Una delle risorse di cui il nostro “Bel Paese” può portare vanto è rappresentata dalla galassia di associazioni di volontariato, impegnate sui vari fronti, da quello sanitario a quello culturale, da quello ambientale a quello sportivo, da quello cattolico e religioso in generale a quello dell’assistenza agli anziani, ai minori, all’handicap, ai carcerati, ai poveri, ai clochard, etc. La più parte hanno un riconoscimento giuridico, sono iscritte allo speciale Registro Regionale, sono organizzate nell’Assemblea Regionale del Volontariato, alcune partecipano al Forum del Terzo Settore; sono per lo più delle Onlus senza scopo di lucro ed organizzate statutariamente, con una specifica missione da svolgere. Volontariato non lasciato al libero arbitrio, ma che in qualche modo è stato incoraggiato e regolamentato, sia dalla legge quadro 266/91, che dalle leggi regionali che si sono susseguite; occorrerebbe però che si facesse chiarezza rispetto alle modalità di operatività, andando a distinguere tra volontariato vero ed il pseudo-volontariato, accelerando la discussione e l’approvazione del disegno di legge proposto dai senatori Marina Magistrelli e Tiziano Treu; così come si impone anche per la Basilicata una più sollecita praticabilità della legge regionale 4/2007, regolamentandola e finanziandola. Infatti, perché questa “galassia” possa avere maggiore “dignità”, bisognerebbe definire in modo incontrovertibile i tre cardini su cui deve poggiare: · cosa intendere per prestazione volontaria; · quali le prestazioni e/o i servizi da rendere; · il livello organizzativo su cui fare affidamento. Considerato, inoltre, il presente momento che viviamo, contrassegnato da fermenti ed opportunità da saper cogliere, il Volontariato, chiamato ad operare sul territorio, assume un ruolo significativo, sia nella costruzione e ricomposizione sociale, che nel raccordo con i servizi, nella capacità di imporre risposte ai bisogni, nella lotta contro le nuove povertà specie verso la popolazione anziana, nell’affermazione di una società più solidale e meno disuguale. E’ nel territorio, infatti, che si esercita quel ruolo propositivo di ricognizione dei bisogni e di ascolto delle aspettative, di elaborazione di proposte e progetti, di stimolo alla partecipazione, di pratica della democrazia. Molto delicato è, perciò, il ruolo del Volontariato, specie in questo tempo di cambiamento di tanti paradigma; uno per tutti per quanti sono chiamati ad impegnarsi in campo sanitario, laddove se prima avevano soprattutto funzione di stimolo alla mano pubblica, perché adattasse la propria struttura alle esigenze dei malati, ora viene ad essere esaltata la funzione di sussidiarietà al Servizio Sanitario Nazionale nell’affrontare i problemi posti dall’assestamento della mano pubblica nel sistema di strutture dedicate alle acuzie, e dal governo e l’organizzazione dei protocolli di intervento nel sistema di monitoraggio delle malattie croniche. Una riflessione in tal senso ci viene dal Progetto Meridiano Sanità che se induce a ritenere un arretramento nelle attività di rappresentanza e tutela dei malati rispetto alle singole specialità, prevede un rilancio nelle attività di prevenzione e di servizio di tutte quelle attività che di mano in mano risulteranno escluse dai cosiddetti LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). L’auspicio ultimo che va fatto con riferimento all’associazionismo ed al volontariato è che il Partito Democratico, la più consistente formazione politica che verrà, non li consideri una realtà da ghettizzare o al meglio da utilizzare, ma li stimoli a non chiudersi nell’autonomia del sociale, favorendo la loro “scesa in campo”, senza quella paura che spesso li assale quando vengono in contatto con la politica; il loro impegno, infatti, non può essere circoscritto, ma deve aiutare la politica nella realizzazione delle proposte dovute alla comunità, attraverso il diretto coinvolgimento delle responsabilità.
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