino, gli assessori comunali Salvatore Ragazzo e Francesco Riccardi, 3 tirocinanti del corso di laurea in Scienze Forestali delle Università di Bari, di Reggio Calabria e di Viterbo (Tuscia), che svolgono il tirocinio pratico-applicativo presso l’Ente Parco Nazionale del Pollino. Il magnifico bosco misto di abete-faggio di Cugno dell’Acero, tra i più estesi di tutto l’Appennino meridionale, per un giorno è diventato aula universitaria, dove il prof. Pierangeli ha illustrato le problematiche ecologiche dei sistemi forestali, gli orientamenti selvicolturali in area protetta, gli aspetti dendro-auxometrici del bosco ed infine le possibilità di un uso sostenibile delle risorse forestali. Inoltre, ha sottolineato il ruolo cruciale che le attività forestali sostenibili rivestono nel ricucire il rapporto tra la conservazione e lo sviluppo, tra le esigenze di tutela dell’ambiente e le aspettative delle popolazioni locali. Quest’ultime  vere protagoniste della cura e della conservazione del territorio in cui esse vivono. Significativo il cenno alla storia di queste formazioni forestali.  

In passato l’area del Pollino, come tutta l’area appenninica, è stata interessata da un uso intenso e talvolta distruttivo delle risorse forestali.  Questo ha provocato la riduzione dell’area naturale di diffusione di alcune specie, tra cui l’abete bianco, la diminuzione della funzionalità biologica del sistema forestale, la semplificazione compositiva nonché l’alterazione del grado di stabilità delle fitocenosi. Pertanto l’analisi ecologica, biologica e la sperimentazione selvicolturale di tali sistemi forestali costituiscono la base indispensabile per suffragare corrette ipotesi di gestione. Dall’esperienza svolta nelle 5 aree sperimentali, ribadisce il dott. Nicola Guarino, si evince la necessità di creare un approccio di rete, che coinvolga le popolazioni, le istituzioni, le Università al fine di tracciare le più opportune e condivise strategie per la conservazione e la valorizzazione di tali formazioni forestali.  

Il bilancio della giornata dimostrativa è positivo, dichiara il direttore dell’Ente Parco Nazionale del Pollino, ing. Annibale Formica, essendo stata  caratterizzata dalla viva partecipazione degli studenti e dei tirocinanti che hanno potuto apprendere gli elementi conoscitivi di base per accrescere e  maturare una più alta sensibilità e consapevolezza che li guiderà nella loro futura professione di forestali.

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