La battuta del Sindaco del Capoluogo, circa le osservazioni mosse da parte del Coordinatore Cittadino di F.I. sull’avocazione dell’Affaire inceneritore non può restare lettera morta ne, siamo certi, ce ne vorrà l’interessato se insistiamo.

Troppo intelligente l’uomo quanto arguto il politico per ritenere licenziato con una semplice battuta sarcastica l’argomento.
Il problema invece è molto serio e comprende due aspetti: il primo squisitamente politico tutto interno alla maggioranza che sostiene l’esecutivo che registra, a nostro avviso, difetti di democrazia e di partecipazione condivisa ma questo, evidentemente, e senza voler esprimere giudizi che non ci appartengono, è un problema che attiene alla “dignità” delle componenti politiche che sostengono la maggioranza.
Il secondo aspetto, converrà il nostro Sindaco, interessa tutta la comunità potentina e può a sua volta avere due risvolti: uno afferente l’incapacità di gestire e risolvere problemi che non hanno aggettivi altisonanti (complesso, attrezzato, metropolitano, ecc.); l’altro attiene invece a un’eventuale sperpero di denaro dei contribuenti e quello ci interessa più da vicino, stante anche la voragine sempre aperta (pare oltre 160 milioni di €uro) nel bilancio comunale.
Quindi se il problema inceneritore è legato solo all’eccessivo costo della gestione o alla sola messa a regime dell’impianto ci sembra oggettivamente un problema limitato, risolvibile con un adeguato piano industriale che oltre a prevedere costi per le casse comunali preveda anche dei ricavi tenuto conto che “trattare” i rifiuti rappresenta, quando a farlo sono aziende private, sempre un ottimo affare economico.
Ma siamo certi che come per l’Acta il nostro primo cittadino soprassederà “sine die” a tale soluzione poco organica a meri interessi di “bottega”.
Se invece il problema inceneritore è legato alla carenza di collaudi statici, impiantistici, sul ciclo di trattamento dei rifiuti, sulla qualità dei funi da combustione, ecc. è da presumere che l’immobile, o parte di esso, ne sia privo fin dalla sua realizzazione.
In tal caso è evidente che l’opera non poteva neanche essere presa in consegna dal Civico Ente e l’argomento dovrà interessare, se del caso, Organi Istituzionali.
Se invece la carenza di collaudi riguarda interventi successivi, allora, in tale eventualità, non è da escludere che ci si possa trovare di fronte a semplice sperpero di denaro pubblico posto in essere dalla stipula di una convenzione senza i presupposti oggettivi, che ha comportato l’inutile “dissanguamento” delle casse comunali già peraltro anemiche.
Ne discende che la “manfrina” dell’inceneritore poi sollevato a rango di termovalorizzatore è stata solo l’inizio di un percorso ben più complesso che porterà i nostri amministratori dopo tanto lavorio a dover, con tutta probabilità, prevedere ulteriori risorse economiche da “bruciare” nell’impianto di Vallone Calabrese magari aumentando ulteriormente la TARSU per i residenti nella cinta urbana e per gli operatori economici in modo da recuperare la recente riduzione, di sospetta matrice elettorale, disposta per i residenti delle aree extraurbane.

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