Non è la prima volta che purtroppo irrompono in questa aula discussioni, confronti derivanti da fatti esterni alle decisioni di quest’Aula, da vicende di carattere giudiziario.
E quando vi sono azioni della Magistratura che toccano in profondità l’assetto civile e sociale e talvolta culturale di questa Basilicata, quando gli atti della Magistratura toccano così in profondità le prospettive di sviluppo economico di questa Basilicata, e provocano un’azione talvolta devastante degli organi di informazione, e quando taluni presunti organi di informazione, taluni presunti giornalisti, taluni presunti esponenti politici lavorano a così stretto gomito con gli investigatori e con la Magistratura, creando situazioni che vanno forse ben al di là dei fatti stessi, non il governo regionale, ma un consigliere regionale che siede nel governo regionale, che ha fatto politica in questi anni, che non ha da vergognarsi per le posizioni che ha assunto, per le opinioni e per i convincimenti che ha maturato, nel rispetto della democrazia, ma soprattutto nel rispetto della civiltà ha il dovere di non stare in silenzio, ha il dovere, dopo mesi che legge sulla stampa un insieme di cose, di dire una opinione, perché le persone che sono lì hanno una legittima aspettativa di lavoro e di reddito.

Quell’area geografica turistica ha una legittima aspettativa di sviluppo.
E allora se e quando si proverà che qualcuno ha sbagliato, chiunque esso sia, Presidente della Giunta, Assessori, responsabili di ufficio o il sottoscritto o altri, è giusto che venga giudicato in maniera serena, come deve essere, e risponda delle cose che ha fatto, valutando se sono cose intenzionali o se sono cose non intenzionali. Mi riferisco anche a quanto io stesso ho detto qualche giorno fa, rispetto certamente al rischio che c’è stato e che c’è di pervasione da parte di organizzazioni criminose delle nostre attività economiche e delle nostre imprese.
Ma mentre questo rischio va assolutamente considerato, non sottovalutato, non si possono accettare criminalizzazioni indistinte ed eccessive. Quindi, lo dico per chi come noi rappresenta il popolo lucano e deve sottostare alle leggi e all’azione penale e alla Magistratura, abbiamo il dovere di mettere le cose in chiaro rispetto all’opinione pubblica.
E allora qui, proprio in questa aula (io stavo seduto dall’altra parte) nel febbraio del 2007 abbiamo assistito ad un escalation che ha visto insieme pezzi della politica, pezzi dell’informazione e pezzi della Magistratura. Questo è pacifico e credo che non potrò essere processato per aver espresso opinioni politiche. D’altra parte tante altre persone hanno subito per avere espresso delle opinioni politiche, quindi ho il coraggio di esprimerle qui e vorrei dire a qualcuno che poiché i lavori di questo Consiglio sono assolutamente pubblici e sono registrati, vi si può tranquillamente accedere, ci si può far dare gli atti di questo Consiglio Regionale, così evita di stancarsi, diciamo…
Allora, quando noi parliamo dei temi dello sviluppo, delle difficoltà sociali che si verificano tutti i giorni, per via dello stato dell’economia, dobbiamo avere il coraggio di mettere le cose in chiaro, dobbiamo sapere che legittimamente ognuno esprime i propri interessi; le imprese, quelle che hanno proposto il cosiddetto progetto Marinagri, quelle che ci hanno lavorato, i lavoratori che vivono questa situazione di difficoltà. Quindi io non mi stupisco di prese di posizione eccessive da parte, tanto per iniziare, della proprietà di Marinagri, che ieri sera ci ha inviato un comunicato stampa, ci ha inviato una richiesta. Non si può far finta di non sapere e di non vedere, non si può tacere e poi ritrovarsi i ragionamenti e le posizioni di tizio, di caio o di sempronio negli atti giudiziari branditi contro persone che forse non sanno nemmeno di che cosa si parla.
Ecco perché ancora una volta afferro il coraggio a quattro mani e mi pronuncio fino in fondo.
Allora, riguardo alla prima domanda, verrebbe da dire, ma essendo assente il senatore Digilio, artefice e protagonista di ragionamenti e di accuse in questa Aula, per poi fare questi ordini del giorno, non so se per pulirsi la coscienza o se per proseguire in un atteggiamento diciamo molto particolare. E’ tutto agli atti, lo dico ai colleghi Consiglieri, agli investigatori, ai Magistrati, basta prendere gli atti del Consiglio di questi anni.
