Nonostante – con “angosciante” frequenza – in buona parte dei comuni della Basilicata si leva il grido delle popolazioni contro la posa di ripetitori telefonici, radio-televisivi ed elettrodotti, il problema dell’elettrosmog, nella nostra regione, resta relegato ai margini delle preoccupazioni istituzionali. Una persistente indifferenza che ignora, letteralmente, l’esistenza di leggi atte alla tutela della salute dei cittadini, ma mai applicate.
In più di un’occasione la OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) – Coordinamento apartitico territoriale di Associazioni, Comitati, Movimenti e Cittadini – ha provveduto a denunciare questo stato di “menefreghismo” politico. A conti fatti, la situazione sempre crescente di irregolarità nel campo, richiede l’immediato intervento della Magistratura per ristabilire un minimo di legalità. E’ bene ricordare che la Legge Regionale n. 30 del 2000 – non essendo mai stata abrogata – prevede tuttora l’adozione da parte di tutti i Comuni lucani di un Piano di Localizzazione delle Stazioni Radio Base, ma nessuna buona notizia è arrivata in merito a questo “adempimento”. La medesima legge, inoltre, prevede la stesura di un dettagliato Catasto delle Fonti Elettromagnetiche, ma presso i competenti uffici del Dipartimento Ambiente, l’unica cosa dettagliata è l’assenza di questo archivio.
Del resto, i motivi di preoccupazione diffusa, non sono ricercabili soltanto nelle antenne di telefonia mobile: le situazioni di illegalità accertate e certificate dall’Arpab riguardano, soprattutto, i ripetitori radiotelevisivi. Questa la “fotografia” dei siti monitorati, negli anni scorsi, i cui dati sono tutt’oggi presenti sul sito internet ufficiale dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente:
Risulta evidente che è la città capoluogo di regione quella più inquinata dal punto di vista elettromagnetico; ben tre luoghi presentano valori oltre la norma senza che le Autorità sanitarie comunali, provinciali e regionali abbiano adottato i provvedimenti previsti dall’Art. 5 del Regolamento, recante norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana, previsto dal Decreto n. 381 del 10 Settembre 1998 (“…nelle zone abitative o sedi di attivita’ lavorativa per lavoratori non professionalmente esposti o nelle zone comunque accessibili alla popolazione ove sono superati i limiti fissati al precedente articolo 3 e all’articolo 4, comma 2, devono essere attuate azioni di risanamento a carico dei titolari degli impianti. Le modalità ed i tempi di esecuzione per le azioni di risanamento sono prescritte dalle Regioni e Province autonome…”) e da altre normative in materia.
La città di Potenza è, dunque, l’emblema dell’inefficienza politico-amministrativa in materia ambientali. Dal 2004 viene preannunciato un Piano di Localizzazione delle SRB e puntualmente le rassicurazioni vengono smentite dai fatti, nonostante sia presente la più alta concentrazione di ripetitori telefonici, ripetitori Radio-Tv, oltre che linee ad altissima tensione che convergono nella sottostazione Enel di Via del Gallitello, zona ad altissima densità commerciale e dove vengono costruiti fabbricati sotto i tralicci; il piano di trasferimento degli impianti – strombazzato un paio di anni fa dall’Amministrazione Comunale – è rimasto nel capiente cassetto dei sogni di un’Amministrazione che non tiene in alcuna considerazione la salute dei propri cittadini.
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