Una riforma complessiva della governance dell’acqua: questo è l’obiettivo della Regione Basilicata che, in quest’ottica si è già mossa con la leggina regionale che ha prorogato l’attuale assetto dell’ATO. L’intento è quello di affrontare il tema guardando a tutti soggetti operanti nel comparto, al fine del contenimento e della razionalizzazione della spesa, senza trascurare la finalità di elevare gli standard qualitativi del servizio. A questo scopo il Presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo, intende istituire un qualificato tavolo tecnico per  un progetto di riforma complessiva.

La Regione nel corso di questi ultimi anni ha decisamente perseguito un disegno volto per un verso al contenimento e alla razionalizzazione della spesa pubblica per altro verso a salvaguardare le esigenze prioritarie della comunità locale. Lo sostiene il presidente della Regione Vito De Filippo, il quale ricorda che "esemplificativi di questo disegno sono la riforma delle Comunità Montane e quella delle ASL nonché la riforma proposta dalla Giunta per delineare il nuovo assetto dei Consorzi Industriali.
Questa filosofia di fondo ha ispirato anche le azioni poste in essere dalla Giunta e dal Consiglio in materia di gestione del Servizio Idrico a partire dall’approfondito dibattito che su questo tema si è svolto nel Consiglio Regionale.
Ed in vero, proprio a seguito di quel dibattito e dell’ordine del giorno che ne scaturì, con la Legge di Bilancio per il 2008 e poi con quella del 2009 si è passati dalla logica della contribuzione a quella di una ponderata valutazione del costo del servizio, finalizzata a compensare il gestore. Cioè a salvaguardare l’equilibrio di bilancio laddove esigenze di carattere sociali avessero fatto maturare in sede politica la scelta di offrire, in particolare alle fasce più deboli, il servizio ad un costo inferiore a quello di produzione.
Questa stessa logica, chiaramente ispirata al principio per cui l’acqua è un bene essenziale, ci sta portando a valutare con molta attenzione, in sede di assestamento del Bilancio del 2009, la possibilità sia di compensare l’impatto negativo del tributo cosiddetto 660, sia di tenere conto delle esigenze dei Consorzi di Bonifica, allineando il costo dell’acqua, per il periodo 2003-2007 a quello minore fissato a partire dal 2008 con il nuovo Piano d’Ambito.
Sono passati circa 15 anni dalla Legge regionale 63/96 attuativa della Legge Galli. Nel frattempo sono profondamente mutati gli scenari di riferimento sia dal punto vista giuridico che da quello fattuale.
L’ambizioso obiettivo che ci proponiamo è pertanto quello di una riforma complessiva della governance dell’acqua. In quest’ottica si motiva la leggina regionale con la quale è stato prorogato l’attuale assetto dell’ATO. L’intento è infatti quello di affrontare il tema non in un’ottica, per cosi dire, settoriale ma con una prospettiva ampia che guardi a tutti soggetti operanti nel comparto. Anche in questo caso la filosofia di fondo è quella del contenimento e della razionalizzazione della spesa, senza tuttavia trascurare la finalità di elevare gli standard qualitativi del servizio. A questo fine mi ripropongo di dar vita ad un qualificato tavolo tecnico che, sulla scorta degli indirizzi cui ho fatto sinteticamente cenno, predisponga un progetto di riforma complessiva, che sciolga i tanti nodi oggi ancora presenti. Si pensi, per fare un solo esempio, a quello della gestione degli acquedotti rurali.
A fronte di un compito sicuramente non facile ci conforta il constatare che tanto la Commissione Europea quanto l’Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici, non soltanto hanno autorevolmente avallato la piena legittimità del modello attuato in Basilicata, ma hanno guardato ad esso come un positivo esempio cui fare riferimento.
Il presidente Mitidieri nel suo intervento a più riprese ha posto l’accento sul trend positivo che caratterizza l’andamento dei conti economici di Acquedotto Lucano. Questo dato costituisce un ulteriore spinta a proseguire lungo il cammino intrapreso nella doverosa consapevolezza che molta strada bisogna ancora fare, basti pensare all’esigenza della definitiva composizione di rilevanti questioni che vedono coinvolti, pur nella diversità dei ruoli, da un lato le Regioni Puglia e Basilicata e dall’altro Acquedotto Pugliese e Acquedotto Lucano.
Anche da questo punto vista – conclude De Filippo – il tavolo tecnico pare la sede più idonea affinché possano maturare in una logica unitaria e non settoriale le conseguenti scelte d’ordine politico, legislativo ed amministrativo sulla governance dell’acqua.

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