Allora, la prima domanda è: la Regione Basilicata ha voluto gli investimenti? La risposta non riguarda Marinagri, riguarda il Metapontino: la Regione Basilicata e chi l’ha governata, una coalizione della quale molti di noi fanno parte, hanno voluto, hanno valutato positivamente le proposte di investimento nel Metapontino. La Regione Basilicata, sia quando ha espresso i pareri nella procedura di consultazione programmatica con il governo, sia quando ha dovuto controllare i processi di pianificazione (e qui un po’ ha ragione Mattia, si sono un po’ frammentate tante competenze tra i diversi settori della pubblica amministrazione), ha espresso parere favorevole, di massima ovviamente, perché poi ci sono le procedure specifiche, su tutte le iniziative, quelle fatte al mare e quelle fatte nel Vulture. Il caso ha voluto che di queste questioni si sia discusso nelle sedi politiche, non tra qualche presunto avvocato e qualche presunto giornalista, ma in sedi pubbliche. Si è dissertato se e quanto potevano valere i villaggi turistici, se si dovevano fare i villaggi turistici.
Certo, si era consapevoli che non era la forma di turismo o di offerta turistica che potevamo maggiormente auspicare per questa terra, certo si capiva che si trattava di un modo per intercettare la domanda turistica al mare, su spiagge di grande qualità come sono le spiagge ioniche, certo si capiva che c’era il rischio che potessero rappresentare una formula chiusa al territorio, sia rispetto alle forniture, sia rispetto al contatto tra i turisti e il territorio, certo oggi tutti noi sappiamo che se vogliamo uno sviluppo turistico adeguato, non possiamo cavarcela con l’ombrellone, la spiaggia, il mare e il sole, perché i turisti cercano qualcosa di più e noi se competiamo solo sulla spiaggia, sul mare e sul sole, non siamo competitivi con l’Egitto, con la Tunisia, e quindi sappiamo che dobbiamo lavorare ad una integrazione dell’offerta con i nostri centri storici e il nostro patrimonio artistico, la nostra cultura, le nostre tradizioni. Lo sappiamo oggi e lo scriveremo nei documenti di programmazione della regione Basilicata e lo sapevamo ieri quando se n’è discusso in pubblico.
Tuttavia si convenne che bisognava far andare avanti i processi di sviluppo, non secondo quello che vogliamo noi, ma secondo quello che chiede il mercato e secondo quanto le imprese e i tour operator propongono sul mercato.
E’ così che la Regione Basilicata, senza voler favorire Tizio, Caio o Sempronio (sto difendendo non le persone, ma l’istituzione, e gli atti ci sono), ha detto sì. Poi ci sono stati investimenti molto consistenti anche in altre regioni limitrofe, che non hanno dato i risultati sperati, sappiamo tutti le cose come stanno. In Basilicata, questa politica ha fatto sì che i posti letto passassero da 4 mila a 12 mila: questo può non piacere a taluni cultori della natura selvaggia e quindi anche della miseria, può non piacere a chi ci vorrebbe vedere sempre in uno stato di soggezione e di miseria, anche a coloro che prendono 500 mila euro all’anno per fare i giornalisti e per scrivere fregnacce tutti i giorni. Ma questa cosa è servita alla Basilicata, perché la Basilicata turistica non esisteva granché, certo oggi abbiamo giocato di fioretto, le presenze ha detto il collega Di Lorenzo sono tra le più basse. Certo che sono tra le più basse, è evidente che eravamo una terra distante se non per l’esperienza pionieristica di Maratea e di Metaponto dove c’erano le seconde case, ma quella politica fa sì che oggi la Basilicata è finita nei cataloghi dei Tour Operator. E parlo non di un solo investimento, ma di più investimenti lungo la costa ionica.
Quelle scelte fanno sì che oggi forse diventa proponibile un’integrazione dell’offerta – alberghi, ostelli, agriturismo, borghi – albergo, camping – e noi non possiamo fermarci, nei prossimi mesi, nei prossimi anni, per paura di chissà cosa, non possiamo non andare avanti e non garantire, nel rispetto assoluto della legalità, i percorsi di sviluppo del Metapontino e delle altre parti della Basilicata.
Quindi alla prima domanda “la Regione Basilicata ha sostenuto quest’iniziativa?”, la risposta è sì ed aggiungo che la Regione Basilicata sosterrà un percorso di sviluppo e di ampliamento dell’offerta ricettiva nell’area ionica. Se poi taluni personaggi di questo paese dovessero andare al Governo – ma grazie a Dio il popolo lo ha scongiurato – vorrà dire che noi finiremo da qualche parte.
La seconda questione: dice l’avvocato Lapenna che qualcuno poteva aver sbagliato le autorizzazioni. Può darsi. Se qualcuno ha sbagliato le autorizzazioni si vedrà e chi le ha sbagliato ha recato anche un danno all’interesse pubblico e ne pagherà le conseguenze. Ma perché ci poniamo questo interrogativo? Perché a prescindere se abbia sbagliato Tizio o Caio, cioè se ha sbagliato un Comune o la Regione o chi sia, c’è un grave danno economico che va molto al di là del ragionamento che riguarda questo ordine del giorno, perché un investimento notevole resta appeso. Il vero tema è: se sbagli ci sono stati, che cosa accadrà? E su che cosa accadrà c’ è un grande punto interrogativo che riguarda il modo di essere di questo Paese, il di essere di questo Stato, le relazioni tra i poteri di questo Stato.
Allora nel merito che cosa è successo? C’era in attuazione della legge della difesa del suolo il Pai della foce Agri, che considerava i rischi di inondazione e ha tratto delle previsioni. Ora non entro nel merito di fatti specifici, perché dato che penso di essere come giornalista più bravo di quelli che fanno i giornalisti, arriverà un momento nel quale mi divertirò anche su questo punto. Ma lasciamolo stare, stiamo alla sostanza degli atti amministrativi. E’ stato approvato dall’Autorità di bacino il Pai, nonostante le proteste e le ingiunzioni a fermarsi della proprietà di Marinagri. Una volta approvato il Pai, la proprietà di Marinagri, così come previsto dalle procedure, ha richiesto una variazione sostenendo delle ipotesi, delle tesi. L’Autorità di bacino ha accolto parzialmente le le richieste di variazione che sono codificate nella procedura e lo ha fatto con delle prescrizioni. Il punto è tutto qui.
Abbiamo il dovere di leggere le carte, non solo quelle che a volte stanno in maniera mistificata sui giornali, abbiamo il dovere come amministratori di capire di che si tratta, di che stiamo parlando, altrimenti non facciamo bene il nostro dovere.
Il punto è tutto qui. C’è stata una prescrizione – lo dico perché non si dica che alla Regione Basilicata fanno finta di niente o non leggono le carte o non capiscono di che si sta parlando: rispettiamo l’azione di chi ha i poteri per farlo, ma capiamo di che si sta parlando – e non entro ovviamente in altri aspetti riguardanti la proprietà, perché esulano da questo contesto. Io mi sto pronunciando sugli atti emessi dall’Amministrazione che in questo momento governiamo. La prescrizione con l’aggiunta di un monitoraggio sembra non sia stata completamente assolta, dico sembra perché è sempre tutto da verificare. Allora – è un tema in punto di diritto, rubo per un attimo il mestiere al collega Lapenna – può certamente risultare così e questo significherebbe un disastro economico per quell’area. Ma in punto di diritto potrebbe essere così, quindi nessuno di noi pretende di giudicare o di opporsi alle valutazioni che altri poteri devono fare, per carità.
Se le cose stanno così, solo il Parlamento e il Governo potrà decidere di fare qualcosa.
La tesi che osserviamo con grande rispetto, che sta alla base del secondo provvedimento di sequestro, riguarda il fatto che trattandosi di una variante al Pai ed essendoci una prescrizione, ove non fosse stato risolto positivamente quanto prescritto non era operativa la variante al Pai e quindi vi era un’inedificabilità. Questa particolare circostanza ovviamente ope legis ricade molto rispetto ai poteri del comune di Policoro.
Non voglio entrare in merito, ma questo è il punto sul quale nessuno di noi può fare niente perché deve pronunciarsi prima in via cautelare e poi in via di merito la Magistratura. Lungi da noi ogni volontà di forzare. Io sto solamente cercando di dire agli amici che stanno qui da stamattina e all’opinione pubblica come stanno le cose, che cosa pensiamo noi che stiamo in quest’Aula, se siamo sordi, ciechi e muti o se invece abbiamo i sensi che nostro Signore ci ha dato.
Allora, siamo in un bell’inghippo, in un bel guaio. Non vorrei che venisse equivocato questo “siamo”, perché già accadde a Fassino che usando un’espressione dialettale disse: “Abbiamo una banca”. Einaudi, quando si sposò la figlia, disse: “Abbiamo un marito”. Io dico “siamo” perché mi sento parte della comunità di Policoro e del Metapontino e quindi la nostra comunità, le nostre persone, sono in un bel guaio, sono in un bell’inghippo.
Può darsi pure che si accerta che hanno sbagliato gli imprenditori, gli enti pubblici che forse avrebbero dovuto fare… eccetera. Per carità! Il fatto però che rimane è che da un lato c’era una prospettiva di un complesso che avrebbe portato in Basilicata altri turisti, altro sviluppo, e oggi questa prospettiva sembra non esserci, stando alle cose che si comprendono.
Con questo non intendo attaccare chi facendo rispettare la legge dovesse dimostrare che così è! Per carità! Ma se così è c’è un riflesso economico, sociale, molto grande, con un grande interrogativo di che cosa accadrà lì. Qualcuno dovrà pure interrogarsi sul tema della prescrizione oltre il punto di diritto e oltre il punto giuridico, perché siamo di fronte ad un investimento, se non ho capito male, di 200 milioni di euro, con un contributo pubblico di 25 milioni di euro.
I disastri ambientali certamente si possono provocare quando non rispondendo perfettamente alle leggi e alle procedure si fanno delle edificazioni, ma ci possiamo trovare di fronte a disastri economico – ambientali anche quando poi si dovesse dimostrare nel tempo che forse così proprio non era. Chi risponderà a quei lavoratori, a quelle imprese, a quelle famiglie? Questo è il vero grande tema di responsabilità che non ha un magistrato o un giornalista e nemmeno un assessore al turismo. E’ un tema di responsabilità che ha di fronte il nostro Paese e, per esso, il nostro Parlamento, il nostro Governo.
Avendo detto con estrema sincerità (e forse con qualche punta di coraggio) un’opinione molto chiara e molto onesta, auspico che la vicenda possa risolversi al meglio, nel rispetto delle leggi e delle procedure, che possano essere approfonditi anche gli aspetti tecnici. Non possiamo approfondirli noi, perché noi siamo in qualche maniera parte. Potremmo aver sbagliato anche noi, dico al consigliere Lapenna. Se la Regione, come istituzione, dovesse essere chiamata in causa – ma allo stato non è così perché non è la Regione che ha concesso – dovrà nominare i suoi consulenti tecnici di parte per difendere l’operato dell’ente, a prescindere dal fatto che ci siamo ancora noi o che ci siate magari voi.
Allo stato attuale non possiamo far altro che pensare e sperare che tutto possa essere inquadrato dal punto di vista delle leggi, che possa essere riportato nell’ambito di una totale salvaguardia della pubblica incolumità. Non dobbiamo dimenticare che quando si parla del rischio di esondazione, anche se per una scala di ritorno molto lunga, bisogna avere una certa prudenza.
Mica è una cosa da niente! Occorrerà del tempo perché le cose vengano chiarite. Non voglio togliere lavoro agli avvocati che risiedono in questa regione. Ci vorrà del tempo. In questo quadro è giusta la preoccupazione e il dato da cui muove il consigliere Di Sanza e che voi condividete, cioè per questa vicenda così complicata ci troviamo in uno stato di difficoltà delle aziende innanzi tutto e poi dei lavoratori. Che cosa si può fare? Con la stessa franchezza, devo dire alle persone che vedo di fronte: purtroppo molto, molto poco. Sul piano degli ammortizzatori sociali ci sono delle norme molto chiare. Per quanto riguarda il ragionamento sul dilazionamento dei contributi, noi non abbiamo questo potere. Non so nemmeno se abbiamo la possibilità di fare un atto motivato che normalmente viene fatto in caso di calamità naturali. In questo caso non c’è una calamità naturale.
Non dobbiamo illuderci di poter fare chissà cosa. Possiamo cercare di vedere con la task force, con l’assessore al lavoro, con chi ha rapporti col Ministero del Lavoro, che cosa si può fare. Domani le banche leggeranno che la Regione Basilicata non si è nascosta, che ha fiducia nel suo futuro, nel suo sviluppo. Pur dovendo affrontare una situazione che durerà nel tempo, ci appelliamo alle banche perché abbiano un atteggiamento comprensivo, perché non aggiungano a drammi altri drammi, perché comprendano che le nostre piccole imprese vivono una grande difficoltà e sarebbe sbagliato, eccessivo mettere ulteriormente in difficoltà queste persone. Allora si tratta di lavorare sull’Inps, sul Ministero del Lavoro. Si tratta di fare questo appello alle banche, ma oltre questo, pur riconoscendo e volendo sostenere che c’è uno stato di crisi, perché si blocca di botto un cantiere, con 500 disoccupati, non so quanto riusciremo a fare. Cercheremo di fare quanto possiamo, perché il mondo non si ferma, va avanti. Bisogna avere il coraggio di guardarsi in faccia, negli occhi, ed essere solidali, soprattutto con il cuore.

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